Washburn D14N

Finalmente parliamo un po’ di questa chitarra che posseggo ormai da circa 30 anni in quanto l’acquistai, a prezzo più che vantaggioso, intorno alla metà degli anni ’80 in occasione della chiusura di uno storico negozio di strumenti musicali di Torino.
Della Washburn D14N (natural) e della sorella D14TS (tobacco sunburst), in realtà, non si sa quasi nulla a livello storico: vennero immesse sul mercato internazionale proprio durante il periodo nel quale la casa di Chicago iniziava la produzione in Corea ma è abbastanza certo che diversi esemplari dei due modelli furono ancora fabbricati negli Stati Uniti forse, chissà, in un momento antecedente la decisione di spostare la manifattura in Asia. Ufficialmente è costruita impiegando legno laminato ma esistono diverse testimonianze sull’impiego per una piccola parte di esemplari, non si sa se americani o coreani, di essenze solide per il top e in qualche caso anche per fasce e fondo.
Di sicuro non c’è nulla, il sito Washburn afferma che la produzione di questi strumenti è cessata nel 1992 mentre per la data d’inizio non dà alcuna notizia in quanto, nel momento in cui sto scrivendo, il loro archivio si spinge indietro solo fino al 1988 (per gli anni precedenti sono ancora in corso le ricerche!). La mia chitarra, una D14N ribattezzata quasi subito Nausicaa per l’evidente bellezza, è stata costruita nel 1987, almeno in base al numero di serie visibile sulla zocchetta superiore, anche se io ho la certezza mnemonica di averla comprata nel 1984! pensate che all’inizio del 1987 ormai stanco della classica forma dreadnought presi in considerazione l’idea di scambiarla con una Epiphone Everly Brothers, scambio che alla fine saltò perchè ero ormai troppo affezionato al mio strumento. Posso essere entrato in possesso di una chitarra prima ancora che venisse assemblata? magari prima ancora che venisse progettata, visto che alcuni studiosi del settore ne fanno cominciare la produzione nel 1987 e non certo nel 1984? bisogna mettere in discussione l’attendibilità dei numeri di serie? cosa volete che vi dica? se una chitarra porta stampato l’anno nel quale è stata creata sicuramente è stata creata in quell’anno anche se i miei ricordi sembrano essere molto precisi: la possibilità che io sia semplicemente rincoglionito non è poi così campata in aria.
Quando l’acquistai era accompagnata da una specie di pergamena che ne dichiarava la costruzione negli USA e l’impiego di legni allo stato solido ma non ricordo se la pergamena scendesse in particolari o si limitasse a informazioni generiche: sulla costruzione in USA non ho ulteriori prove ma le fasce a me sembrano in laminato poichè le venature all’interno non seguono perfettamente quelle all’esterno pur avendo il medesimo senso, mentre per il piano armonico l’impressione è che si tratti di legno massello in quanto è costruito con due tavole speculari (due tavole sottili ricavate partendo da una più spessa), in legno massello sembra pure il fondo giacchè anche in questo caso sono state usate due tavole speculari e le venature interne corrispondono perfettamente alle venature esterne.
Il manico, ragionevolmente sottile, è in mogano e la paletta ha il rinforzo a piramide, per lungo tempo caratteristica classica delle chitarre acustiche Washburn, tastiera e ponte vantano l’uso del palissandro su una scala di 650mm, però un palissandro troppo scuro per essere naturale, probabilmente trattato con qualche prodotto per renderlo simile all’ebano. I tasti sono di grandezza media e ben sagomati con segnatasti in acrilico simil-madreperla e con capotasto (44mm) e selletta del ponte in plastica dura simil-osso. Sul fondo del piede del manico è applicato un triangolo di acero con il marchio della casa stampato a caldo.
Le meccaniche, montate sulla tipica paletta “arrow” della ditta dell’Illinois, sono ottime Grover chiuse che, dopo sei lustri, conservano ancora una fluidità e una precisione quasi fossero appena uscite di fabbrica. Il binding sul fondo è in un pezzo unico, dello stesso materiale dei segnatasti, mentre quello sulla tavola, è a sette strati di colore alternato. Le decorazioni della buca sono semplici e, mi pare, non intarsiate ma applicate, d’altra parte stiamo parlando di uno strumento che di listino costava meno di 300 dollari quando fu presentato e sotto ai 400 quando venne abbandonato, di conseguenza non ci si può aspettare troppe finezze. Sembra invece intarsiata la striscia che divide in due il fondo. Lo so, tutti questi “mi pare” e “mi sembra” non testimoniano a favore della mia professionalità (che d’altra parte non ho mai sbandierato, visto che non esiste), ma la chitarra è costruita davvero bene ed è piuttosto difficile capire certe cose proprio come a volte è dura distinguere il bene dal male, la plastica dalla madreperla, il laminato dal massello.
Fasce e fondo sono in palissandro e la tavola è in abete, il tutto è verniciato lucido in modo sopraffino al punto che, dopo 30 anni, la superficie è ancora praticamente perfetta e brillante come il primo giorno, e voi non avete la più pallida idea del trascorso di questa chitarra in termini di esposizione a fattori ambientali ostili…il battipenna tartarugato è ancora intonso, dal momento che io non adopero il plettro.
All’altezza della buca, sul rinforzo singolo del fondo, è impresso a caldo il nome “George Washburn” mentre sulla zocchetta superiore, semplicemente stampati, fan bella mostra di sé modello e numero di serie. L’incatenatura è il classicissimo X-Bracing mentre non sono presenti rinforzi per le fasce.
Questo strumento regge benissimo scalature di corde fino a 0.10 mentre montandone di più pesanti il manico tende a curvarsi e questo è un grosso problema per me che, sulle sei corde acustiche, preferisco di gran lunga la scalatura 0.12 che reputo pressochè perfetta (quelle più pesanti hanno un suono troppo pianistico), ho di conseguenza provato a smontare la testa del truss-rod e a dare una bella lubrificata al tutto, nella speranza di poter risolvere qualcosa, ma non è servito a nulla: per come la barra di rinforzo è stata concepita a metà degli anni ’80 di più non può fare. Per un momento ho perfino pensato di farla sostituire con una più moderna ed efficace ma riflettendoci ho capito che l’idea era sbagliata, oltre che costosa, quindi ho semplicemente deciso di accordare Nausicaa mezzo tono sotto, regalandole, così, anche un timbro vagamente hendrixiano che non guasta mai e fa contenti grandi e piccini.
A causa della conformazione del ponte, con la selletta ridotta la minimo e il manico bello dritto la D14N ha una action al dodicesimo tasto di circa 4/5 mm cioè perfetta secondo quanto dicono gli esperti ma che impedisce volteggi superveloci nella parte alta della tastiera (a meno che non si abbiano badili al posto delle mani) questo mi fa pensare che la chitarra sia stata concepita soprattutto per accompagnamento e fingerstyle, ma le mie considerazioni in questo senso non sono molto attendibili in quanto ho dita piuttosto piccole oltre che, naturalmente, di pietra..
Il suono di questo strumento è sempre stato molto bello, probabilmente a causa dell’accoppiata abete-palissandro della cassa, ma la stagionatura dei legni gli ha conferito, col tempo, un timbro davvero superbo e definito pari, se non superiore, a celebratissimi strumenti di fascia alta, con sustain infinito, brillantezza e anche una bella decisione nei bassi.
Quando la D14N è stata proposta all’attenzione dei musicisti aveva un valore sicuramente di molto superiore al prezzo richiesto per diventarne orgogliosi proprietari ed è davvero un peccato sia stata tolta così presto dalla produzione (magari la ragione va ricercata proprio nel rapporto qualità/prezzo eccessivamente sbilanciato). In ogni caso chi ce l’ha se la gode, gli altri no.
Hó comprato una di questa chitarra ed mi piace tantíssimo il suono. Non posso veramente sappere il anno di fabricaztone, ma penso che sia circa 93. Sicurro che suona bellísima. Grazi per la informazione. Cosi utile.
Perdona il mio italiano 🙂