Settimana 5. Di voce e mancanza
A velocità luce siamo alla quinta settimana insieme e questa volta il mio “personal theme” non è stato scelto per parole o significato letterario, ma per sonorità e risonanze.
In settimana ho dovuto confrontarmi con una improbabile sfida didattica, far lezione di disegno ad un manipolo di ragazzini francesi giunti alla mia città con l’intento di gemellarsi con alcune classi della scuola media con cui collaboro. Chiaramente io non parlo una parola di francese e altrettanto chiaramente i ragazzini non parlavano una parola di italiano e ancora meno di inglese. Come si insegna a disegnare il volto umano senza poter comunicare e senza nemmeno poter contare su gutturalità prive di un significato preciso ma indispensabili per incoraggiare, motivare o zittire? Beh, a metà mattina mi sono trovata a strabuzzare gli occhi, mimare vistosamente ovali e triangoli con larghe bracciate in aria. E questo chiaramente ha chiuso il quadro, candidandomi a diventare la probabile coreografa delle aspiranti Kate Bush del 2013. Dio benedica la capacità tutta italiana di non vergognarsi mentre ci si rende ridicoli…
Non c’è nulla da fare, la mancanza di voce mi sconcerta. Devo ammettere, di aver sempre pensato che il gioco della nostra identità, l’idea di ciò che siamo, passi soprattutto dalla voce. La mia, troppo bassa, o meglio, troppo pensosa, racconta di mio papà, certe modulazioni sono proprio uguali. Negli ultimi tempi comincio a sentirla cambiare nelle inflessioni e nelle piegature dei momenti di fatica, mi ricorda che sto diventando molto più “matura” di quanto desidero. Qualche volta mi esce dalla pancia ma è una cosa che non controllo e che comunque succede quando sono arrabbiata e tuoni e fulmini di concerto erompono da occhi e orecchie.
Se vi confesso una cosa, adorati lettori, rimane tra noi?
La mia voce mi ricorda uno yogurt. Avete presente le immagini mentali che si formano quando si pensa a qualcosa? Ecco, non so bene il motivo, ma quando penso alla mia voce visualizzo un vasetto di yogurt alla fragola… E’ sempre stato così, la prima volta che ho avuto consapevolezza della mia voce in questi termini avevo sei anni e stavo ascoltando una cassetta su cui mi ero auto-registrata mentre intervistavo una immaginaria Greta la Marmotta. Così è rimasto da allora e, dati i rivolgimenti vocali della settimana, comincio ad avere il timore che la mia voce sia in scadenza… è possibile?