Settimana 12. Di certe profondità
E’ stata una settimana piuttosto strana quella appena terminata. Un sacco di pensieri e poca musica. Poca ma precisa. A volte, credo si scelga di non voler ascoltare o, quanto meno, di limitare i “contributi esterni” per cercare di concentrarsi sui propri pensieri.
Non so, credo che libro e film abbiano suscitato in me tanta meraviglia proprio per quel realismo magico di cui sono permeati, per il fatto di essere un racconto insieme possibile e impossibile come del resto lo sono le nostre vite. Non cerchiamo quotidianamente di rendere credibili genialità improbabili? Ciò che bramiamo e desideriamo non sono fantasie che ci accompagnano tanto nella veglia quanto nel sonno?
Ma il punto è un altro, sull’onda del film ho cominciato a farmi domande sulla nostra parte istintiva e viscerale. La tigre, Richard Parker, è metafora chiara del lato oscuro che ognuno reca dentro di sé e diventa specchio del protagonista stesso. Il naufragio, poi, come condizione estrema e precaria dell’esistenza, ha aperto il cassetto delle riflessioni sulla conoscenza del proprio io, sulle capacità di affrontare l’inaffrontabile, sull’eventualità di soccombere ai propri istinti oppure tentare di dominarli.
Non posso farci niente, questi argomenti mi provocano un senso di vertigine e qualche sciagurato incubo notturno. Le ombre mi spaventano. Amici dicono che a volte sembro caduta in una tazzina di zucchero per quanto risulto affettata nel modo di mostrarmi e capita spesso che i bambini con cui lavoro mi domandino “ma tu non ti arrabbi mai?”.
In realtà, mi arrabbio poco, ma quando accade è una rabbia totale. Forse è per questo che non vado d’accordo con il mio istinto, i sentimenti che riempiono fino all’orlo mi provocano un senso di inquietudine. Ciò che rompe gli argini della mia comprensione vigile e sobria sono abituata ad avvertirlo come pericoloso. Sono una stupida e bigotta ragazza di provincia?!?
Ciò che ho notato, poi, è che la nostra parte più segreta, le pulsioni che cerchiamo di dominare, alla fine, vengono quasi sempre rappresentate a noi stessi con qualcosa, potente e vigoroso, che abbiamo conosciuto e vissuto nella nostra infanzia. Per quanto mi riguarda, quella parte è rappresentata dal mare. Causa un annegamento fortunatamente scampato, il mare ancora oggi mi attrae e respinge. Non so nuotare ma difficilmente riesco a stare lontana da esso.
Siamo materia misteriosa, cercare di dialogare con ciò che non capiamo di noi stessi credo sia LA questione della vita di ciascuno.
Credo anche che le risposte al contraddittorio, al pari dell’avventura di Pi, si trovino solo nelle profondità oceaniche dentro di noi.
Insomma, credo che, prima o poi, dovrò prendere lezioni di nuoto.