Settimana 11. Di Primavera
In settimana sole e cielo terso hanno portato la primavera in città. Da tempo mi domandavo quando avrei accantonato cappotto e maglioni pesanti… e la risposta è arrivata a cavallo di giornate serene, attraversate da ronzii e coccinelle a planarmi direttamente in fronte, pista di volo, a quanto pare, non solo per i miei pensieri.
In effetti, quello che mi colpisce è il potentissimo effetto della primavera su ciascuno, checche se ne dica i nostri comportamenti cambiano, impercettibili mutamenti si affacciano su noi che sembriamo diventare tanto sensibili alla luce quanto i fiori sul balcone. Mi piace osservare le influenze e le incidenze di questi mesi, se ci pensate bene non ci viene richiesto un cambiamento o un adattamento di tale portata per l’autunno o l’inverno…
Ad esempio, la primavera è fantastica a scuola. I ragazzi sembrano scrollarsi di dosso un torpore grigio-ratto e li senti tutti agitati. E’ il risveglio degli ormoni (lo dico sempre, lo so!), ma è anche un entusiasmo rinvenuto. Credo che si mantenga un po’ di questo spirito bambino anche da adulti. Allergie e cambiamenti nel ritmo sonno-veglia a parte, secondo me la primavera è pure qualcosa che dimora nelle nostre teste: la convinzione che si può “fare” fino allo scadere della luce, che un periodo di tepore arriverà presto a scaldare cuore e mani, che un gelato seduti in strada può essere una buona cura ad una giornata storta.
In verità, penso che ognuno abbia il suo libretto dei “Sintomi da Primavera”. Nel mio caso è primavera quando la prima ape entra in casa, smetto il timore di aver freddo (materialmente ed emotivamente), faccio buoni propositi giurando che ricomincerò a correre e mamma dice “vieni a prendere il caffè fuori?”.
Insomma, la primavera ricorda che durante i nostri mutamenti necessitiamo di fasi di adattamento prima di recuperare le forze e sentirci più robusti. Ogni anno lo dimentico e mi perdo nel “volere tutto e subito”, strepito e mi inganno nella ricerca… poi, arriva la primavera a rammentarmi di quando “I was a catfish” e che i cambiamenti, per essere metabolizzati, richiedono qualche settimana di ascolto di sé, corpo e mente.