Settimana 45. Di risate e temporali
Lunedì sera ero seduta sul divano con mamma. Una folata di vento e il buon senso è saltato per aria. Le ho dato una piccola spallata. Mi sono acquattata, incassando la testa tra le spalle. Preparavo un attacco.
Solletico, dita che scrocchiano. Azione, reazione. Pizzicotti dietro le ginocchia, il mio punto debole.
Mamma rideva con le “A”, a bocca aperta. Era una risata perduta. Ho pensato che era bello sentirla così e che non ricordavo l’ultima volta che avevo ascoltato quei singhiozzi.
Fin da quando ero piccina, mamma ed io giocavamo ad una specie di “lotta”. Facevamo capriole e ruzzoloni al suono di quella stessa risata.
Uno dei ricordi più nitidi della mia infanzia è legato ad una sera di temporale. Temevo tuoni più rumorosi del solito. Ero così “nuova”, venuta al mondo da poco, da essere spaventata dalle cose infinitamente remote.
In particolare, quella nottata, mamma mi aveva preso con sé nel lettone. Con noi un vecchio libro. Seconda nipote, terza cugina, ecc.. avevo un sacco di oggetti di recupero e quel libro mi era arrivato da qualche ramo della famiglia. Era tenuto insieme con la colla, sfilacciato sul dorso. Era una raccolta di fiabe e rime. Non so il titolo ma rammento le illustrazioni.
Una delle storie raccontava l’origine dei tuoni: due nuvole litigavano per poi fare pace. Eravamo sdraiate a pancia sotto, mamma ed io, con il dito che scorreva sul libro e i miei riccioli davanti alla faccia. Mi ricordo che ad un certo punto, mamma mi ha baciato in fronte, e cantando “E’ la pioggia che va” mi ha spostato i capelli in un gesto che, da allora, per me continua a significare “Ti voglio bene”.
Poi abbiamo giocato, mentre tuoni e fulmini si abbattevano sulla città abbiamo ruzzolato e fatto a cuscinate e riso con le “A”.
Anche, più grandicella, quando non avevo più paura dei temporali, chiedevo a mamma di ripetere lo stesso rituale, di raccontarmi quella storia. Ormai il libro era perduto, passato al terzo nipote, quarto cugino, ecc… ma la storia, noi, la sapevamo a memoria.
Ecco, volevo dirvi che lunedì sera ho capito una cosa. La mia storia contro la paura, l’avventura da chiedere ora a mamma, nelle notti di temporale, è proprio quella risata.