Settimana 37. Delle fragole
Giovedì mamma è venuta vicina. I pugni chiusi davanti a me.
“Scegli!”
Batto sul pugno destro e, a palmo spalancato, ecco, una fragola.
La prima cosa da fare è annusarla. Non c’è niente di meglio per ricordare la primavera. Sarà anche una fragola cresciuta in una serra nel profondo sud Italia, ma una fragola è sempre una fragola.
Pochi profumi hanno su me un tale potere evocativo, l’odore del gelsomino e delle viole, della naftalina, del gesso e della neve… ma, le fragole, più di ogni altra cosa, mi portano agli occhi una immagine precisa, una sensazione di grazia e armonia struggente.
Pronti? Concentrazione.
Appena il sole scalda le mattonelle rosse del terrazzo si può stare seduti in terra. E’ primavera da poco, ancora è presto per portare dalla cantina panchina e sedie, così ci si adatta. Mi piace questa disposizione forzata, è voglia di buon tempo, è un pensiero allegro, è giocare con “niente”.
Perciò, dopo pranzo, in quelle giornate in cui si ha la fortuna di mangiare con calma, mi sistemo al calduccio. Seduta a terra, dietro il parapetto, non ci sono sguardi indiscreti. I pantaloni sono arrotolati fino al ginocchio. Due gambette color dell’inverno spuntano timide per vedere che aria tira.
In mano ho una piccola ciotola di vetro, la mia preferita, i miei genitori la lasciano sempre “un po’ indietro” perché casualmente possa usarla solo io. La ciotolina è piena di fragole. Un po’ di zucchero e limone. Il gatto si avvicina curioso per una annusatina. Piace anche a lui stare qui, seduto e baciato da questo sole nuovo e familiare insieme. E’ ora di pranzo e non c’è molto traffico. Non si sentono rumori e quando passano le macchine lontane sembrano un po’ le onde del mare. Lo schioccare ritmico e veloce dei motori è ragionevole, ammissibile.
Mi sento amata. Le fragole, la mamma, le ha tagliate ripetendo una vecchia consuetudine. La nonna, quando le trovava nell’orto, faceva lo stesso per lei.
La mamma è seduta accanto a me. So che con le fragole arrivano anche le storie di quando ne aveva mangiate così tante ed era diventata tutta rossa, dell’età in cui aveva i capelli talmente chiari che non la si poteva trovare in mezzo al grano dove lei era nascosta a mangiare le fragole appena rubate.
“Anche io… molte fragole… mi vengono i puntini!”
Ma non si smette di mangiare e di ridere e di fare ipotesi su quanto sarebbe buffo se mi trasformassi in una fragola gigante con i capelli ricci. Una nuova stagione è davanti a noi e i cuori credono possibili un sacco di cose buone.
Ecco quel che mi ricorda l’odore delle fragole.