Settimana 23. Del racconto di sè
Ci sono settimane piene di musica ed altre quasi vuote. In quella che si sta concludendo non ha risuonato nulla di particolare, è rimasta però come colonna sonora una theme song assoluta protagonista della settimana precedente. La permanenza de I Profeti nella mia vita dipenderà mica dal fatto che sono associati ad una bella serata con le amiche?
Beh, in effetti, penso che come il profumo delle notti d’estate ci rimanga tra i capelli, lo stesso accada con confidenze, chiacchiere e piccoli segreti che restano impigliati tra i nostri pensieri più di quanto ci aspettiamo.
Immaginate una sera di fine agosto. Immaginate Rimini e una cena tra amiche a base di piadina, cassoni e dolci. Se vi impegnate sentirete anche che nel locale all’aperto, lì vicino, è la serata revival e il complessino spara tutte le sue cartucce suonando solo cantautori italiani anni Sessanta.
Al fermoimmagine aggiungete il sonoro del parlato e vi accorgerete che le amiche discutono d’amore e di fraintendimenti. Di occasioni mancate e di quelle che invece “non è mai troppo tardi”. E mentre una delle ragazze racconta che di un uomo traditore farebbe rimanere solo le orecchie a monito per futuri pretendenti, vi renderete conto che pare tutto molto mistico in pieno stile riminese, ovvero sufficientemente anticlericale ma abbastanza per bene.
(Se questa cartolina vi piace direi che potete continuare la lettura senza troppe controindicazioni, colori pastello e questioni di cuore evidentemente non vi procurano pruriti strani… Se, invece, la trovate troppo sentimentale e retrò, attenzione a voi, vi avverto, questo è un post che parla di confidenze tra ragazze!)
Che dire? Beh, la cosa che mi lascia perplessa è come rucola e squacquerone condivisi con le persone giuste possano far sembrare meno gravi e inquietanti le questioni di cuore. Da brava romagnola dovrei sapere che ci sono poche faccende che il cibo e il Sangiovese non possono risolvere… eppure, ogni volta mi meraviglio di quanto gli argomenti che hanno tormentato i miei sogni diventino poco più che quisquiglie se raccontati davanti ad un bicchiere di vino e, soprattutto, se osservati da più occhi nello stesso momento.
Insomma, chiacchiere su chiacchiere e tante piroette su una pista da ballo liscia-liscia. E sarà stato il brivido dell’estate che si spegne oppure il cuore che trema “in bilico”, ma mi è sembrato che parlare e raccontarsi diventasse un modo per ridefinire il proprio destino, soprattutto quando questo destino pare beffardo o ingrato. Non credo che entrino in gioco i classici stereotipi delle donne ciarliere, quanto più penso che le parole abbiano una potenza vivificatrice e che, se ascoltate, accolte e rielaborate da chi amiamo, possano davvero contribuire a trasformare il nostro quotidiano in qualcosa di migliore.
Forse sono solo preda di malinconie estreme, ma se è vero che la parola è una parte del pensiero stesso, il più puro mezzo dell’arte, allora credo proprio che le chiacchiere tra amici siano il “più perfetto” modo di creare se stessi e abbellire il cuore. Mi domando se le nostre vite abbiano senso solo se raccontate…
Paolo!!! Ah, le estati a Rimini… che bellezza!!
Racconto, racconto ma fallo anche tu. Mi raccomando!
Racconta, ragazza, racconta.
Forse perché sono figlio anch’io di serate tra Rimini, Cesenatico e Pinarella.
Forse perché adoro la NOSTRA piadina.
Forse perché tra uomini non si riesce a dare tanti punti di vista per inquadrare un argomento in maniera più disincantata.
Forse perché adoro appoggiarmi ad una staccionata in una serata tiepida, con la piadina in mano, il naso che s’arriccia ad odorarne il profumo tremolante salire, la musica di una balera vicina, gli amori al pomeriggio sulla sabbia e gli occhi che ti cadono a cercare Lei in giro per i viali la sera, tra negozi che non vendono nulla di che e per questo luminosi.
Grazie per ricordarmi che tutte queste cose (e tante altre) mi fanno sentire orgogliosamente Romagnolo, in pendant con persistenti sfumature retrò.
Racconta, ragazza, racconta per chi legge, per chi ne vive, per chi ha l’ardire di ascoltare e far propri anche i pareri degli altri.