Still Crazy
Siamo nel bel mezzo degli anni ’70 e durante un festival rock di grande importanza gli Strange Fruit si sgretolano a causa dei rapporti interni che definire “tesi” sarebbe un eufemismo.
Gli Strange Fruit sono stati una band importante, incentrata su due fratelli, il carismatico Keith, cantante, e il geniale Brian, chitarrista. Keith però ha pensato bene di andarsene all’altro mondo a causa di una overdose e mentre Brian è sulla buona strada per emularlo in tempi molto ma molto brevi Ray, il nuovo cantante, bravo ma piuttosto egocentrico, è entrato subito in rotta di collisione con Les, il bassista, mentre Beano, il batterista, e soprattutto Tony, il tastierista, sembrano incapaci di fermare la deriva. Tutto finisce durante quel famoso festival di cui abbiamo appena detto.
Sono ormai passati vent’anni e Tony, insieme alla manager Karen, ex fidanzata di Brian ed ex dipendente tuttofare del gruppo, decide di rimettere insieme la combriccola per sfruttare il revival appena esploso e per ritornare, presumibilmente, a cavalcare l’onda del successo, riguadagnando così quella fama della quale non ha mai smesso di provare parecchia nostalgia. All’infuori di Ray, apparentemente ricco e ancora inserito nell’ambiente musicale, gli altri non se la passano proprio alla grande: Les costruisce tetti e Beano lavora in un vivaio, senza dimenticare che lo stesso Tony sopravvive alla belle e meglio caricando i distributori automatici di preservativi, che Karen lavora per un tristissimo Hotel e che Brian risulta addirittura morto, probabilmente alla stessa maniera di suo fratello, come tutti si aspettavano.
Grazie alla tenacia di Karen e con l’aiuto del vecchio road manager Hughie, la banda si riforma con l’innesto di un nuovo giovane chitarrista e, a bordo di un grande autobus, parte per una tournée in Olanda che ha il solo scopo di rimetterli in forma in vista dell’esibizione nella nuova edizione di quel festival rock che li vide suonare insieme per l’ultima volta.
Noi fortunati spettatori vediamo così persone che navigano verso i cinquanta anni, dotati dei classici acciacchi dei quasi/cinquantenni, le inevitabili ruggini e le vecchie incomprensioni, confrontarsi con il proprio passato, le nuove condizioni, l’immortale sogno di gloria e un destino che sembra volerli beffare facendogli ripetere sempre gli stessi errori di un tempo.
Il film, firmato da Brian Gibson, pare sia stato ispirato dalle due reunion della formazione originale degli Animals e offre una visione leggera ma sagace di quello che potrebbe succedere in simili circostanze. L’impossibilità di essere normale di Ray, quel suo essere sempre e comunque una rock star perfino di fronte alla più cruda evidenza credo che lo rendano il perno della storia, ma potrei sbagliarmi perchè si tratta di un film corale e tutti i personaggi hanno spazi più o meno pari e sono ugualmente protagonisti: la determinata Karen irrimediabilmente incapace di staccarsi dal ricordo di Brian; sua figlia destinata, contro la propria volontà, a ripercorrerne, nel bene e nel male, le orme; Tony anima gentile della band e da sempre innamorato senza speranza di Karen; Beano pazzo esattamente come quando aveva vent’anni; Les a metà strada tra il buon senso accumulato negli anni e gli antichi capricci da primadonna; Hughie assai più saggio di quanto lasci trasparire superficialmente; Astrid moglie di Ray sempre preoccupata di dirigere per il meglio un marito inaffidabile e sostanzialmente incapace di badare a se stesso, ma con una voglia nascosta di rivederlo “volare alto” e ritornare insieme a lui alla follia dei tempi d’oro.
Still Crazy è divertente in modo inaspettato e geniale merito anche di un cast strepitoso che vede le star Stephen Rea, Billy Connolly, Bill Nighy, Timothy Spall, Jimmi Nail rispettivamente nelle parti di Tony, Hughie, Ray, Beano e Les ma che, dal lato femminile sfoggia Juliet Aubrey a intepretare Karen ed Helena Bergström nei panni di Astrid, entrambe nel ruolo di donne più vecchie di quella che era la loro età ai tempi delle riprese e più che all’altezza dei loro partner maschili. Un occhio di riguardo io lo dedicherei a Helena Bergström per la sua capacità di infondere dolcezza e simpatia in un personaggio concepito per essere autoritario, antipatico e maniaco del controllo.
Accidenti, ragazzi, questo è un film così ben scritto e recitato che alla fine vien voglia di rivederlo subito dall’inizio, così pieno di piccole e intelligenti invenzioni da fartelo entrare immediatamente nel cuore: l’autobus che sotto il nome degli Strange Fruit sulle fiancate ha ancora ben visibile quello del gruppo che l’ha utilizzato precedentemente, il dente di Jimi Hendrix come ridicola assicurazione sulla vita, la canzone che non si può cantare, la moneta/plettro legata al polso da oltre vent’anni, gli esattori che tormentano Beano, la misteriosa donna in nero. Battute insuperabili, dialoghi spiazzanti, situazioni disarmanti e soprattutto i segni. I segni che il dio del rock manda giù per convincere i nostri eroi a fare questo e quello, come se non avesse cose più importanti da fare e musicisti con maggior talento da seguire.
Ovviamente la musica è tutta originale e meravigliosa, in particolar modo la splendida The Flame Still Burns, così epica nell’incedere e nel testo, collocata proprio nelle scene finali dell’opera a creare un finale col botto grosso, considerata la grande bellezza di questa canzone. Quando vedrete il film mi darete ragione, cari i miei 7 lettori.
Se debbo proprio essere sincero non lo so se Still Crazy sia o no l’opera cinematografica che preferisco in assoluto, razionalmente mi rendo conto che ce ne sono di assai più belle, di assai più profonde, di assai meglio recitate, ma è una questione di cuore, riuscite a capirmi? è una questione di sentimenti che ti si accendono mentre le immagini si susseguono, di ricordi che affiorano, di sogni che si ricordano. Di personaggi che non si possono non amare perchè sono stati concepiti per provocare tenerezza e simpatia e non si può proprio non fare un tifo forsennato per loro, per Astrid quando prende a borsettate le fan che vede come rivali, o per Tony quando cerca di confessare, per la milionesima volta, il suo amore a Karen. Still Crazy è un film maledettamente bello e straordinariamente divertente, di quelli che ti fanno pensare e immedesimare, di quelli che devi acquistare a tutti i costi e tenere nella tua videoteca per rivedere periodicamente e per provare le stesse emozioni della prima visione. La mia prima visione fu al cinema Eliseo di Torino, allora non c’erano ancora i biglietti venduti per le singole proiezioni e i conseguenti posti prenotati: alla fine mi pentii di essere andato all’ultimo spettacolo, perchè se fossi andato a quello prima avrei potuto vederlo due volte. Comprai il DVD appena uscito, era uno di quelli con la custodia stretta, di plastica dura trasparente, e ce l’ho ancora con me.
Quante volte l’ho visto, da allora? sono passati quattordici anni, fate un po’ i conti voi.