Settimana 39. Dell’amore che serve per fare le cose
In realtà quella appena conclusa è stata una settimana in cui non “ho avuto” parole.
Ne ho dette e scritte pochissime e, di conseguenza, me ne sono state restituite in numero esiguo. Sono stata poco musicale. Ho prestato orecchio solo a melodie che già avevo in testa, a musiche che volevo ascoltare.
Non credo di possedere una colonna sonora per l’intera settimana, penso piuttosto di averne una per un momento preciso, una theme song per il mio venerdì. Ecco a voi, quindi, la colonna sonora della giornata di ieri.
Come dicevo, nelle ultime settimane sto scrivendo poco. E’ un guaio. Un grosso guaio.
Per cercare di sforzarmi e di stare concentrata provo ad uscire di casa in modo da evitare il contatto con tutti i problemi organizzativi dei 3 lavori che svolgo e invadono lo spazio in cui vivo. Insomma, il venerdì è l’unico giorno in cui posso concedermi un po’ di “vita da scrittore”.
Solitamente passo la mattina a recuperare i pezzi di storie che ho lasciato qua e là, li ricompongo, stampo tutto ed esco per il pranzo. Mi dirigo sempre nello stesso bar. E’ un posto tranquillo, non c’è quasi mai nessuno e la cameriera in stile “zia romagnolona” mi ha preso in simpatia e concedendomi qualche extra che gli altri clienti non meritano, biscotti gratis o cioccolatini alla mente dopo il caffè.
Il baretto è minuscolo, ci sono pochi tavoli ma da uno di questi si può vedere la strada, il via vai frenetico dell’ora di punta. E’ il mio tavolo preferito. Arrivo, spariglio sul tavolo le carte e apro l’astuccio.
“Una spianata di verdure e una spremuta d’arancia, per favore”
“Lo so, lo so…”
Ieri mentre me ne stavo intenta a capire se il mio destino preveda o meno la pubblicazione del libro a cui sto lavorando, la radio ha passato Sined. Per associazione, mi è venuta in mente una cara amica che ora vive in Irlanda. La mia memoria ha riportato a galla il suo sorriso la sera prima di volare via dall’Italia. Io frignavo, manco a dirlo, e lei aveva un risolino che diceva “va tutto bene anche se un po’ di paura ce l’ho pure io”.
Penso spesso a lei, ai grandi salti, ai cambiamenti di una vita. Mi manca. Avete presente quella sensazione di vuoto che si sente nella pancia? Parlo di una mancanza da altalena, dello stomaco che si interroga sul “come” e sul “dove” mentre state andando su e giù. Ecco, la mia amica mi manca così, come se fossi su una giostra.
Dopo la sua partenza ci siamo viste altre volte, certo, ma il fatto che si trovi a Dublino continua a sconcertarmi. Credo che il motivo stia nel fatto che, oltre a sentire la sua assenza nella pancia, la Betta mi manca anche in testa. Che ne dite? La lontananza, del resto, credo sia più una questione di chilometri mentali che reali. A volte ci si sente così distanti pure da chi abbiamo accanto tutti i santi giorni…
Beh, proprio mentre Sined O’Connor cantava di solitudine e addii, io bevevo la mia spremuta con occhi grandi spalancati sulla strada, corsa di studenti e impiegati. Mangiavo la mia focaccia agli spinaci quando la cameriera mi ha portato un biscotto a forma di cuore con gli zuccherini colorati sopra.
“Per scrivere ci vuole un po’ di amore e di bene!”
Vero.
Sei la poesia che scrivi.