Veronica Sbergia
Some Like It Hot, è lì che ho visto per la prima volta un Ukulele. Avete presente quel film dove Tony Curtis e Jack Lemmon fingono di esser donne per sfuggire a qualcuno che li vuol morti? ma sì, sto parlando di A qualcuno piace caldo, e Marilyn Monroe suonava l’Ukulele. Chi è quel folle che presta attenzione a un Ukulele quando a imbracciarlo è la donna più bella del mondo? Io stesso ho effettuato qualche ricerca per sincerarmi di non esser preda di qualche strano ricordo immaginario. Ma è vero, lo suonava, ed è un connubio perfetto: una bella ragazza che canta allegramente accompagnandosi con uno strumento inusuale.
Navigando per mySpace mi sono ricordato di Marilyn visitando lo spazio di Veronica Sbergia. Situazione simile al film citato: la solita bella ragazza che canticchia in allegria facendo graziose mossettine, accompagnata da veri musicisti e che, per non star con le mani in mano, strimpella uno strumento giocattolo. Girando per la rete, a questo punto, si da’ una occhiata e, di solito, si passa oltre.
È che io sono abituato a tenere il volume del mio computer spento e lo accendo solo quando serve…un attimo prima di navigare via dalla pagina di Veronica l’occhio mi è caduto sulla parola blues, consigliandomi di accendere il volume.
Voglio darvi una idea ben precisa di quel che ho sentito. Immaginate che, passeggiando, svoltato l’angolo trovate un milione di euro abbandonato e in attesa di essere raccolto proprio da voi. Qual’è la prima cosa che pensate? non vi sforzate troppo, ve lo dico io, il vostro primo pensiero sarà: “È uno scherzo, non è possibile”.
È quel che mi son detto anch’io dopo aver acceso il volume del mio computer: mi è piovuta addosso una delle voci più belle che io abbia mai sentito, e ne ho sentite davvero tante. Quasi non ci credevo. La voce di Veronica Sbergia è qualcosa che lascia ammutoliti, caldissima, blues, piena di colori anzi, come diceva Carlos Santana riferendosi alla proria chitarra. è un caleidoscopio di colori.
Ho pensato che se tutte le canzoni che ho scritto negli anni le avessi fatte cantare a Veronica, ora sarei miliardario. Ho pensato “Dio, questa ragazza sa cantare davvero bene”.
Spesso i cantanti dotati ci tengono a sottolinearlo e infiocchettanto le loro interpretazioni di tecnicismi dei quali gli ascoltatori farebbero volentieri a meno: gorgheggi, vocalizzi, modulazioni, vibrati buttati a caso qua e là, e che sempre rendono il brano noioso, stucchevole e pure un po’ accademico. È un po’ quel che capita ai chitarristi ipertecnici, quelli che suonano con dieci dita sulla tastiera e 7000 bpm: alla fine del brano nessuno ha capito che cosa hanno suonato. Sentir cantare Veronica Sbergia è un vero piacere. Non dovrete sopportare soporiferi gorgheggi ma la sentirete gonfiare di verve ogni canzone, mettendoci, quando serve, la giusta dose di grinta ed eseguendo passaggi di elevata difficoltà tecnica, quasi con noncuranza, con la leggerezza di una farfalla che vi passa un attimo sotto il naso per andarsene chissà dove, forse proprio per questo la copertina del suo disco, Ain’t Nothing in Ramblin’, è piena di farfalle E canta il blues. Dice di riferirsi a un blues di un certo periodo, di un certo luogo, ma a me mica importa. Io credo che ci sia un solo blues e Veronica me lo canta proprio bene, non mi serve altro.
Veronica Sbergia suona principalmente l’Ukulele, in maniera decisamente trascinante, e devo dire che per me è stata una sorpresa vedere questo piccolo strumento un un contesto blues, sorpresa forse dovuta al fatto che ad accompagnarla c’è spesso un musicista di valore assoluto, Max de Bernardi, che oltre alla chitarra suona anche lui l’Ukulele in un modo che più blues di così non si può. Questo articolo non è dedicato a lui, ma non posso esimermi dal dire due parole su Max de Bernardi, in attesa di poterne scrivere, in seguito, in maniera più approfondita. Parliamo di un musicista dalla grande tecnica e di lunga esperienza. Lo so che c’è n’è tanti così, quel che però mi ha stupito di Max sono le sue scelte melodiche e armoniche sulla chitarra e sull’Ukulele. I suoi arrangiamenti sono estremamente fluidi, logici, complessi ma comprensibili e molto, molto accattivanti. Se non lo ha già fatto gli consiglio vivamente di pubblicarli, in pentagramma e tablatura, e magari di scrivere qualche metodo per chitarra e ukulele. Da uno così non può essere che una fortuna, oltre che una gioia, potere imparare.
Ain’t Nothing in Ramblin’ è il disco di Veronica Sbergia, lo potete acquistare su Il mercatino dell’Ukulele e anche su Ukulele-Division. Non buttate via i soldi comprando musicaccia inutile, comprate questo disco e mi sarete riconoscenti per tutta la vita, per avervelo consigliato. Contiene dodici brani, suonati con un bel gruppo di musicisti, oltre che con Max de Bernardi e dopo averlo ascoltato avrete voglia di ascoltare altro blues. Se non mi credete visitate il sito di Veronica Sbergia (www.myspace.com/veronicasbergia) per gustarvene qualche brano e per vederla all’opera in diversi brillanti filmati.
Manodipietra intervista Veronica Sbergia
E’ molto difficile intervistare un artista, se non lo si conosce già abbastanza bene. Della propria arte ognuno ha una personale visione e si fa coinvolgere volentieri in una discussione che la includa. Se ciò non avviene l’intervistato sovente si chiede da quale camino sia mai caduto lo sciocco giornalista che lo importuna e fa del proprio meglio per dargli delle risposte accettabili o, almeno, educate. L’abilità del giornalista sta nel fare domande “aperte” che lascino l’artista libero di dirigersi verso le direzioni che più ama, quelle nelle quale meglio si esprime e si rivela.
Ci son pochi giornalisti così bravi, e io non sono uno di quelli. Anzi non sono neppure un giornalista, sono solo un musicante da quattro soldi e con le mani di pietra. Chiedo scusa ai lettori, quindi, per i miei limiti e a Veronica per aver molto gentilmente risposto a tutte le domande senza chiedermi, a sua volta, da quale camino fossi mai caduto.
La domanda che mi appresto a sottoporre a Veronica è meno sciocca di quel che appare: l’immagine, nel rock e nella musica in generale ha sempre avuto una grande importanza, a volte sicuramente eccessiva. Veronica usa degli occhiali dalla montatura spessa, per esempio, e il paragone con la sopracitata Marilyn che non li portava pur essendo miope, è quasi naturale. L’immagine a Hollywood era più importante della salute! Buddy Holly si proponeva come l’anti-star che metteva la propria musica dinanzi a tutto ma intanto creava una immagine fortemente delineata, con la chitarra un pò storta e quei grossi occhiali su una faccia da impiegato. Gli occhiali sono solo un pretesto, giusto per spiegare che la domanda ha una sua logica, anche se, probabilmente, s’è persa nella traduzione…
(Manodipietra) Dì la verità, Veronica, presti cura e attenzione alla tua immagine o sali sul palco così, con quello che ti sei messa addosso la mattina?
(Veronica) Uhm….adesso ci penso e poi ti rispondo…
(Manodipietra) Per padroneggiare appieno i propri mezzi vocali un cantante ha bisogno di parecchi anni, e molti altri anni gli serviranno per imparare a usare saggiamente i mezzi vocali che che ha imparato a padroneggiare. Alcune delle migliori cantanti italiane devono ancora capire come si fa a cantare. È tutta una questione di età e tu ovviamente non ci stai dentro, sei troppo giovane. Come fai, quindi a cantare così bene? hai fatto un patto col diavolo? ed entrandoci in questa strana storia un Ukulele, il tutto sarebbe stralunato, più che diabolico…
(Veronica) Troppo giovane non direi…ma apprezzo il velato complimento. La verita’ e’ che ho iniziato a cantare quando ero ancora nella pancia della mamma quindi ho gia’ 31 anni di carriera alle spalle! =)
La cosa non mi convince…le migliori cantanti italiane hanno superato di un bel pezzo i 31 anni ma ancora vocalizzano e gorgheggiano come se stessero facendo il provino per lo Zecchino d’Oro. Secondo me il patto col diavolo e ukulele rimane l’ipotesi più plausibile.
(Manodipietra) Quanto c’è di naturale nella tua voce (mamma natura) e quanto è dovuto allo studio?
(Veronica) Ho iniziato prestissimo a studiare canto, il timbro e la tecnica vocale sono cresciuti con me. Pero’…a 22 anni ho deciso che non volevo piu’ “disciplinare” la mia espressivita’ vocale e ho lasciato il mondo della didattica. Quindi posso dire a ragion veduta che la Veronica che oggi ascolti su myspace e’ piu’ naturale che mai,ma con anni e anni di studio alle spalle…
(Manodipietra) In passato c’è stato un periodo nel quale ho suonato Heavy Metal, e anche cose peggiori. È un tempo che credo di avere sprecato. Tu come consideri le esperienze musicali che hai vissuto prima di approdare al blues, e all’Ukulele? le rinneghi o le consideri parte integrante, e importante, del tuo bagaglio artistico?
(Veronica) Tutte importantissime, dalle piu’ scabrose alle piu’ colte. Fa parte del “mestiere” e quello non te lo insegna nessuno…te lo costruisci con il lavoro e l’esperienza. Ho suonato per anni in una orchestra di liscio e tutto cio’ che dovevo imparare per saper stare sopra a un palco l’ho imparato allora…nessuna vergogna!
(Manodipietra) Parliamo di Ukulele. Che tipo di Ukulele preferisci? chi fabbrica gli Ukulele che suoni?
(Veronica) Mi sento piu’ in sintonia con l’ukulele formato concerto rispetto al soprano, e’ piu’ “fisico”…ora ho uno strumento Ohana, non si trovano in Italia, sono ottimi strumenti con un discreto rapporto qualita’ prezzo…li trovi su Il mercatino dell’Ukulele
(Manodipietra) Che accordatura usi?
(Veronica) GCEA
(Manodipietra) Quanto tempo dedichi allo studio dell’Ukulele?
(Veronica) Pochissimoooo…troppo pocooo!!!!
(Manodipietra) Sul tuo sito consigli le corde Aquila. Molti le consigliano anche a me, per la chitarra, ma io non le ho mai provate. Ho però provato una infinità di tipi di corde, naturalmente costose, e nessuna mi ha soddisfatto finchè non ho provato le Martin. A meno di quattro euro la Martin mi offre una muta di corde davvero brillanti, che decadono molto più lentamente delle altre e che alle altre non sono affatto inferiori. Sai darmi una ragione per la quale dovrei provare le Aquila?
(Veronica) Usi le Martin per chitarra o ukulele?
(Manodipietra) Sulle chitarre, sul mandolino, sulla 12 corde, sul basso. Sull’Ukulele ho ancora quelle “di fabbrica” ma la Martin mi offre un intero set a meno di due euro…
(Veronica)Io consiglio corde Aquila perche’ una volta che le hai provate non puoi farne a meno, la differenza e’ netta…e poi quel colore bianco latte e la consistenza cosi’ “satin” le rendono irresistibili! Il suono e’ caldo e corposo, le altre sembrano filo da pesca!
Se le argomentazioni diventano iconografiche non posso che concordare, considerando l’immagine eroica e anche un pò mitologica che ho della musica…insomma signori di Aquila corde, mandatemi gratuitamente una bella muta per Ukulele soprano e se saranno davvero così buone vi scriverò una bella recensione
(Manodipietra) Cosa diavolo è il banjolele? può un risuonatore da banjo suonare decentemente con delle corde di nylon?
(Veronica) Il banjolele e’ uno strumento a 4 corde con accordatura GCEA e la forma di un piccolo banjo. Piccolo ma ultrapotente! Prova le corde Aquila sul banjolele con risuonatore e i tuoi vicini NON ti ringrazieranno…
(Manodipietra) Per causa tua ho comprato un Ukulele (anzi 2) che dovrò imparare a suonare in modo almeno dignitoso. Mi hai quindi condannato a un futuro pieno di frustrazioni e incertezze. Hai qualcosa da dire a tua discolpa?
(Veronica) Per il futuro non so che dire ma sul presente mi sbilancio e ti dico che sarai felice per gli acquisti fatti, ukulele kills sadness!
(Manodipietra) Scrivi brani tuoi?
(Veronica) Uhm….non ho scritto nulla di convincente fino a oggi e sono sincera, non credo di aver un gran talento per la scrittura..quindi lascio spazio ad altri che lo fan meglio di me.
(Manodipietra) Puoi dirci qualcosa dei musicisti che hanno suonato con te nel tuo disco?
(Veronica) Con molto piacere! Max de Bernardi e’ un grandissimo chitarrista, mandolinista, ukulelista, banjolelista e grande esperto e studioso del blues delle origini nonche’ mio compagno nella vita. E’ stato grazie a lui che mi sono avvicinata a questo stile musicale e all’ukulele. Oltre a lui hanno suonato nel disco ottimi musicisti professionisti dell’area milanese: Dario Polerani al contrabbasso, Pablo Leoni alla washboard e batteria, Marcus Tondo e Beppe Semeraro all’armonica, Mauro Ferrarese al dobro, Vittorio Castelli al clarinetto e Nino Frasio al bassotuba.
(Manodipietra) Hai curato tu gli arrangiamenti o ci ha messo mano Max de Bernardi?
(Veronica) Entrambi…lavoriamo in sinergia e ognuno collabora attivamente al lavoro dell’altro.
(Manodipietra) Mi piace molto “Blues When It Rains”, ovviamente, per via dell’armonica e perchè mi sembra che da un momento all’altro Louis Armstrong debba intervenire con la tromba…qual è il brano che preferisci, nel tuo disco?
(Veronica) Non ho dubbi…Jimmy’s Blues…e’ cosi’ anni ’30!
(Manodipietra) Mi rendo conto di aver scritto un articolo piuttosto positivo su di te e questo non va bene per la mia carriera giornalistica…sono, mio malgrado, costretto a estrarre dal cilindro qualcosa di cattivo: “Se stasera sono qui”, pur essendo un bel brano di un ottimo autore, e pur interpretandolo tu piuttosto bene è pur sempre un pezzo della musica leggera italiana, e stride rumorosamente in confronto al resto del tuo “repertorio”. Mi pare anche che tu lo abbia affrontato con un rispetto esagerato e, a mio parere. ingiustificato. Dimmi che non farai mai più una cosa del genere e spiegami perchè l’hai fatto. Abbi pazienza, io amo il blues…
(Veronica) Caro Manodipietra ti manca certo un po’ di cronologia…(n.d.r. magari mi mancasse solo la cronologia) L’estate appena trascorsa ha visto me e Max coinvolti in un progetto chiamato “l’ukulele italiano”, ideato da un duo di menti laboriose e fantasiose che si nascondono dietro il nome di “Barlumen”. In questo progetto artisti sparsi in tutta Italia si sono dati appuntamento a Vicenza per il prima Festival dell’ukulele nazionale. Per l’occasione ci e’ stato richiesto di eseguire un pezzo in lingua italiana e abbiamo scelto Luigi Tenco e la sua “Se stasera sono qui”. E poi Luigi Tenco era maledettamente blues..
L’ultima frase di Veronicami lascia perplesso…andiamo, se diamo la patente di bluesman a chiunque abbia mai fatto una canzone usando gli accordi di tonica, sottodominante e dominante allora diamo la patente di bluesman a chiunque!! Poi però ricordo che molti anni fa, nel mesozoico, si trovava un disco, della Allbatross o di qualche altra etichetta simile, in cui Luigi Tenco cantava brani di musica americana e il sospetto che Veronica possa anche avere ragione mi viene. Ma lo caccio via immediatamente. Di pietra non ho solo le mani!
Grazie Veronica per la tua disponibilità e per la tua musica.