Settimana 34. Del dare l’esempio (anche politico)
Martedì sono precipitata in una conversazione che si è trasformata in una discussione animata e poi in un dibattito acceso. Ci sono caduta dentro con scarpe e cappello tanto che a distanza di giorni sono ancora qui a rimuginare.
Complice quanto accaduto ad Hollande all’ombra dell’Eliseo, una mattina, in una scuola in cui facevo laboratorio di fumetto, è capitato che una professoressa cominciasse a dichiarare quanto fosse ingiusto il trattamento riservato a politici di ogni sorta. “Insomma, sarà pure possibile che si facciano una vita privata…”
Beh, magari ho una concezione antiquata e vecchio stile delle cose ma continuo a pensare che un leader e un rappresentante dei cittadini debba essere in grado di dare l’esempio, essere l’orizzonte per il realizzarsi della parte migliore di ciascuno di noi. In merito ho un’immagine molto precisa. Avete presente quando fa caldo, quel momento in cui cercate di scorgere la fine di una strada e l’aria è tutta tremolante? In un certo senso, mi piacerebbe che i limiti della massa, quei tremori dovuti alla calura, potessero essere minimizzati dalla consapevolezza che, umidiccia o meno, la meta sia laggiù, salda a se stessa.
Amici cari, non sto facendo le pulci a corna e tradimenti. L’amore (o quello che si avvicina all’amore) fa fare cose stupide a tutti… Mi interrogo sul mentire, tacere, latitare, temporeggiare, sottrarre dalla luce della lampada pubblica, coltivare il torbido giustificandosi con la frase “il privato è privato”. E non mi sto nemmeno impuntando su François Gérard Georges Nicolas Hollande (a cui, comunque, avrebbe giovato un nome in meno e un po’ più di lungimiranza). In Italia, dopo Silvio, non ci si deprime più di nulla, piuttosto mi pongo quesiti sulla leadership, sull’avere così tante virtù da poter contemplare qualche difetto.
Sono convinta che porsi a capo di qualcuno significhi anche mettersi nell’ottica di dover avere la custodia e la cura delle sue prospettive e ambizioni future. Insomma, (occhio che arriva una domanda lunghissima!), se chi ci guida è un tizio con valori mediocri e poco coraggio, che si lascia trascinare in vortici di trucchetti e ricatti, se possiede una umanità fallace (ma non nel senso di umile, finibile, risibile, ma nell’accezione di poco valorosa, insufficientemente responsabile, priva di senso di realtà), questo leader non ci può condurre nella direzione sbagliata?
Una volta Rosellina Archinto, editore in gambissima, scrisse che non sempre la politica si rendeva conto del valore, anche sociale, della cultura. Per questo venivano a mancare buoni esempi. Penso che avesse ragione e comincio a chiedermi se giungeranno mai i tempi in cui qualcuno, prima di predicare, si impegni ad essere più forte delle proprie debolezze. Non so, che ne dite?