Settiman 36. Di abbracci
Questa settimana è stata la settimana degli abbracci. Da lunedì sono stata abbracciata un sacco di volte. La cosa può suonare stravagante, ma qualunque sia la spiegazione, amici cari, oggi, vi parlo proprio di questo. Non per vantarmi, ma sono un’esperta!
Ci sono molti tipi diversi di abbracci, da quello sfuggevole di un timido incallito all’amorevole stritolata della mamma.
Esistono gli abbracci che ti tengono avvinta per quel secondo di troppo che ti fa aprire gli occhi e ci sono le strette che invece vorresti far durare di più “ma non si può per un sacco di motivi complicati”.
Gli abbracci migliori sono quelli che iniziano dalla testa e scendono giù, in un formicolio crescente, fino alle mani. Vi è mai capitato di abbracciare qualcuno già con il pensiero? Di sentire tanto desiderio di vicinanza da studiare la sua persona, tutta, per quanto grande, e progettare – di concerto con le vostre braccia – un sistema per cingerla in una volta sola?
Gli abbracci peggiori sono, invece, gli ultimi. Quelli che servono per dire addio ad un corpo. Una specie di saluto per una relazione, una storia, un sogno che non hanno più senso. Sono gli abbracci che si ricordano nelle buie notti di pioggia quando si è a casa da soli…
Una volta mi è stato dato un abbraccio lentissimo. E’ un po’ strano ma piacevole, anche se lascia troppo tempo e spazio ai pensieri. Mi piacciono molto anche gli abbracci stretti, che ti fanno sentire il profumo di qualcuno. Questi abbracci sono come bussare ad una porta e vedere chi verrà ad aprire.
Spesso ricevo abbracci di incoraggiamento, incentivo ed esortazione quando invece avrei solo bisogno di abbracci di conforto, consolazione e solidarietà.
Poi, naturalmente, ci si abbraccia pure da soli. Ad esempio, la notte, dormo su un fianco, con un braccio attorno il mio collo. In linea di massima sono abbracci che aiutano a sentirsi più sicuri, almeno così mi sembra…
Di tutti gli abbracci quelli dei bambini sono i più singolari, pieni di riconoscenza e gratitudine infinita. Metti in salvo un disegno dalle pedate degli amici, sorridi quando gli viene da piangere, racconti una storia e loro ti abbracciano, un modo per dire “Grazie. Davvero.” che le parole non contemplano.
Questa settimana sono stata abbracciata 7 volte. Una buona media, non vi pare?
Ho ricevuto un abbraccio per aver aiutato un bambino a ritagliare delle insidiosissime nuvole piene di curve, due che dicevano “benvenuta”, un altro pieno di lacrime per essere corsa in aiuto. Il quinto abbraccio era muto e apparteneva a qualcuno che voleva essere salvato. Il sesto era dolce e voleva farmi stare meglio mentre l’ultimo, ieri, suggeriva di stringere forte per fermare il tempo.
Sì, decisamente una buona media.