Ukulele Ohana TK-20
Questo qui, amici miei carissimi, è il tipico strumento alla Manodipietra, quello abbastanza economico ma con un pazzesco rapporto qualità/prezzo tutto in favore dell’utente e quindi, se mi dovesse per caso scappare qualche critica, qua di sotto, fatemi il favore di non prenderla in considerazione perchè, nel caso, sto semplicemente spaccando il capello in quattro ed, essendo parecchio miope, non sono neppure sicuro di vederlo bene, il capello.
L’Ohana TK-20 è un ukulele tenore, è fatto in Cina, e non avrebbe potuto essere altrimenti: offrire uno strumento di questo tipo a poco più di 150 Euro sarebbe stato impossibile se fosse stato fabbricato altrove. In ogni caso, Cina o no, il controllo di qualità effettuato sugli strumenti Ohana è notevole, è evidente ed è ancora più evidente che la progettazione e il controllo di un ukulele come questo è stato effettuato da musicisti che avevano bene in mente quello che volevano ottenere e offrire alla propria clientela. Insomma uno strumento cinese di prima classe.
Tanto per cominciare capotasto e sella del ponte sono in osso cosa che, a mio parere, migliora il suono di un buon 10% rispetto agli equivalenti in plastica, anche se esistono delle plastiche particolarmente dense da annullare quasi la differenza. Il binding è un binding vero e non, come sempre più spesso capita in strumenti di provenienza asiatica, un adesivo applicato ai bordi della cassa prima della verniciatura. Ponte e tastiera sono di un bel palissandro dall’origine non precisata, forse africana, forse chissà…
…il resto dello strumento è in mogano, solido per tavola armonica e manico, laminato per le fasce e il fondo.
Il manico sembra ricavato da un pezzo unico e non come a volte si vede, formato da due parti giuntate tra loro, non sono abbastanza competente da capire se si tratta di un bene o di un male, istintivamente propendo per il bene. Sulla paletta il marchio Ohana è applicato tramite decal traslucente, mentre le meccaniche, prive di indicazioni per quel che riguarda la marca, sono davvero buone, precise e massicce. La “pesantezza” delle meccaniche è un ulteriore elemento che va a determinare la qualità finale del suono, non dimentichiamolo.
Il manico ha sezione a C, si impugna davvero bene ed è perfetto: diritto e senza alcuna torsione o curvatura, mentre i tasti sono limati alla perfezione, anche se lateralmente il lavoro avrebbe potuto essere esteticamente un po’ più attraente (cosa che naturalmente avrebbe però alzato il prezzo dello strumento). In ogni caso va benissimo anche così, si può correre su e giù per la tastiera senza alcun timore di ferirsi su tasti sporgenti e perdipiù tutti i tasti sono livellati in modo superbo: una simile precisione è difficile trovarla anche in strumenti molto più pregiati, credetemi, questa tastiera è da applausi.
Mi piace pensare che i segnatasti siano di madreperla o in abalone, ma non ho informazioni in proposito, sospetto si tratti di semplice plastica. La tastiera è, come abbiamo già detto, in palissandro ed è palesemente di buona qualità, anche se il buon vecchio palissandro brasiliano, con le sue spettacolari venature, rimane solo un nostalgico ricordo….
Il fondo dell’ukulele è leggermente bombato e le venature del legno utilizzato sono abbastanza anonime e di colore leggermente più chiaro di quello utilizzato per la tavola armonica, che è davvero assai bello anche se la foto di sopra non gli rende giustizia.
Suonando l’ukulele da solista eseguo molti bending, hammer-on, pull-off e così via, e l’action fornita su questo strumento era troppo alta per poter usare agevolmente queste tecniche. Ho dovuto di conseguenza limare l’osso del ponte di oltre un millimetro perchè andasse bene. A causa della conformazione del ponte non era possibile limare ulteriormente l’osso e per abbassare ancora l’action sarebbe stato necessario intervenire direttamente sul ponte, ma non ce ne è stato bisogno. Credo comunque non esista al mondo nessun altro a cui piace l’actione bassa come piace a me!!
Lo strumento esce dalla casa fornito di corde GHS, io invece l’ho avuto con montate su le mitiche corde Aquila che, lo sapete, sono una garanzia di qualità e di timbro superiore. La muta Aquila per tenore prevede tutte e quattro le corde in monofilamento, ma è possibile ordinare a parte la terza e/o la quarta in multifilamento ricoperto, se si preferiscono timbriche leggermente più scure. Ma torniamo all’ukulele: dopo aver provato gli armonici, che erano tutti al posto giusto ho provato a eseguire degli accordi, che sono usciti fuori ben definiti e per nulla pastosi, merito anche delle corde, sia ben inteso. Le tecniche soliste di cui sopra vanno via lisce e senza alcuna difficoltà, merito della splendida tastiera, e il volume generale è piuttosto alto con una nitidezza dei suoni fantastica, persino troppo fantastica, probabilmente farò qualche esperimento con la terza e la quarta filata…
Guardando dentro lo strumento si possono scorgere diverse catene e viene da domandarsi cosa avrebbe potuto essere il suono senza quelle catene.
Parlo un po’ a vanvera, sia chiaro, e qualunque liutaio mi può smentire in qualunque momento, comunque sia ecco il mio vaneggiamento: su una chitarra l’incatenatura è fondamentale, oltre che per ragioni di solidità, per la conduzione del suono, su una chitarra la tavola armonica ha un ruolo diverso da quello delle fasce e quello del fondo, il suo ruolo è quello di vibrare e mettere in movimento l’aria all’interno della cassa, la cassa poi serve ad amplificare il tutto. Su un ukulele i ruoli sono meno distinti, non per niente si adopera per la tavola spesso lo stesso legno che si usa per la cassa e spesso questo legno, come nel caso dell’Ohana TK-20 è il mogano, che per nessuna ragione verrebbe mai usato come tavola armonica per chitarra. E se nell’ukulele non c’è molta differenza tra tavola e cassa, sono davvero necessarie tutte quelle catene? non sarebbe meglio ridurle al minimo e lasciare libero il legno di vibrare come vuole?
Ve l’ho detto, questo è un discorso “a vanvera”, perchè non ho sufficienti competenze in merito e mi limito a descrivere sensazioni “epidermiche” probabilmente, anzi sicuramente, ogni catena presente nello strumento è strettamente necessaria e comunque non è neppure vero che le catene impediscono all’Ohana di vibrare liberamente, ho provato a soffiare delicatamente nella buca e tutto lo strumento ha cominciato a vibrare, spingendo l’aria fuori e mettendo in vibrazione anche le corde. Un momento magico, un suono fatato.
Ma non fateci troppo l’abitudine al suono fatato, questo è uno strumento “da strada”, Dusty & Sexy™, roba da blues insomma, fatto per duellare con l’armonica e per suonarci “This Land is Your Land” di Woody Guthrie. Roba tosta per intenderci, quella roba che piace a noi.
God Bless You