& silent di Moro & The Silent Revolution
Soprattutto sono un cinefilo e da quando la straordinaria Cleo è entrata nella mia vita sono anche, ma soprattutto, un cinofilo. Se dovessi decidermi a riacquistare una reflex decente potrei tornare anche a essere soprattutto il fotografo d’artistiche ambizioni ch’ero una volta e se trovassi qualche malato di mente disposto a pubblicare quei venti libri che ho scritto potrei addirittura diventare, soprattutto, uno scrittore semianalfabeta uguale a milioni d’altri. In effetti sono soprattutto un webmaster-ex-programmatore e, a essere proprio sinceri fino allo spasimo, sono soprattutto un divoratore seriale di libri ma soprattutto me la cavo bene con le riviste e i conti della spesa. Purtroppo per voi, cari i miei 7 lettori, sono soprattutto un musicista, sia pure di un livello che è quel che è, quindi se parlo di musica questa mia del tutto involontaria caratteristica bisogna tenerla fortemente in considerazione perchè c’è e si sente molto forte. In effetti si tratta proprio della principale ragione per cui non scrivo più recensioni di artisti indipendenti: ben conosco il processo di creazione e realizzazione di un brano, la passione, la fatica e lo sforzo che contiene, brutto o bello che sia il risultato finale. Se qualche coglione di pseudocritico optasse dall’alto di non so che cosa, per una stroncatura, tutto il lavoro occorso, la sofferenza, ritornerebbe indietro come un boomerang piantandosi nel bel mezzo del cuore. Credetemi, non mi va di essere proprio io quel coglione di pseudocritico. Non mi va neppure di essere quel criticonzolo dei miei stivali, che però piace da impazzire ai musicisti indipendenti, quello che per principio scrive benevolmente di tutto in un florilegio lassativo di frasi precompilate o solo vergando quattro stronzate a casaccio, ma qui entriamo in un terreno minato che è meglio non attraversare dal momento che le mine potrebbero non gradire.
Il rovescio della medaglia illustra come, essendo anch’io un musicante, quando parlo di musica entrano in ballo molte altre variabili che contengono cose come l’invidia e la competizione.
Ho ricevuto moltissime critiche (chiamiamole pure così) per avere affermato, tempo fa, che le canzoni di un leggendario gruppo sono capace di scriverle e di suonarle anche io e, omettendo il nome della band per evitare il solito fiume di insulti d’ogni stronzolo del globo terracqueo, mi sembra chiaro come il concetto vada un pochino interpretato che se così non fosse ci sarei io al posto del mistico frontman e sarebbero le mie tasche a contenere tutti i suoi soldi. Quel che volevo dire era che la musica di quella formazione non mi dava nulla che non avessi già metabolizzato e archiviato nel patrimonio tecnico culturale che mi trascinavo appresso. Ascoltandola non facevo nuove scoperte, non mi si accendevano lampadine e che in effetti sì, non era roba difficile o fuori della portata di milioni di musicisti amatoriali al punto che probabilmente non era lontana neppure dalla mia portata. Volevo dire che quel complesso aveva avuto una fortuna sfacciata. Non sono mica stupido, lo so riconoscere un genio se lo incontro, per esempio quando ascolto Neil Young alla chitarra acustica sono sempre preda di una specie di spasmo allo stomaco, di una sorta di frenesia artistica che mi stordisce e sconvolge, la sua semplicità mi devasta, è oltre la mia portata, le sue facili melodie mi ribaltano e le sue ripetizioni mi stupiscono. Alcune cose di Young, quelle elettriche in particolare, non le gradisco molto, ma tutta la sua opera è al di là delle mie capacità, mi racconta un sacco di cose nuove, spalanca porte che non avevo neppure intravisto. So anche riconoscere, magari riflettendoci un pochino, una astrazione a differenza della gran massa degli imbecilli educati dalla TV che non usano collegare il cervello alla bocca, prima di parlare. Però non dobbiamo mai dimenticare che sono un musicante….
La prima volta che ho ascoltato Moro ho pensato che fosse bravo, ma non più bravo di me. Le sue canzoni mi piacevano ma ero certo di essere in grado di scriverne di simili o addirittura di migliori e, per dirla proprio tutta, ero piuttosto certo di essere un chitarrista migliore di lui. Che lui fosse un chitarrista migliore di me mi risultò chiaro quasi immediatamente ascoltando una seconda volta le sue registrazioni e quella raffinata ritmica parecchio al di fuori della mia giurisdizione (infatti quando io suono più che altro sembro un 45 giri rotto su un giradischi fuori garanzia), ma per il resto il suo lavoro, per quanto apprezzabile, non mi colpì più di tanto. Mi colpì invece l’intelligenza della persona, il suo bel vocabolario e l’educazione, tutta roba d’altri tempi e forse d’altri mondi.
Lo sapete, l’universo della musica indipendente è vario e anche piuttosto bello, a volte i musicisti riescono addirittura a ricavarci da vivere, a volte no, gli tocca fare un altro mestiere. L’informatica e internet hanno allargato enormemente le possibilità e ora chiunque può registrarsi in casa delle canzoni e metterle in vendita attraverso i vari canali online senza praticamente spendere nulla. Sì, per farsi un CD fisico è necessario tirar fuori qualche soldo, ma si tratta di spese abbordabili: incidere dischi non è più un sogno proibito, può farlo proprio ogni persona. Nel mondo della musica indipendente ci sono dei musicisti eccellenti, alcuni bravi ed altri vicino al ridicolo che, ahimè, son proprio la maggioranza. Tra quelli buoni ci sono virtuosi, cantanti, autori e showmen in grado di sostituire qualunque star televisiva senza che il pubblico possa percepire alcuna differenza qualitativa e la sapete una cosa? Massimiliano Morini, in arte Moro, con o senza i Silent Revolution, è il migliore artista indipendente che io abbia mai avuto il piacere di ascoltare. Non lo so quando sia diventato così bravo, se sia stato un processo di crescita rapido che mi ha colto di sorpresa o se lo era già al principio e non me ne volevo rendere conto essendo impegnato a rosicare per l’invidia, mi ritengo una persona decente quindi spero di essere stato sempre in buona fede, so solo che l’altro giorno sono andato su YouTube a cercare qualcosa, ho selezionato uno dei risultati così, molto velocemente come faccio di solito, ed è partito un pezzo meraviglioso che avrò ascoltato cinque volte di fila, un pezzo meraviglioso di cui, accidenti, neppure ricordo il titolo ma che voi potete cercare tranquillamente nelle varie uscite discografiche che il Moro ha firmato in questi ultimi anni e se non lo trovate poco importa, prendetene un altro a caso tanto il discorso non cambia, potrebbe essere addirittura più bello
Siccome mi onora della sua amicizia io, facendomi anche scudo di una età assai più avanzata della sua, gli muovo sovente osservazioni critiche e il Moro finge cortesemente di darmi retta ma è piuttosto chiaro che non ho nulla da insegnarli, qui ci troviamo davanti a un talento di portata decisamente alta al quale i limiti della produzione indipendente vanno davvero stretti e che ha ormai bisogno di grandi studi e grandi mezzi, un talento capace di scrivere musica per qualunque utilizzo, non solo cantautoriale e che pare sia capace solo di migliorarsi. Attenzione, se nel Moro cercate un virtuoso della sei corde o un cantante da cinque ottave cascate male, nel Moro trovate Paul Simon (anche se lui magari preferirebbe il paragone con Paul Weller), uno in grado di comporre pezzi eccezionali e poi di cantarli e suonarli in modo delizioso. Nulla di più nulla di meno, provateci voi se siete capaci.
Questa è una non-recensione quindi non parlerò del disco che le dà il titolo (& silent), vi dirò soltanto che si tratta di una raccolta di brani strumentali che il Moro ha scritto e registrato in un tempo che solo Dio sa come e quando è stato trovato, una raccolta che potete ascoltare online e acquistare per un prezzo simbolico. Non ne parlerò perchè, come già sapete, io non scrivo critiche di artisti indipendenti e anche perchè non voglio rischiare di buttar giù banali cazzate che se fossi capace di inventarmi cazzate straordinarie sarebbe già qualcosa, però la musica strumentale è quella che a mia volta inseguo in questo periodo e ascoltando i brani di Moro, così semplici, così ben composti, così capaci di entrarti in testa istantaneamente, in una sorta di inconsapevole catarsi ho pensato che sarebbe stato davvero bello se li avessi scritti io.