Settimana 47. Di pensieri selvaggi
Questa settimana ho avuto per la testa un sacco di “pensieri selvaggi”. Cosa sono?
I pensieri selvaggi sono quelle idee che vengono all’improvviso, che crescono spontanee e non addomesticate. Sono quei pensieri che compaiono in mente senza avvertirne il presentimento.
I pensieri selvaggi solitamente arrivano di notte, portati da un sogno di cui non si ricordano bene i contorni ma del quale rimane in bocca il sapore. E’ la stessa cosa delle ciliegie sotto spirito, dopo qualche tempo ne senti ancora il pizzicore liquoroso sotto la lingua.
Insomma, si tratta di una riflessione che si porta dietro un peso. Quando hai un pensiero selvaggio ti trovi esattamente nel momento prima in cui tiri in aria certezze e convinzioni.
Il fatto che i pensieri selvaggi siano alla base di molti amori andati male o di lavori abbandonati precipitevolmente, fa sì che la loro fama non sia granché. Tuttavia, bisogna ricordare che a questi pensieri siamo noi ad affidare peso e unità di misura. I pensieri selvaggi, solitamente, non sono pensieri cattivi. Sono solo selvaggi, ecco.
In settimana, in questa lunghissima settimana, la mia testa si è riempita di pensieri selvaggi. Molti di questi sono così intimi che non riesco nemmeno a dirli a me stessa, figuriamoci a metterli su carta e, quindi, a razionalizzarli.
In sostanza, un pensiero selvaggio è quello che fa dire “Ok, basta perdere tempo a scrivere!” oppure “Inutile, nessuno mi amerà mai!”. In genere, con un pensiero selvaggio si piagnucola in maniera surreale. Ad esempio, mercoledì sera ho frignato seduta sul bordo della vasca, capelli dritti, phon in mano e odore di pizza bruciata che dal microonde arrivava fino al bagno.
Due cose sono certe, con i pensieri selvaggi non ci si strugge mai come si fa in certi libri, camminando nella brughiera, con il vento tra le mani e gli occhi pieni del tramonto inglese.
La seconda certezza in materia è che i pensieri selvaggi si curano con una giornata spesa a far nulla, socchiudendo la porta che da sul retro, quella che affaccia sul giardino in disordine, erba alta e fiori a casaccio.
Quindi, domani non ci sarò per nessuno. Me ne andrò in collina a mettere tutti i miei dubbi nelle mani di un’abile sfoglina. Mi concederò un bicchiere di rosso a pranzo. Farò una passeggiata e per un giorno crederò all’idea di avere un destino già scritto, che non debba lottare come sempre per guadagnarmi opportunità e futuro. Insomma, domani la Manna scenderà per me dal cielo e la notte, non più insonne, porterà consiglio e conforto.