Settimana 16. Di vecchiaia e opossum
Le ultime due settimane sono state dominate dalla stessa cosa: scontro tra titani! Due Elisa Rocchi che si guardavano in faccia, l’una davanti all’altra, su sponde diverse del Lago del Tempo.
Che significa? Il fatto principale dei miei giorni di Giugno è che una stanchezza feroce dovuta ad un tour de force lavorativo mi ha procurato quella che ho definito una “vecchiaia anticipata”. Ogni giorno mi pareva di aggiungere circa 105 anni su spalle e groppone. Facendo due conti, all’apice del periodo di folle lavoro mi sembrava davvero di essere incartapecorita (nel senso di “progredita”) all’età di 1575 anni.
Potrete obiettare che io stia esagerando, ma vi assicuro di aver passato in rassegna (avvertiti uno per uno!!!) tutti i sintomi della vecchiaia incipiente: male ad una gambetta che scricchiola dopo l’ennesimo scalino, sentimento di acredine nei confronti di libri stampati a caratteri troppo piccoli, chiusura a coltellino svizzero successiva al tentativo di sollevare un tavolo, doloretti inspiegabili ai pollicini, gioia totale all’idea di mangiare sul divano, sollievo e soddisfazione per essere riuscita a tenere gli occhi aperti fino alla fine di un film…
E quindi? Di quale bizzarro scontro parlavo all’inizio? Beh, in tutto questo vecchiume sono stata musicalmente perseguitata da una colonna sonora molto particolare, una canzone che ha dominato la mia adolescenza, proprio quella parte di giovinezza scapestrata che abbiamo vissuto tutti. Non vi pare che il Cosmo, il Karma, Dio o Thor (scegliete il nome che preferite!) stia giocando con me? Non sembra buffo anche a voi che, nonnina anzitempo, abbia ascoltato nell’arco di 10 giorni la messa in onda su 4 stazioni radio diverse di “You oughta know”? Sembra strano solo a me?!?!? A questa canzone sono legati ricordi di così lungo corso e talmente avventati…
Ho cercato di ragionare sul tempo che passa, o meglio sullo scarto del tempo che passa, provando a capire come mi sentivo a 15 anni rispetto ad ora, all’età di 33. Credo sia una specie di anniversario, in fondo sono passati esattamente 18 anni dal turbine della mia adolescenza, quando nel 1995 mettevo gli anfibi e la maglietta a righe e andavo con la Bazu a farmi stirare i capelli cercando di tradurre le canzoni del nuovo disco di Alanis Morissette.
18 anni dalla mia adolescenza… E’ una specie di celebrazione? Significa che sono entrata nell’età adulta? Insomma, come da manuale in questo residuo spazio-tempo-musicale ho tentato di vederci segni e segnali, di leggere indizi per capire come sarà la vita che mi attende, e come sempre non c’ho capito nulla. Gli anni passano, più o meno velocemente, ed io continuo ad avere la profondità spirituale di un opossum… Perchè???