Yellow Submarine – Il Film
Ha ancora senso parlare di Yellow Submarine a quarantacinque anni dalla sua uscita? ha ancora senso scrivere una recensione dopo quarantacinquemila recensioni scritte da fini musicisti, zappatori feriali e festivi, musicisti, letterati, direttori d’orchestra, nani, ballerini, passeggiatrici solitarie, paparazzi compiacenti, tutori dell’ordine di entrata, ministri e ministronzi? tutto quello che potrei dire è già stato detto, tutto quello che potrei scrivere è già stato scritto e se anche mi inventassi un taglio particolare, una interpretazione laterale, una visione panoramica, qualcun altro lo avrebbe già fatto. Sarebbe inutile anche raccontare i retroscena legati al film e la via per la quale ci si arrivò: è già stato raccontato migliaia e migliaia di volte e per dirla tutta siamo un pochino stufi di sentirci propinare sempre la medesima storia anche se con aggettivi e preposizioni, di tanto in tanto, differenti.
Vi starete domandando, cari i miei 7 lettori, quali siano le mie nefande intenzioni, a questo punto, e io vi posso solo dire che ho da poco rivisto Yellow Submarine e che mi è piaciuto esattamente allo stesso modo in cui mi piacque quarantacinque anni fa, perché è un capolavoro bivalente: divertente cartone animato per i più piccini, splendida opera psichedelica per i più grandi che, fortunati loro, possono anche all’improvviso ritornare bambini e divertirsi semplicemente a vedere strani animali far cose impossibili e buffi personaggi intraprendere strampalate avventure senza senso alcuno. Sarà forse, quest’opera, una sostanza allucinogena capace di far regredire all’infanzia perfino i più coriacei tra gli adulti rincoglioniti? non lo so, ma con me funziona e credo di essere in buona compagnia perchè, diciamocelo francamente, chi di noi non ha amato/odiato alla follia i Blue Meanies, genialmente tradotto, nella versione italiana in Biechi Blu e meno genialmente trasformato in Cattivoni Blu negli opzionali sottotitoli che accompagnano la versione originale in DVD? chi non ha mai provato un moto di simpatia per Max, il povero secondo del cattivissimo Comandante? c’è qualcuno tra di noi che non ha mai chiamato l’amico bravo, ma un po’ tardo, Giovane Fred?
Se debbo essere sincero ho sempre evitato di leggere le critiche relative a Yellow Submarine per timore che potessero togliermi qualcosa di quello che intorno, e per me stesso, vi avevo costruito. Essendo, come sappiamo, un’opera psichedelica essa ha il potere di evocare suggestioni e immagini interiori differenti per ogni spettatore e non mi andava di guastare la mia visione con quella d’altri. Forse è un atteggiamento infantile ma, non dimentichiamolo, stiamo parlando di un cartone animato e un poco di infantilismo, una fruizione cioè spruzzata d’innocenza, credo proprio che sia una cosa fondamentale per capirlo o almeno per farlo proprio. Qualcosa ho letto, comunque, e il nome di Chagall è quello che mi è rimbalzato davanti con più frequenza. Chagall c’è, è indubbio, ma sono personalmente convinto che ci sia anche il nostro Jacovitti, nell’inanimato animato, nel paradosso di alcune azioni, nella folla di assurdità che popola ogni centimetro dello schermo. Non è una influenza riconosciuta, ma c’è sicuramente, io almeno ce la vedo.
Insomma, l’anno 1968 galoppava sicuro e gagliardo, l’estate dell’amore era appena finita, e mentre rivolte, lotte studentesche e operaie incombevano sull’ottocentesca visione che della società avevano gli uomini politici (che onesti o meno sono sempre, culturalmente e tecnologicamente, qualche decennio più indietro del resto della popolazione), l’acido lisergico sembrava la soluzione a tutti i problemi che gli eredi del Flower Power trovavano nel mondo e, se ci pensate un pochino, tutti i torti forse non li avevano: immaginate che tutti i grandi capi di stato guerrafondai invece che comprare e consumare bombe, aerei, carrarmati, fucili e proiettili, si fossero messi ad acquistare e consumare LSD! niente più Vietnam, niente più armi, niente più giochi di prestigio per favorire questa o quella multinazionale, il “terzo mondo” avrebbe deciso da solo le proprie sorti e tante altre cose belle e interessanti sarebbero successe per la gioia e la tranquillità dell’umanità e ora, invece dello schifo che abbiamo costruito, avremmo una società più a misura d’uomo e con centinaia di milioni di vittime inutili in meno di quelle che invece abbiamo sulla coscienza. Se l’acido lisergico dovrebbe essere prescritto in dosi industriali a presidenti, dittatori, e generali, alla gente normale può provocare qualche serio problema, come si accorsero presto molti musicisti tra i quali proprio John Lennon e George Harrison, ma nel ’68 sembrava una buona idea un po’ per tutti quelli che avevano a che fare con lavori creativi e credo che Yellow Submarine fosse stato (se mi si perdona il termine già usato, ma a cazzo di cane, da un leggendario politico italiano di scarsa altezza) insufflato con molto acido. Poteva uscir fuori così psichedelico, altrimenti?.
Il film contiene, lo sapete, una colonna sonora fantastica cantata dai Beatles o, in qualche caso, orchestrata da George Martin, la lista delle canzoni dovrebbe essere questa: Yellow Submarine, Hey Bulldog, Eleanor Rigby, Love You To, All Together Now, Lucy in the Sky with Diamonds, Think for Yourself, Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, With a Little Help from My Friends, Baby You’re a Rich Man, Only a Northern Song, All You Need Is Love, When I’m Sixty-Four, Nowhere Man, It’s All Too Much. Come potete vedere, beatlemaniaci, i brani provengono da vari album e ben quattro appartengono a George Harrison, cercateli voi che io non posso sempre stare a dirvi tutto. Hey Bulldog fu tagliata dalla versione definitiva, insieme alla scena collegata, e poi reinserita trent’anni dopo.
I disegni sono eccezionali, lo dimostra il fatto che non hanno solo caratterizzato la successiva immagine dei Beatles, ma hanno influenzato l’intera cultura pop mondiale, e scusatemi se è poco, Biechi Blu!
Che vi posso dire quindi, che voi non sappiate già, miei cari 7 lettori? Yellow Submarine dovrebbe stare nella vostra videoteca perchè è un classico e in qualche modo è il manifesto di una generazione che, anche se non è la vostra, è comunque importante perchè è da lì che venite e andare un po’ a cercare nelle vostre origini è, credetemi sulla parola, sempre la souzione migliore.