Settimana 51. Di quasi finali
Procediamo con ordine.
Tutto questo scrivere per 51 settimane di vita mi ha insegnato la pazienza di chi sta componendo un puzzle. Spesso mi sono sentita come se avessi tanti pezzi per le mani: un sacco di cose vissute in un tempo piccolo, 7 giorni appena. A questi pezzi ho cercato quasi sempre di dare un senso. Una connessione. Come se ogni frammento dovesse far parte di un quadro più ampio, stampa di me da ricomporre e appendere in salotto.
Mi sono sentita esploratrice, cercatrice d’oro, e sono andata a caccia di quel pezzettino che facesse tornare i conti. Mi chiedo ora se l’urgenza di scrivere non sia stata dettata, in fondo, dal desiderio di fornire un senso alla mia stessa vita.
Vi avevo detto che sarei stata ordinata, quindi procedo mettendo in fila tre cose che mi sono accadute in settimana.
- Gli ultimi giorni sono stati dedicati a cene di fine corso con bambini e ragazzi, occasioni per incontrarsi e chiacchierare di progetti estivi.
- E’ tornata la Betta da Dublino. Abbiamo passato un po’ di tempo insieme in vista della sua nuova partenza. Anche se talvolta rientra in Italia, credo si stia allontanando in quel modo così preciso che appartiene solo a chi comincia a sentirsi straniero nel Paese che gli ha dato i natali.
- Ho ritrovato una lettera che avevo scritto senza troppo pensarci su, un gioco e un allenamento. Avete presente quando vi viene un formicolio alle gambe per la voglia di fare una passeggiata o una corsa? Ecco, a volte mi prende un formicolio al cervello e sento il desiderio di scrivere qualcosa. Complice un ordine internet sbagliato e l’arrivo a casa di 5000 buste bianche, ho pensato di dedicare questi momenti di prurito a scrivere lettere che imbusto e lascio qua e là, tra vecchi libri o attaccate al frigorifero in attesa di essere recuperate per caso.
Oggi, prima di mettermi a pc e scrivere il solito post settimanale, ripensando a quanto vissuto negli ultimi giorni, mi sono accorta che ogni pezzetto del mio puzzle era legato dalla parola “fine”. Il termine di un corso, il saluto ad un’amica che cambia in direzione non prevedibile, una immaginaria lettera di addio prima di salpare sul Titanic…
Mi sto preparando a concludere questo diario.
Southampton, 10 aprile 1912
Caro,
in questo modo finisce un’avventura e inizia un viaggio. Come dice quella poesia? “Mi preparo per la fine e la rinascita”. Proteggo le mie ossa e dispongo tutto per il meglio.
Ti sono ancora vicina, anche se presto questa nave salperà, Amore. Questa nave che tu disperi e che mi porterà lontano dai tuoi occhi. Ho pensato che ci salterò sopra come avessi solo sette anni, con un guizzo e un balzo nei sandali.
Per il mare viaggerò tutto il tempo e mi sembrerà non esserci termine. Solo un momento dietro l’altro. Un attimo che passa senza che nessuno si domandi il motivo del suo trascorrere. Solo multipli di occasioni.
A volte ogni cosa sembra di difficile comprensione, ma in realtà la sola questione che vale la pena porsi è se si è abbastanza coraggiosi. Per ridere la vita ed essere da lei beffati.
L’unico viaggio a cui desideri mancare è proprio quello necessario. E’ sempre così…