Steve Jobs (24 febbraio 1955 – 5 ottobre 2011)
Come tutti quanti anch’io ho dei miti, ma i miei miti sono pochi: qualche strumento musicale, qualche artista, qualche musicista per la musica che ha prodotto, qualche persona per quel che ha fatto e altre per quello che hanno rappresentato per me. Steve Jobs è uno di questi e vorrei parlarne un po’ per ricordarlo insieme a voi, miei cari 7 lettori, o per ripercorrere alcuni momenti della mia stessa vita, così intrecciata alla sua, per poi finire, come sempre, con un nostalgico brindisi alla sua memoria.
Quando si parla di Steve Jobs quasi tutti lo collegano al nome Macintosh o a quello Apple dal marchio monocromatico, che è giusto sì, ma fino a un certo punto, dal momento che dal citato marchio monocromatico in poi, cioè dal momento del suo ritorno in Apple, Steve ha semplicemente messo ordine in una azienda confusa e poichè l’azienda, anche se confusa, era comunque una delle più innovative del mondo, lui ha permesso a scienziati e ricercatori di lavorare con profitto e ispirazione con i risultati che sono di fronte agli occhi di tutti. Questo Steve poteva anche farlo da casa sua, in pantofole e giocando a Tomb Raider sulla Playstation.
Prima del Macintosh Steve Jobs, col suo socio Steve Wozniak, aveva di fatto, semplicemente, inventato il moderno Personal Computer, quello diverso dalle “scatolette magiche” con bip o led (quando li avevano) dei primissimi anni ’70, e scusate se è poco. Fu l’Apple I seguito a breve dall’Apple II che mandò in crisi tutte le grandi aziende informatiche costringendoli a correre dietro alla Apple senza alcuna possibilità di raggiungerli, poichè le vendite dell’Apple I/II erano irraggiungibili e le nuove imitazioni
apparivano praticamente a ogni momento mentre la fama e la gloria dell’azienda di Cupertino raggiungeva livelli inauditi. Io passavo le ore a guardare un meraviglioso Apple IIC in un negozio di Hi-Fi del centro, considerando tristemente che non avrei mai potuto permettermelo. Pensavo, e lo penso tuttora, che fosse il computer più bello mai inventato, e che era qualcosa che si avvicinava più all’arte che all’informatica. Guardatelo anche voi, non è semplicemente meraviglioso? un notebook ante litteram, innovazione e bellezza allo stato puro..
Poi Steve Jobs e il suo compare, dopo un esperimento con un modello intermedio chiamato Lisa (nome della fidanzata del nostro), a metà degli anni ’80 fecero la sciocchezza di mettere sul mercato il Mac, con sistema chiuso e proprietario, che li spedì nella leggenda che conosciamo ma che ridimensionò l’azienda e permise ai competitori di dilagare sul mercato.
Anche i primi Macintosh per me erano irraggiungibili, e mentre aspettavo il momento buono per comprarne uno, già dai primi anni ’80 studiavo i linguaggi di programmazione sui più economici Commodore che, come i computer della mela iridata, usavano processori Motorola e non gli Intel della “concorrenza”. Nel ’90 finalmente riuscii a entrare in possesso del mio primo Macintosh, un Classic che ancora conservo e che funziona perfettamente e da lì entrai poi nel mondo dei programmatori indipendenti per Mac, cominciai a
partecipare alle convention e a conoscere gli uomini che lavoravano in quell’azienda e a stupirmi di quanto fossero diversi da tutti quelli che lavoravano in qualunque altra azienda italiana. E Steve Jobs in questo c’entrava decisamente qualcosa, anche se da tempo non lavorava più in Apple.
Intorno al 2000/1, mentre Steve Jobs, di ritorno, rimetteva in sesto una azienda disastrata e decideva di abbandonare il Mac OS in favore di Unix/Linux con un interfaccia grafica che, partendo da NeXT Step si sarebbe presto trasformata nell’OS X, io decidevo che era tempo di dire basta alla programmazione e di recuperare molte ore di sonno scordandomene del tutto. Ho potuto così vedere “dall’esterno” l’ascesa del personaggio Jobs nella considerazione dei media, delle masse e nei suoi pseudo-colleghi che, non avendo capito nulla del personaggio, sono riusciti a emularlo, e neanche tanto bene, solo per quel che riguarda i maglioni.
Per capire Steve Jobs bisogna prima capire il suo background umano e culturale: lui era non solo californiano ma anche e soprattutto un capellone, un hippie che a 18/19 anni se ne era andato in India a cercare qualche verità che gli mancava e che poi insieme al suo socio Woz/Wiz, anche lui alternativo e “antagonista”, aveva inventato scatolette che permettevano di telefonare gratis dalle cabine telefoniche mentre Bill Gates, decisamente più vicino al sistema, faceva i soldi brevettando metodi per misurare i volumi di traffico stradale. A voi sembrerà una contraddizione ma pur avendo, alla fin fine, fondato la Apple, una delle multinazionali più potenti del mondo, e poi la NeXT, e poi la Pixar, Steve Jobs continuava a essere un hippie ostinatamente contro il sistema, per il suo non volersi vestire come gli altri, per il suo diverso modo di pensare e di esprimere il proprio pensiero, per il suo guardare sempre oltre, a qualcosa che gli altri non riuscivano neppure ancora a sognare. E anche per come aveva impostato i rapporti nell’azienda che dirigeva. Io ho conosciuto persone di alta responsabilità di Cupertino che qui da noi sarebbero stati fermati un giorno sì e uno no dalla polizia, per il loro aspetto, per i capelli che portavano, per i colori che indossavano. A Steve non importava di come apparivano perchè era uno di loro e come loro era un genio. Ed è proprio questo che tutti i manager moderni, che tentano vanamente di imitarlo a partire dai maglioni, non potranno ahimè mai copiargli: il genio.
Steve Jobs è morto ieri, all’età di 56 anni, è vissuto tre anni in più di Jerry Garcia e ben sedici più di John Lennon, anche loro miei miti, per quel che vale. Il suo passaggio in questo mondo ha rivoluzionato la società, l’economia e la cultura. E’ stata una delle personi più importanti del XX secolo e dell’intera storia dell’umanità. Io vorrei scriverne un bel necrologio ma non ne sono capace quindi, se mi può ancora ascoltare, al lui posso dire solo grazie, mentre a voi, cari 7 lettori, come promesso vi invito ad alzare i calici e a brindare non alla memoria ma a un uomo che, comunque sia messa la storia dell’aldilà, ha sicuramente raggiunto la vita eterna.
Faccio parte della schiera dei tuoi lettori,penso almeno 8-9 :).
Steve Jobs a mio avviso è stato una grandissima rock’n’roll star, ha stravolto il modo di pensare , non solo a livello informatico. Un grande rivoluzionario.