Zucchero – Una Rosa Blanca
C’è qualcosa che unisce l’Avana, Calcutta e Napoli e non è l’evidente povertà che dilaga nelle strade di questi agglomerati urbani ma l’abbandono in cui versano. Napoli, che era una delle città più belle e ricche del mondo è stata abbandonata dall’Italia, l’Avana che era la perla dei Caraibi è stata abbandonata dagli americani e Calcutta che era l’anima del mondo è stata abbandonata dall’umanità. La povertà è solo una conseguenza dell’abbandono e forse neanche la peggiore. Eppure queste città continuano a mostrare una orgogliosa bellezza nonostante la società neghi loro le risorse delle quali hanno diritto e bisogno, una bellezza che embargo, governi inadeguati e immobilismo generale non riusciranno mai a cancellare perchè alimentata da tutti quelli che, come me, portano queste tre città nel cuore e non possono fare altro che amarle follemente.
Il popolo di Cuba è povero, si sa, ma porta con sé qualcosa che pochi altri popoli possono vantare: la tranquillità dei giusti, la consapevolezza di avere tutto quello che i paesi ricchi non possiedono e cioè tutto fuorchè il danaro. Hanno la gioia di poter vivere con valori semplici e sani, di potersi creare una cultura vera e vasta nonostante la scuola non sia per nulla ricca, di essere accompagnati dall’arte e dalla musica fin dall’infanzia, di sapersi accontentare di quello che hanno e di saperlo usare in modo intelligente e creativo. I cubani sono un popolo felice e povero, un popolo di gente che fa della pulizia personale una priorità assoluta, non come noi “occidentali” che abbiamo soldi, TV, bei vestiti, quintali di tristezza, analfabetismo a livello universitario e sporcizia congenita, che lavarci con una certa frequenza sembra quasi un sacrilegio e probabilmente ambiamo di assomigliare alle nostre strade, in quanto a pulizia, con l’unica differenza che l’asfalto non ha una tasca dove infilare l’ultimo modello di cellulare: per molti italiani l’emergenza non è il rapporto deficit/PIL ma quello tra il sapone e il loro corpo e vivono con la bizzarra convinzione che buttarsi un poco d’acqua sulla faccia al mattino equivalga a essere puliti.
Non so se mi piacerebbe vivere a Napoli che, nonostante tutto, è una città moderna con troppo traffico e non so se mi piacerebbe vivere a Calcutta una metropoli troppo grande e troppo tentacolare, ma a l’Avana ci vivrei alla grande, credetemi, passerei le giornate seduto davanti alla porta di casa a leggere Dostoevskij e a salutare la gente che passa. Di sera poi andrei sul lungomare a suonare il Tres per far ballare quelli che escono a respirare un po’ di fresco o a passeggiare con la fidanzata.
Alcuni di noi, occidentali superficialotti, sono tristi perchè la gente di Cuba non ha tutte le mirabolanti possibilità che noi abbiamo, sono convinti che il nostro modo di vivere sia quello perfetto e vorrebbero che i paesi più poveri avessero l’opportunità di suicidarsi in una società corrotta e ingiusta uguale alla nostra. Credono di avere un animo umanitario ma sono solo degli imbecilli emeriti e presuntuosi convinti, chissà perchè, che i soldi siano una forma di ricchezza: dovremmo ambire esattamente al contrario, liberarci di tutta la zavorra, del cinismo, delle ingiustizie sociali e della sete di danaro che ci sta lentamente uccidendo e ambire a una società come la loro, come quella cubana. Dovremmo davvero capire che loro son stati fortunati e domandarci invece come abbiamo fatto noi a ridurci così come siamo adesso: ignoranti, senza alcuna sicurezza, senza ideali, senza principi, senza pietà, schiavi del consumismo, desiderosi di cose inutili, con politici criminali e con sacche di miseria e povertà intollerabili nella società che abbiamo creato e di cui andiamo così stupidamente fieri.
Quando Zucchero è volato a Cuba per incidere La Sesion Cubana io non mi sono meravigliato, non sono mica suo fan per niente (leggete qua se non lo ricordate più), sapevo di condividere con lui l’amore per l’isola e ho guardato con gioia il magnifico concerto che l’8 dicembre 2012 ha offerto ai cittadini de l’Avana e trasmesso anche dalla Rai (che si merita un complimento, per questo). Un concerto, non dimentichiamolo, pagato interamente da lui e completamente gratuito per i cubani, con tutta l’attrezzatura fatta venire via mare dall’Italia con dieci cargo e con molti musicisti locali a integrare i suoi, fino a creare una megaband di circa 25 elementi. Chiedetemi ancora perchè sono un sostenitore di Zucchero, adesso.
Questo concerto è stato pubblicato ora in doppio CD+DVD e vi conviene davvero correre a comprarlo, miei cari 7 lettori, perchè ne vale la pena. Nel DVD c’è una festa di musica e colori con le canzoni di Zucchero arricchite dai ritmi tipici dell’isola e da musicisti di bravura inaudita, c’è anche un documentario lungo una mezz’ora e due video, uno dei quali di una canzone inedita presente anche nei CD: Quale senso abbiamo noi, scritta in collaborazione con Francesco Tricarico.
Questa che state leggendo non è una recensione, quindi non vi parlerò delle canzoni o dei singoli musicisti, nè vi annoierò con dettagli sugli arrangiamenti o sulla tecnica mostrata sul campo dai vari strumentisti coinvolti, vi dirò solo che Una rosa Blanca non può deludervi in nessuna maniera, anche perchè si tratta della testimonianza di un momento epocale: il primo vero grande evento rock nella storia di Cuba, e scusate se è poco.