Ukulele Day. 7 maggio 2011. Torino
Eh be’…il 7 maggio sarà una giornata che Torino ricorderà a lungo, un qualcosa che qualcuno molto più intelligente di me, soprattutto in altezza, ha definito una apoteosi di prestigio, per la città: l’invasione degli alpini in occasione del loro raduno nazionale e la partenza del giro di Italia. Tutto in un normale sabato di spesa e di lavoro per gran parte dei torinesi. Come si possono conciliare eventi di questa portata con la vita di una città di un milione di abitanti? e chi lo sa? a qualcuno è importato qualcosa di queste sciocchezze? è importato qualcosa dei torinesi? probabilmente occorreva spostare uno degli eventi alla domenica successiva, e se questo non fosse stato possibile bisognava almeno informare i cittadini con grande anticipo, con manifesti e interventi radiotelevisivi sulla viabilità e sui possibili inconvenienti, e possibilmente chiedere loro scusa per i disagi provocati. Principalmente chiedere loro scusa. Se fosse succeso questo, però, ci saremmo svegliati il 7 maggio scoprendo di essere svizzeri o svedesi e invece non lo siamo… oltre a chiudere completamente l’accesso veicolare al centro, sono state chiuse molte altre arterie vitali per il traffico cittadino e la vita della città così, mentre in centro c’era la festa, in periferia si creava il disastro; il primo ingorgo, con insulti, bestemmie, risse e tutto quel che vi potete immaginare l’ho trovato a 50 metri da casa mia, e io sto in periferia. Era difficile muoversi anche in bicicletta, credetemi. I problemi non erano in centro, tutt’altro, c’erano 500.000 forestieri che si sono finanche comportati abbastanza bene, pensate se fossero stati tifosi anzichè alpini, che cosa sarebbe successo 😯 . I problemi erano lontani dal centro, con persone che dovevano spostarsi, e che non potevano farlo se non lacerandosi l’intero sistema nervoso. Qualcuno molto più intelligente di me, sprattutto in diottrie, ha dato il permesso ai camper di parcheggiare sulle piste ciclabili. SULLE PISTE CICLABILI!!! ma se tu trasformi le piste ciclabili in parcheggi come diavolo faccio io a muovermi con la bicicletta? come faccio a raggiungere l’Ukulele Day? me lo spieghi per bene? secondo te so svolazzare sopra gli alberi? o pensi che mi debba buttare in mezzo al traffico di automobilisti che tu hai trasformato in bestie feroci, rischiando così la vita? i camper non dovresti sistemarli in apposite aree che tu dovresti aver predisposto? ma cosa hai nel cervello, la polenta taragna?
A volte mi piacerebbe davvero essere svizzero…
L’Ukulele Day prendeva solo un angolino di piazzetta IV Marzo e non ha causato alcun problema alla città, al contrario è stato una piccola oasi di tranquillità nel grande caos, molti dei partecipanti sono arrivati in bicicletta e altri chissà come, forse con i mezzi pubblici, che però erano praticamente collassati già dal mattino presto.
Già molto prima dell’ora stabilita si aggiravano per piazzetta IV Marzo strani individui che, con fare furtivo e circospetto, tentavano invano di nascondere piccole custodie che, per gli ignari passanti, contenevano sicuramente dei violini, oppure dei mandolini, o forse delle mitragliatrici in stile Al Capone o, al limite, flauti un po’ bizzarri, flauti d’altri paesi, lontani e migranti (i flauti son quelli migranti, i paesi si limitano a essere lontani). Insomma qualcosa stava per succedere e, porca miseria, è successa davvero! prima che qualcuno potesse dire “bah”, o intervenire o anche solo capire quel che stava succedendo, decine di ukulele erano esposti su verdi tavolini di plastica, un grande striscione pieno di righe e pallini era stato appeso e Cesarino Cortassa, con i Quote latte Boys, partiva con un Blues scatenato che vedeva anche l’intervento all’armonica dell’organizzatore dell’evento, Luca Cocchiere della Honky Tonk School, meglio conosciuto come El Bastardo Outlaw Picker. E mentre gli strani individui di prima aprivano le loro custodie rivelando l’inusuale contenuto, la gente, stupita e incuriosita poneva all’altrui perspicacia la domanda finale, la madre di tutte le questioni, rispondendo alla quale si poteva alfine quadrare il cerchio rendendolo ovale: “Ma se non sono flauti migranti, cosa diavolo sono quelle cose lì?”
Ma se non sapete distinguere un ukulele da un flauto migrante, signori miei, cosa fate qui, esposti alla canicola del maggio torinese, irto di penne d’alpe e velocipedi girantalioti? candidatevi per un qualunque posto da politico, suvvia, siete nati per fare quel mestiere lì.
Nonostante le evidenti difficoltà logistiche il Mercatino dell’Ukulele è riuscito a portare nel pieno centro di Torino, a un passo dal Duomo, tantissimi strumenti, corde e accessori e i titolari, Mimmo Peruffo e Daniela Gaidano, sono stati a disposizione di passanti, curiosi e appasionati, elargendo consigli, dando informazioni e vendendo gran parte del piccolo tesoro che si erano portati dietro. Mimmo, che casualmente è anche l’inventore delle mitiche corde Aquila, si è poi lanciato in duetti al fulmicotone con Cesarino Cortassa (indimenticabile la loro versione di Ain’t She Sweet) e in accesi dibattiti con il sottoscritto, inerenti il mondo degli ukulele resofonici e sulle corde a loro più adatti. Daniela invece, letteralmente assediata dalla gente, non è riuscita a prendersi neppure un secondo di pausa, arrivando esausta alla sera. Perchè c’era davvero tanta gente, molti passanti, sì, ma anche molti ukulelisti venuti da ogni parte della città e forse anche da fuori, come il famoso Ombracorta e altri frequentatori del forum di Youkulele . Ma dove siete stati finora, ragazzi? cerchiamo di non perderci di vista….
Mentre curiosi e appassionati incalzavano il Mercatino dell’Ukulele, Cesarino Cortassa e i Quote Latte Boys intrattenevano presenti e passanti con belle interpretazioni di Georges Brassens e canzoni varie, tutte piuttosto swinganti al punto che chi scrive si è trovato a sua volta swingare e svisare appresso a loro, con il Tenore Ohana TK-20 acquistato lì per lì. Speriamo di non avere dato troppo fastidio…
Subito dopo è partito il workshop della Honky Tonk School, tenuto naturalmente da Luca Cocchiere.
E’ stato un workshop molto seguito, divertente e istruttivo durante il quale Luca ha fatto sfoggio della sua abilità di insegnante mostrando anche un bel carisma da intrattenitore, il movimento ukulelista di torino si aspetta molto da lui e lui non ci deluderà di certo….dopo l’Ukulele Day siamo già in attesa della prossima iniziativa….
…e dopo via con il Tin Pan Alley Hot Jazz Trio che vedeva, insieme a Luca Cocchiere all’ukulele e a Tony Timone al violino, Marta Terribile, cotitolare e insegnante nella Honky Tonk School, alla voce e alle percussioni.
Cosa vi posso ancora dire, amici miei? il tempo è scivolato così tra mille chiacchiere e cento ukulele toccati e provati, provati e comprati, provati e desiderati. Io ne ho provati tantissimi e forse vi parlerò presto di loro, forse no, debbo comunque dirvi che ho finalmente provato il banjolele Firefly che si è rivelato esattamente come avevo immaginato nell’articolo che gli ho dedicato e con un suono molto bello ma meno potente di altri strumenti dello stesso tipo; debbo dirvi anche che ho provato molti ukulele concert e ho trovato che il migliore in assoluto, non solo nel rapporto qualità prezzo, che è straordinario, ma anche nell’accuratezza della costruzione è l’aNueNue Papa II Mahogany. Come vi ho detto precedentemente io ho comprato un Ohana TK-20 tenore. Non so bene perchè ho scelto l’Ohana, probabilmente l’aNueNue Papa III sarebbe stata la scelta migliore ma, vedete, io sono un chitarrista alla fine, e la forma dell’Ohana, così simile a una chitarra parlour, era troppo affascinante per resistergli. Daniela me lo ha portato il una scatola con su scritto
“reserved”, era cioè riservato solo per me, proprio come se fossi una persona importante, di quelle che tu gli riservi il posto a teatro e poi loro non si presentano neppure, perchè sono dei maleducati. Io invece c’ero, con il mio simbolo della pace appeso al collo chiaramente in minoranza, mannaggia, in mezzo a tanti militari ed ex-militari, ma contento anch’io di essere lì, tra tanti appassionati di ukulele, che era ora ci ritrovassimo un po’ e anche in mezzo a tutti quegli alpini, spaesati e stanchi del girovagare che forse, vedendoci suonare i nostri strumentini, presto si scopriranno a covare una nuova passione tutta racchiusa in quattro corde.
Verso sera stanco ma soddisfatto ho preso il mio Ohana TK-20, l’ho sistemato nel cestino della bicicletta e me ne sono tornato a casa. E mentre pedalavo riflettevo sul pomeriggio appena trascorso e mi rendevo conto di non aver parlato con un sacco di persone con cui avrei voluto e dovuto parlare e di non averne conosciuto altre che avrei voluto e dovuto conoscere. E’ andata così, inutile piangere sul latte varsato, neppure me ne preoccupo troppo: sono in arrivo novità strbilianti, cari amici ukulelisti torinesi, e vi assicuro che ci rivedremo presto. Per usare un termine caro ai militari che, passeggiando, ci guardavano incuriositi, posso dirvi solo: “All’erta, ragazzi” (che qui a Torino stiamo per fare qualcosa di grosso)
(Altre foto qui, qui, qui e qui)