Settimana 31. Di futuro e spirito natalizio
Trabocco già di spirito natalizio.
Questa settimana Natale ha bussato alla mia porta e ha cominciato a smussare ansie, scolorire timori, rendere più lieve il passare del tempo.
Se non l’avete intuito, amo il Natale. Non lo amo in senso clericale ed ecclesiale, quanto più per quel misticismo tutto luci e speranza che porta con sè, per il pizzicore dell’attendere (adoro la “frenesia immobile” dell’aspettare qualcosa o qualcuno), per il pensiero di trovarsi sul burrone del nuovo anno – vertigini e voglia di avventura.
E se ognuno deve essere speranza di se stesso, come diceva Virgilio, tanti anni fa ho deciso di fondare la mia personalissima ritualità del Natale: scelgo un “caso disperato”, qualcuno che non crede a molto, e lo coccolo con parole gentili e carole cantate al telefono o al citofono; appendo luci alle finestre per dimenticare che il buio mi fa ancora paura; dal 1 dicembre mangio arance-miele-cannella e resuscito la coperta rossa di nonna; preparo biscotti allo zenzero che mi riescono sempre cattivissimi e comincio a comprare il panettone cioccolato e pere del forno Bolognesi…
Non so se nella definizione ufficiale di “Natale” possa rientrare la mia, tutta fiducia pagana e convinzione che mettere un punto e andare a capo sia sempre una soluzione pratica per ricominciare con maggiore slancio.
Dirigersi verso qualcosa, un periodo famiglia e intimità, la logica del vedere la meta, sono la mia privatissima esegesi di questa festività.
Non voglio mentire, di certo c’entrano gli omini che montano le luminarie nelle vie del centro, la pista di pattinaggio che spunta sotto casa, ma ammetto che ogni anno succede sempre la stessa cosa. Natale arriva in maniera improvvisa e discreta, come quando volti il capo perché ti è sembrato di sentire un buon profumo vicino a te. Inutile, per me continua ad essere più una faccenda sentimentale che materiale…
E sarà perchè delle vicende di Scrooge mi rende pensierosa il fantasma dei Natali Futuri, ma ogni dicembre non posso fare a meno di augurarmi una cosa: quel che ci riserva il giorno dopo deve essere buono. Se si smette di guardare con fiducia a ciò che ci circonda, se non proviamo ad osservare con amore e costanza ogni singolo sviluppo della nostra vita, non cadiamo preda in eterno del mostro dei Natali Presenti?