Questa settimana i nonni hanno festeggiato 60 anni insieme.

Quando penso alla mia famiglia e soprattutto alle manie di nonna e alla testa per aria di nonno, vado sempre con le orecchie a questa canzone. E’ la nostra colonna sonora: “If I had a boat”, il pezzo delle possibilità impossibili, dei desideri strampalati e onnivori di un bambino. Cowboy, indiani, navi, pony… cosa ci può essere di meglio per una canzone?!?

Senza dubbio Lyle Lovett canta del gioco che i miei “vecchi” propongono ogni volta che ci riuniamo. Se avessi avuto buon senso, se avessi cercato di sfuggire alle bombe con gambe più buone, se avessi desiderato qualcosa capace di superare il confine delle classi sociali…

Se il nonno avesse saputo ballare, la nonna non si sarebbe interenita dei suoi tentativi strascicati per far colpo e non lo avrebbe guardato con occhi nuovi. Si narra che, timidissimo e totalmente scoordinato, non avendo cuore di chiederle di danzare, cominciò a girare attorno ad un palo che scendeva dal soffitto a terra. In una pista da ballo sgangherata dalla guerra, occhi divertiti si chiedevano cosa stesse facendo. “Faceva che stava innamorando la nonna”…
NdA: tra l’altro, grazie a questo episodio in famiglia ci siamo convinti che il nonno sia stato il precursore della lap dance!

Quello è stato il “se” più importante. Il “se” da cui è cominciato tutto. Certo, poi, se nonna non si fosse nascosta da quel soldato tedesco… se nonno avesse preferito la strada del mare a quella solida del muratore… se nonna non avesse avuto paura di sporcarsi le mani con la terra… se nonno non avesse avuto un cuore nuovo…

Con i “se” non si fa la storia, eppure, oggi, mi pare che in quegli spazi della Legge Causa Effetto, nei minuscoli silenzi tra una decisione stupida o sensata, si giochi la mia presenza nel mondo. Nipote di mille sogni, milioni di tentativi, miliardi di progetti, io sono seduta su quel pony che, caricato in una barca, prende il mare…

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