Swing
Siamo in un paesino dell’Alsazia o della Lorena, proprio nel bel mezzo del più profondo nulla, ed è lì in quel nulla che Max deve trascorrere le vacanze, in casa della nonna. In quel nulla vive una piccola comunità di Rom (o Gitani, o Tzigani, o Manouche, o Sinti o come vi piace di più chiamarli) e Max decide di rivolgersi a loro per comprare una chitarra e imparare a suonarla.
Miraldo è un eccezionale chitarrista Manouche e sarà a lui che Max chiederà lezioni di chitarra, Miraldo acconsentirà a patto che Max gli sbrighi la corrispondenza con la “Sicurezza Sociale”, dal momento che lui non è in grado di farlo. E così, frequentando la roulotte di Miraldo Max entrerà, quasi come un membro onorario, nella comunità Rom fino all’inevitabile, e triste, momento della partenza. Swing è una ragazzina Rom, un vero maschiaccio, che presto stringerà amicizia con Max e con lui inizierà un percorso di crescita che, pian piano, la porterà a scoprire qualcosa che quasi sicuramente riguarda l’amore, anche se in modo puro e infantile, e la delusione, qualcosa che probabilmente la spingerà ad abbandonare l’atteggiamento da maschiaccio in favore di un altro assai più adatto a una giovane ragazza gitana.
Questa è, in breve, la storia del film, una storia semplice, bella e a tratti un po’ assurda, un po’ fuori dalle righe, così come a Tony Gatlif sempre piace fare quando parla di Rom. Tony Gatlif, raccontando della sua gente, riesce a toccare vette di poesia molto alte, una poesia realistica, decisamente umana, come quando Max e Swing lottano in quello che forse entrambi vorrebbero si trasformasse in un abbraccio e alla fine Swing, che forse in realtà desidererebbe dare un bacio a Max finisce per sputargli allegramente in faccia, oppure quando Max, prima di tornare a casa, regala a Swing il suo diario, affinchè non lo dimentichi ma dimenticando, a sua volta, che Swing non sa leggere.
La musica nel film è esplosiva. Non scherzo, miei cari 7 lettori, è esplosiva come non riuscireste mai a immaginare, perchè è musica Manouche, ma non quella raffinata che a volte sentite nei dischi di Django, no, è musica Manouche per i Manouche, quella che si suona ai matrimoni, alle feste, alle danze, è la più travolgente tra le musiche gitane e, se non la conoscete, quando vedrete il film ve ne renderete conto, forse anche voi come Max correrete a comprarvi una chitarra e cercherete un ROM che vi insegni. Molti musicisti recitano e suonano in Swing, tra tutti Tchavolo Schmitt, nel ruolo di Miraldo, e Mandino Reinhardt nel ruolo di Mandino, il chitarrista-liutaio-tuttofare, e quel che suonano, credetemi, vorreste non finisse mai. La musica prende gran parte del film, intrecciandosi con la vita della comunità Rom, accompagnando i racconti che Max ascolta o le serate nelle quali si dimentica di tornare a casa della nonna, e dorme in qualche roulotte con i ragnazzini Rom cullato da mille note provenienti da mille strumenti, accompagnato dal rumore delle scarpe che ballano, dalle canzoni, da una vita che vorrebbe fortemente fosse sua, anche se purtroppo sa benissimo che non lo è.
Swing è un film meraviglioso di un grande regista e oltre alla musica vi offrirà splendide immagini di natura o degrado urbano, orgoglio gitano e miseria, chitarre preziose stile Maccaferri e legni ignobili. Film come questo sono davvero rari e quindi molto preziosi, ed è proprio per questo che vi conviene davvero vederlo al più presto, cari i miei 7 lettori,