Settimana 13. Dei miei capelli
In settimana ho litigato con i miei capelli.
Ora, per chi non ha idea di come io sia fatta, comunico che la mia testa ospita una gran quantità di ricci che talvolta provo a domare o alla cui selvaggia fierezza, tal’altra, mi arrendo sconsolata.
Da lunedì i miei capelli hanno deciso di insorgere e rivoltarsi a phon e spazzola. Ho provato a lavarli con acqua calda, fredda e tiepida, a “nutrirli” (come dicono gli hair stylist che se la intendono) con balsami e creme, ma non c’è stato nulla da fare. Quando i miei capelli sono di cattivo umore triplicano in volume e raddoppiano in altezza (sfidando ogni buon senso tendendo al cielo e all’assoluto).
Per amor di verità, ammetto che a metà settimana ho intuito il motivo di questo arruffamento, un mal di gola noiosissimo è arrivato a farmi compagnia. Inutile, i miei capelli sono come le oche del Campidoglio, hanno avvertito qualcosa e si sono messi sull’attenti. Capita spesso, capelli dritti poco prima di ammalarmi… A discolpa della chioma in questione c’è da dire che fa solo il suo lavoro e che essere presentabile è questione collaterale di poco conto. I miei capelli possiedono un istinto infallibile per azzeccare previsioni politiche, prevedere una gola arrossata e individuare gelaterie e pasticcerie in città sconosciute.
Del resto, sono davvero qualcosa di vivo, nel senso di “possedere una volontà propria”. I miei capelli sono riflesso di gran parte di quello che faccio. Dal reagire alle semplici questioni di gravità – dormo a faccia in sù e la mattina mi ritrovo una cresta alta 10 cm proprio sul cucuzzolo – alle faccende ben più filosofiche. Ad esempio, in viaggio, nonostante pioggia e vento, ho solitamente ricci morbidi e cortissimi, tutti avvitati su se stessi (ai miei capelli non piace viaggiare e stanno sempre sulle loro). I capelli che ho in testa possiedono una certa sensibilità agli ambienti e in casa non riescono a restare pettinati. E’ un fatto inconcepibile ma che ha testimoni di cui potei fare nomi e cognomi. Entro in casa mia o in un luogo in cui mi sento a mio perfetto agio e loro, quasi consapevoli che non c’è tensione sociale alcuna, diventano tutti dritti ai bordi e sulle orecchie. Il comfort mi spettina.
I miei capelli sono davvero tanto umorali e sensibili a ciò che li circonda. Qualcuno potrebbe obiettare che a 30 anni suonati avrei dovuto imparare a controllarne sbalzi emotivi e umidità, ma la verità è che sono la parte di me meno incline ai compromessi. E, in fondo, mi piacciono per questo.
In settimana ho litigato con i miei capelli. Loro per dispetto, accusandomi di ingratitudine, mi hanno rimessa al mio posto facendo spuntare sulle tempie due fili bianchi.