Youkulele Camp 1.0
E chi non ha capito quello che è successo,
chi non ha sentito o non ha visto bene,
chi non ha voluto, chi non ha creduto
se vuole sapere com’era quel giorno domandi, se vuole, a quel giorno chi c’era
(Alberto Camerini – Santa Marta)
La cornice dell’evento, Villa Caldogno, era mirabile, fotografabile e anche narrabile nelle storie di trovatori e perditori, ma eravamo decisamente belli anche noi, con i nostri cappelli, i sandali, i pantaloni corti, i ciuffi volanti, i sorrisi smaglianti, le ardite code di cavallo, i raffreddori in attesa. Meno belle erano le previsioni del tempo, il Meteo, come dicono le persone che tendono a condensare concetti, filosofie, ideologie e prognosi mediche in singole parole, senza conoscerne realmente la ragione. Ma come, dico io, la lingua italiana è bella proprio perchè si possono pronunciare mille parole di nulla e voi, Media e conseguenti Creativi, mi mortificate un idioma di tale bellezza con orride abbreviazioni come “Meteo”, “Clima” e altre ancora, ma sempre impronunciabili, compiendo così un delitto che andrebbe giudicato dalla corte internazionale per i diritti dell’uomo, dall’UNESCO, dalla FAO e dalla CIA? ma dove siamo arrivati? Prendete esempio da me, io tendo a condensare allargandomi a dismisura e, almeno questo, non è dovuto all’aver smesso di fumare, è proprio questione di svaporamento mentale: stavo solo cercando di dire qualcosa sulle condizioni metereologiche che incombevano, tra il 10. l’11 e il 12 Giugno 2011 a Caldogno, provincia di Vicenza, sul primo raduno nazionale degli iscritti al forum Youkulele (www.youkulele.com) e guardate dove sono finito…
Ma io non sono qui per arrotondare i bordi ai toast, amici miei, io sono qui perchè è necessario che qualcuno tramandi ai posteri la cronaca di quel che è successo in quei leggendari giorni di incontri…di incontri speciali e inaspettati o attesi e immaginati in mille differenti sfumature. Serve qualcuno che racconti degli incantesimi di musica e di alchimie melodiche, di ritmi evanescenti e di geometrie armoniche e, siatene certi, quel qualcuno non sono io! in fondo di birra ne circolava parecchia e non sono certo io quello che deve ricordare gli eventi in modo cronologico e forse anche logico. Se volete una cronaca cercate un cronista, io faccio altro, potete considerarmi un artista che tramuta l’elettricità che pervade il suo microcervello in parole organizzate con strategia investigabile e comunque dubbia, un cialtrone, se vi aggrada di più, oppure com a me piace credere, uno che tenta di inserire la poesia negli spazi bianchi tra le parole, o tra i boccali di birra, ma non sono un cronista. Leggete la didascalia in alto a destra e, se non c’eravate, pentitevi amaramente e domandate a chi c’era in quei giorni. Questo spazio è mio e me lo gestisco come pare a me. Niente cronaca, quindi.
Insomma a Caldogno le previsioni metereologiche non erano delle migliori, ma tutti gli ukulele del Mercatino dell’Ukulele, un mare di ukulele, stavano al sicuro, in un locale interno e in bella mostra davanti ai nostri occhi strabuzzati e alle nostre sbavanti lingue penzoloni. Dovete sapere, cari amici non ukulelisti, che esiste una grave malattia solo per caso sfuggita all’occhio saggio ed equilibrato dei nostri media e che, solo per questo, non è stata trasformata nel Classico Allarme Epidemia che, a ogni stagione, ci rallegra dalla Grande Sorella Televisione, una malattia in ogni caso gravissima e, ahimè, assai contagiosa, una malattia che nasce già allo stadio terminale e che si chiama UAS, bizzarra versione di quella, micidiale e incurabile, conosciuta con la famigerata sigla GAS. Lo ammetto con tutta franchezza, l’UAS (Ukulele Aquisition Syndrome) non è ancora ai folli livelli della GAS (Guitar Aquisition Syndrome), perchè non esiste uno sconfinato mercato vintage come nel mondo della chitarra, non esistono miti e leggende come nell’universo della sei corde e anche perchè gli ukulele costano generalmente meno delle chitarre e sono, al limite, occultabili in casa senza che la propria metà ne sospetti l’esistenza. Ma la strada è, ahimè, quella: l’UAS insegue ferocemente la GAS e portare tutti quegli ukulele a un raduno di ukulelisti non ha contribuito alla lotta contro la malattia, è stato anzi come mettere una gallina in un pollaio: una ottima idea. Il lavoro più tedioso che Daniela, Luca e gli altri amici del Mercatino dell’Ukulele hanno dovuto svolgere è stato il lavar via la nostra bava dai pavimenti. Io sono personalmente assai fiero di aver combattuto tenacemente la UAS resistendo all’acquisto di uno splendido banjolele aNueNue… ma è stata dura, è stata una esperienza che lascerà un sengno indelebile nella mia psiche, segno che potrà essere cancellato solo se suonerò per il resto della vita un ukulele tenore resofonico, proprio come quello Ohana esposto lì a Villa Caldogno, ma con un prezzo accessibile alle mie rattoppate tasche.
La prima persona che ho visto, appena arrivato a Villa Caldogno nel tardo pomeriggio del venerdì, è stata Paul Moore. Voi affezionati lettori già conoscete Paul Moore come fondatore e anima di Ukuleles for Peace, non lo conoscete però come showman polistrumentista, e vi assicuro che, in questa veste, è qualcosa di fenomenale e divertente. Ogni volta che Paul è salito sul palco, allestito in fondo al bel porticato, ha sorpreso il pubblico con qualche cosa di strano, come suonare una teiera, suonare i propri denti o eseguire un complesso assolo di gargarismi il tutto, badate bene, tranquillamente trascrivibile su pentagramma perchè Paul prima di ogni altra cosa, è un musicista con i controfiocchi.
Come esposto poc’anzi di birra ne circolava un bel po’ da quelle parti, ma probabilmente era l’unica, metadonica, via per combattere la UAS, d’altra parte il servizio di ristorazione offriva delle ottime bruschette e delle grandiose patatine, e si sa che, per la bruschetta, la birra è la morte sua e la patatina non vuole certo essere da meno…il servizio appena citato ha fornito anche un ottimo pranzo sociale la domenica, a base di verdura e gradito molto perfino dai non vegetariani, forse perchè come per magia, oltre alla birra sono apparse diverse bottiglie di vino molto allettanti e, anche senza taralluci, potete tranquillamente immaginare tutto quel che è successo dopo…
FLASHBACK…
qualcuno che mi stringe la mano, ma non riesco vederne il volto…
è che…è già trascorso del tempo dai giorni che tento di ricordare , nel mentre che sto scrivendo, e le giornate si confondono tra loro, i fatti diventano miti, le azioni si mutano in leggenda e io davvero non ricordo più con chi ho parlato di cosa e di chi, non ricordo più dov’è Caldogno, come ci sono arrivato e come ne sono partito…
Ma la musica la ricordo, accidenti se la ricordo.
La musica l’abbiamo fatta principalmente noi, con mille e mille jam improvvisate, scambiandoci gli strumenti e le impressioni, gli accordi e i testi, imparando nuove canzoni e ricordando le vecchie, tentando sgangherati cori celestiali o tentando complesse acrobazie sulle minuscole tastiere. La musica è musica, lo sapete, no? La musica ha invaso Caldogno e Caldogno è venuta a vedere che cavolo stava succedendo nella sua bella Villa. Ci sono passati tutti, alcuni hanno dato una occhiata e se ne sono andati, altri si sono fatti affascinare e sono restati per vedere che cosa sarebbe successo dopo. Diventeranno anche loro appassionati ukulelisti? ai posteri l’ardua sentenza, io non ho sfere di cristallo e neppure mi importa tanto: il “movimento” in Italia sta diventando davvero grande e oramai è impossibile conoscersi tutti e preoccuparsi di tutti. E’ ora che l’ukulele si liberi e voli in alto là dove potrebbe arrivare di slancio se solo noi gli permettessimo di provarci….
A Caldogno ho addirittura potuto incontrare alcuni liutai e importunarli a lungo con domande assurde alle quali hanno pazientemente risposto: Simone Assunto e Alessio Belli, della Liuteria Cocopelli che presentavano alcuni ukulele davvero belli, dal design classico ma con molte soluzioni davvero originali e innovative e Valerio Pennisi che ha portato alcuni ukulele ispirati a modelli storici, dal suono davvero supendo. L’ukulele resofonico suonato da Max De Bernardi al sabato sera era opera sua e scusate se è poco. Potete contattare sia la Liuteria Cocopelli che Valerio Pennisi su Facebook.
Ci sono stati alcuni workshop e poichè questa non è una cronaca non dirò chi li ha tenuti, ma sono stati tutti interessanti e io, personalmente, ho imparato parecchio, anche se non riuscirò mai a suonarlo. Abbiamo trascorso un intero pomeriggio “a studiare” con questi grandi maestri e ne avremmo voluto ancora anche solo per vedere come Max De Bernardi riesce a far sembrare semplici quelle cose pazzesce che suona (e che noi non riusciremo a suonare mai), o per apprezzare il garbo con cui Yan Yalego traduce il blues per ukulele o la voglia che Lorenzo “Ukulollo” Vignando ha di trasmettere agli altri quello che sa o l’attitudine all’insegnamento di UkuleleZaZa che è addirittura riuscito a farmi capire come si esegue un terzinato sull’ukulele1. E così, a mia insaputa, vi ho anche messo a conoscenza di chi ha tenuto i workshop, nonostante il forte proposito di non farlo per nessuna ragione. Forse dovrei darmi alla politica. O alla scala 40. Dipende. E comunque non vi ho detto che alla domenica mattina Paul Moore ha tenuto quello che è quasi limitativo definire workshop, con e sui bambini e su Ukuleles for Peace. Paul è grande non solo quando suona ma anche quando parla delle cose che ha a cuore e quando lavora con i piccoli. Chi volesse dargli una mano con UFP, dia una occhiata qui.
C’è stata anche della musica sul palco, ma non ne voglio parlare perchè direi cose ovvie, e poi i musicisti che hanno suonato li conosciamo bene, ormai, sono Yan Yalego, elegante bluesman bretone, Paul Moore da Israele, di cui abbiamo parlato prima, UkuleleZaZa dal Belgio, raffinatissimo interprete e maestro nella tecnica classica e anche scatenato showman, quando in coppia con Paul Moore da’ vita ai Betty Boys
, i Quote Latte Boys
dal Piemonte, finissimi interpreti in italiano di Brassens, Ukulollo dal Friuli
, sempre capace di usare la tecnologia nel modo migliore, Jontom da Roma
, virtuoso di fama internazionale e i soliti, fantastici, Veronica Sbergia e Max De Bernardi, che ogni volta che li vedi vorresti essere il padrone della lingua italiana per coniare nuovi aggettivi per descriverli, io non sono il padrone della lingua italiana, quindi per descriverli userò un’aggettivo inventato negli anni ’60, per dare il titolo a una canzone: supercalifragilistichespiralidoso. D’ora in avanti ci tocca pensare che Veronica e Max sono supercalifragilistichespiralidosi!!!!
Tranquilli ragazzi, non l’ho dimenticato, ho solo deciso di citarlo per ultimo perchè è quello che mi ha colpito di più, un vero colpo di fulmine, sto parlando di Enrico Farnedi. Lui è un talentuoso trombettista, componente dei God Fellas nonchè protagonista di innumerevoli collaborazioni che, nel tempo libero, suona l’ukulele e scrive canzoni. Vi parlerò del suo disco in un altra sede, qui posso solo suggerirvi di tenerlo d’occhio perchè artisti di questo livello non ce ne sono molti in giro e quando li si trova ci si sente come ad aver vinto al lotto. Potete pensare a lui come un incrocio tra Vinicio Capossela e Vasco Rossi, con una spolverata di Zucchero ed Enzo Jannacci. tutto chiaro, no? Per l’ultima canzone della sua esibizione, la spettacolare “Salsa di lumache”, Enrico ha invitato tutti gli ukulelisti presenti a suonare sul palco con lui. Un momento davvero bello…
La lotteria era uno degli eventi più attesi, perchè c’erano decine di ukulele in palio e molti altri prodotti, offerti dagli sponsor, i biglietti erano gratuiti ma io non ho vinto un fico secco. E’ davvero strano perchè se avessi vinto qualcosa, ne avrei fatto un uso che vi avrebbe reso tutti fieri di me, ma non è andata così, pazienza. La fortuna, come possono testimoniare tutti i presenti, non era molto in sè, lì a Caldogno, forse aveva esagerato con la birra anche lei.
La cosa più importante dello YOUkulele Camp è stata la gente, e come dicevo all’inizio, anche la cosa più bella. Sono stato fiero e felice di aver conosciuto persone dal grande spessore umano, di aver suonato e mangiato con gente che ha attraversato l’Italia per trascorrere un po’ di tempo in modo spensierato e condividere idee e spartiti con altri appassionati di ukulele e no. Mi dispiace di non aver potuto parlare con tutti, spero di riuscirci la prossima volta. In ogni caso voglio ringraziare tutte le persone che hanno reso possibile questo raduno e quelle che hanno reso questo raduno una festa: Daniela Gaidano del Mercatino dell’Ukulele – Mimmo Peruffo di Aquila Corde – Luca Scalco del Mercatino dell’Ukulele, che dovrebbe cambiare il proprio nome in Superman per tutte le incredibili cose che ha fatto sempre con il sorriso sulle labbra – Luca Tommasini il fondatore di YOUkulele – i fantastici genitori di Daniela – i ragazzi del bar – tutti i musicisti che ho citato più in alto – Simone “frittola” anima dell’intero raduno, creatore del logo dell’evento e di tutto il merchandising relativo nonchè showman e intrattenitore di eccezionale bravura – Saverio “Ombracorta”, e tutta la sua bella famiglia, sempre pronto a lanciare scatenatissime jam – Cesarino Cortassa, sempre pronto a buttarsi in qualunque jam e ad arricchirla con la sua strepitosa voce –
Anya La Zanya, australiana innamorata dell’ukulele e dell’italia, che ci ha deliziato con una meravigliosa canzone da lei scritta in italiano – Claudia “gattina76” – Rossana “Ross” – Francesco – Fabio – Fabregas – Alessandra, tutti quelli che ho dimenticato e tutti gli altri che proprio non ricordo ma che non dimenticherò proprio mai.
Grazie
- State tranquilli, che lo abbia capito non vuol dire che sia mai riuscito a eseguirlo [↩]
Vabbè, qua si sta esagerando….
grandissimo !!!!
Troppo buono….grazie
Bellissimo articolo e anche splendida la nuova veste grafica del sito! Complimenti!