Vi är bäst! (We are the best!)

“Non importa cosa voi diciate, noi siamo le migliori”
“Che ragazzacce!”
A me piacciono molto i film con protagonisti degli adolescenti. Avete presente Stand by me e Breakfast Club no? per non parlare di The Altar Boys o Saved! o Super 8, per citare solo alcuni di quelli dotati di maggiore intensità, lasciando i blockbuster come The Goonies fuori dalla porta, anche se non ne comprendo appieno la ragione, dal momento che The Goonies è davvero molto divertente. Mi capita probabilmente, anzi sicuramente, per una sorta di nostalgia del passato che quasi sempre avverto anche nel filmmaker e questa nostra nostalgia spesso idealizza al punto giusto storie e personaggi fino a creare opere davvero memorabili, se non addirittura immortali, come nel caso del jarmuschiano Linda Linda Linda, di Nobuhiro Yamashita o il già citato Stand by me. E per favore non tiriamo in ballo alcuni capolavori minori giapponesi capaci di frullare in un unico calderone cinematografia, fumetto, paradosso, fantascienza e arte come Shimotsuma monogatari (Kamikaze Girl) e perfino Yattaman.
Credo già di avervi parlato di quali sono le radici musicali che mi trascino appresso, cari i miei 7 lettori, ma un piccolo riassunto non può certo far male: a parte qualche ninnananna dialettale la prima canzone che ho ascoltato deve essere stata di Elvis Presley o di Adriano Celentano, perchè nel giradischi dei miei nonni quello girava. Quindi rock’n’roll, vero e non contaminato da operazioni lisergiche di vario tipo come in seguito divenne abitudine. Quella è la mia musica, senza se e senza ma. E poi gli anni ’60 e quanto di più elettrizzante, in fatto di colori e suoni, potesse attaccare un bambino da ogni direzione. La psichedelia. Ed ecco i primi ’70, ciò che ora chiamano il progressive e l’hardrock. Infine il punk. Il punk fu per me una specie di rinascita, un ritornare a Elvis senza passare dal via, la consapevolezza che la musica poteva di nuovo essere semplice ma non banale, che doveva appartenere a chiunque e che serviva proprio per dare voce ai più deboli, ai più poveri. Qualunque sottoproletario aveva la possibilità, con qualche sacrificio, di comprarsi una strumentazione economica fabbricata in Corea e dare voce ai propri disagi, alle proprie frustrazioni. Esattamente come avevo fatto io. Ma lo sapete quante volte ho fatto andare il 45 giri di Pretty Vacant? Essere giovanissimo ai tempi dei Sex Pistols e dei Clash fu una botta di culo incredibile, che ci crediate o no. Il punk fu per me il momento in cui le radici furono complete e la pianta, bene o male, si decise a spuntar fuori dalla terra.
Ecco, adesso avete i mezzi per capire come mai mi piace Vi är bäst! (We are the best), del regista svedese Lukas Moodysson, già autore e direttore del controverso Fucking Åmål (Il coraggio di amare) DVD praticamente introvabile in Italia, trattando di tematiche omosessuali in modo intelligente e non nella nostra solita italica via superficiale, melodrammatica o farsesca.
Abbiamo due ragazzine, Bobo e Klara, razionale e riflessiva la prima estroversa e pazzerella la seconda che, con appena qualche annetto di ritardo (siamo all’inizio degli ’80), aderiscono in qualche modo al movimento punk e all’estetica derivante, cercando di tagliarsi i capelli in modo consono ed evitando di vestirsi con abiti troppo femminili. Potrebbero in realtà essere soltanto due adolescenti in cerca di una identità propria che rifiutano di accettare passivamente quella che la società ha già deciso per loro, fatta di boccoli d’oro, vestiti carini e ricerca scientifica di un fidanzato da trasformare in marito appena se ne presenta l’occasione ma non è detto che il tema del film comprenda quanto appena esposto perchè il racconto, proprio come succedeva con Fucking Åmål vanta protagonisti occulti, differenti chiavi di lettura, volute o no, essenziali o ingannevoli, e se volete conoscere e capire tutte queste belle cose dovete rivolgervi a qualcuno bravo, che io non sono pagato abbastanza per farlo (a pensarci bene non sono pagato per niente).
Le due teen-ager, intanto, vivono in famiglie decorosamente a/normali, infestate da genitori cresciuti seguendo linee curve, possibilmente più immaturi di loro che almeno hanno l’età a giustificarne eventuali comportamenti immaturi e così un bel giorno, in perfetta etica punk, Bobo e Klara decidono di formare una band senza possedere strumenti musicali e soprattutto senza saperli suonare. L’intento primario è quello di fregare la sala prove a un gruppo che detestano mentre quello secondario è esibirsi durante l’annuale concerto della loro scuola. Centrato il primo obiettivo falliscono clamorosamente il secondo ma l’occasione dà loro modo di avvicinare Hedvig, una ragazza di un anno più grande che, appartenendo a una famiglia molto religiosa, è possibilmente ancora più emarginata di loro, pur portando chiome fluenti e vestiti da vera signorina. Hedvig è però una valente chitarrista e viene facilmente arruolata nella banda in modo che un fruttuoso scambio di competenze possa realizzarsi: lei insegnerà loro qualche rudimento di musica e loro la trasformeranno da graziosa biondina intelligente a punk semianalfabeta, asessuata e (non molto) arrabbiata. Da questo momento gli eventi precipitano clamorosamente: la graziosa biondina si taglia i capelli e la canzone che hanno scritto il cui testo, più o meno recita “odio lo sport, meglio la mort” prende in qualche modo forma. Tutte queste esperienze le riempiono di grande e inaspettata saggezza, come per esempio il convincersi che bere birra e vino non é mischiare, dal momento che si tratta di due sole bevande inoltre tutte e tre chiederanno l’elemosina con molto impegno per poter racimolare i soldi necessari a comprare la chitarra elettrica che manca al centro di incontro dove provano salvo poi spendere tutto il danaro in dolci e caramelle perchè, insomma, la musica non è mica tutto e anche il resto vuole la sua parte. Tra imbarazzanti avventure sentimentali e incidenti domestici arriverà infine la prima esibizione davanti un pubblico convinto di trovarsi di fronte una banale girl band e non un gruppo punk originale al 100%. Se ne accorgeranno a loro spese, i tapini, tra sputi, insulti, risse e tutto il repertorio più mitologico e iconografico del genere: purtroppo per loro non avevano capito di trovarsi di fronte alle migliori!
Vi är bäst! (We are the best) è un’opera meravigliosamente intelligente sulla crescita e sul rispetto delle idee altrui, sulla ribellione e sul non volere essere differenti pur cercando disperatamente di esserlo. Oppure no, questo dopotutto é un film che parla di punk e potrebbe davvero non seguire nessuna traccia scontata, andatelo a vedere e prendetelo per come vi arriva, senza rifletterci troppo e senza pensare ai premi e ai riconoscimenti che ha ottenuto in giro per concorsi cinematografici internazionali, Mostra del Cinema di Venezia compresa. Le protagoniste sono tutte e tre molto brave ma una segnalazione doverosa è per Mira Grosin nel ruolo di Klara, personaggio che riesce a rendere deliziosamente incosciente e fuori di testa in modo davvero unico e quasi sicuramente impossibile per altre interpreti.
Compratevi il DVD e guardatelo più e più volte, razza di infedeli!
[wysija_form id=”1″]