Settimana 40. Di un giorno di sole
La colonna sonora della settimana del mio compleanno è “Fix you” dei Coldplay.
Mi sono a lungo interrogata su quale sarebbe stata la canzone capace di identificare il giorno del mio genetliaco. Beh, i 34 hanno suonato così, contro ogni pronostico da “carico l’ipod” e “prendo questo cd da macchina”. Non c’è niente da fare, le colonne sonore delle nostre giornate sono sempre impreviste, costringono a brusche virate di desideri e intenzioni musicali.
Ascoltiamo un sacco di musica, suoni, rumori, eppure quel pezzo che definisce un esatto centimetro di vita lo sentiamo vibrare in un modo diverso. E’ qualcosa di vago ma essenziale (nel senso che coglie l’essenza specifica di un momento): musica nota, da mandare a memoria, e allo stesso tempo, straniera, che si “ascolta” per la prima volta.
Lunedì, in una Val d’Orcia piena di sole e di verde, mi stavo spostando in auto. Da Pienza a Monticchiello.
Finestrino mezzo aperto, la radio a coprire il rumore misurato dell’auto che saliva e scendeva colline. Questa canzone mi è arrivata alle orecchie mentre mi trovavo nella vallata sotto il promontorio su cui si erge Monticchiello, ed è stata musica per prendere la rincorsa, inspirare profondamente, guardare dritto nel sole.
Arrivata alla base del paese, parcheggiato il bolide, per raggiungere il centro, ho attraversato un parco, scalata di ulivi e margherite. Monticchiello conserva ancora i tratti austeri delle fortezze medievali. La robusta cinta muraria e la torre del cassero che svetta sulla collina sono i segni dell’intenso passato del borgo, baluardo del sistema difensivo della Repubblica di Siena.
Nell’ora sonnacchiosa del pranzo, mi sono concessa qualche passo. Ho accarezzato un gattone rosso che spuntava da dietro gli scalini della chiesa. Mi è venuto in contro miagolando parole gentili.
Ho chiacchierato con un signore che si trovava lì vicino e che mi ha comunicato con dito alzato al cielo che il gatto si chiamava Tristano, tipico gatto di qualcuno e di nessuno allo stesso tempo. Era lì prima di lui e, senza troppe promesse reciproche, hanno scelto di vivere insieme.
Concedendomi tempo e spazio per argomentazioni inutili, con il signore ho parlato del tempo, di questo surreale inverno caldo, delle mezze stagioni. Tipiche battute tra sconosciuti. Ho raccontato del Nevone del 2012 che ha colpito la mia Cesena. Abbiamo azzardato misurazioni di neve e ghiaccio. E così, tra una parola e l’altra, ho scoperto che a Monticchiello esiste un esempio raro di autonomia culturale e di impegno collettivo: il “Teatro Povero”.
L’esperienza teatrale è una componente strettamente legata alla vita ed alla storia della comunità fin dal passato. Gli spettacoli sono uno spaccato di vita borghigiana e propongono un approfondimento dei problemi di attualità traendo spunto dalla storia locale. E’ una sorta di teatro-vita scritto dagli stessi personaggi, cioè dalla gente di Monticchiello che, recitando se stessa, testimonia la propria realtà presentandosi con le sue autentiche situazioni esistenziali e sociali.
Ho poi pranzato in osteria, vicino alla porta del paese. Il titolare, gentilissimo, mi ha dato la possibilità di mangiare in terrazza. Il sole mi baciava la fronte, davanti a me le campagne e nessun altro avventore intorno. Non ho sentito rumori, non un suono. Qualcosa frusciava nel rampicante alla mia destra, i piccioni tubavano innamorati sulle tegole poco più sopra. Mi sono persa ben presto in un calice di brunello di Montalcino e mi è sembrato che la vita stesse cercando di trarre da me la parte migliore.
Sono grata per questa giornata e, senza troppe motivazioni, desideravo ardentemente condividerla con voi, amici. Avere l’idea che l’universo stia complottando per darti modo di essere la “tua buona copia” è un bel regalo da ricevere nel giorno del proprio compleanno…
“Lights will guide you home / and ignite your bones / and I will try to fix you…”