Se fai l’amore come cammini
Lei si chiamava Daniela e lui Rodrigo, o almeno così mi pare di ricordare. Daniela era una ragazza carina anche se l’acne giovanile che le devastava il volto poteva sollevare serie obiezioni a riguardo, al contrario Rodrigo avrebbe potuto fare tranquillamente il modello, tanto era bello. Rodrigo era innamorato perso di Daniela, ma Daniela era femminista.
Essere femministe negli anni ’70 era una specie di missione sacra, per le militanti del movimento, una missione non progettata attentamente e che poteva facilmente portarle ad accumulare errori capaci di ostacolare ogni spinta rivoluzionaria e di fatto impedire la conquista definitiva e soprattutto effettiva dei sacrosanti diritti che spettavano loro, come la merdosa società che ci avvolge tutti appestandoci ben bene sta a dimostrare senza tema alcuno di smentita.
Quali che furono realmente questi errori è difficile da capire per uno come me dedito soprattutto al rock’n’roll, posso superficialmente dar la colpa all’uso prolungato di alcuni simboli e atteggiamenti oltre il termine ultimo della loro efficacia e a una certa rigidità ideologica, ma è possibile che anche gli anni ’80 ci abbiano messo del loro. Il femminismo dei ’70 attirò molte ragazze non realmente interessate ma semplicemente, come avrebbe detto Pirandello, in cerca d’autore anche se questa circostanza non è detto che sia stata un male in assoluto in quanto gli ideali, perfino quelli più alti, si possono scoprire e adottare in molti modi, anche casuali o al seguito di una corrente ideologica. Io voglio qui parlare di quelli che, avvicinatisi in cerca di qualcosa e non avendola trovata, se ne vanno via in cerca di migliori opportunità non appena lo scafo imbarca due gocce d’acqua. Andiamo, non lo abbiamo fatto tutti, soprattutto da giovani? è normale cercare la propria via fino a trovarla, è questa una colpa?
Il femminismo militante però portava con sé la rigidità ideologica di cui sopra ed era difficile non finire in assurde discussioni nel quale tu non potevi in nessun modo avere ragione solo perchè eri maschio prevaricatore e non semplicemente perchè avevi torto. Ma io so che a definire le persone (e i movimenti) sono le azioni e non gli slogan, i simboli o i vestiti, per esempio quando mi recai alle urne per la prima volta, alla bella età di diciotto anni, feci questo elementare ragionamento: da noi governano gli uomini vecchi e fanno danni senza soluzione di continuità quindi per cambiare le cose è necessario puntare sulle donne giovani. Da allora, ogni volta che il rito si ripete, sulla mia lista scelgo la donna più giovane e voto lei, tanto danni maggiori di quegli altri mica li può fare! Questo forse non fa di me un grande politologo, ma mi rende abbastanza femminista, sicuramente più di quanto lo era Daniela.
Daniela aveva diciotto anni ed era una tipica militante degli anni ’70: asseriva di non depilarsi le gambe, dichiarazione difficile da verificare, dal momento che indossava solo lunghissime gonne a fiori impreziosite da maglie mezze sformate e da zoccoli legnosi di incerta provenienza. Aveva bei capelli biondi ondulati, l’acne di cui si è già detto e disprezzava fieramente chiunque avesse sul viso qualche segno di trucco. Frequentava associazioni femministe di vario indirizzo e grado di militanza. Non sapeva nulla di politica attiva, di partiti o di politici, né era interessata all’argomento. Divideva il mondo in donne e uomini, le prime erano il bene i secondi il male.
Quando Rodrigo, dopo lunga riflessione, le si presentò munito del classico mazzo di rose, lei perse letteralmente la testa, gettò via i fiori e lo insultò a lungo accusandolo di usare gli stessi strumenti che il maschio usava da secoli per spingere le donne sotto il proprio gioco e assoggettarle come schiave. Poi, mentre l’infelice spariva per sempre dalla circolazione, venne a raccontarci tutta la storia, sbuffando come un drago. In genere tutti la mandavano a quel paese e l’unico con cui riusciva a portare avanti un minimo di dialogo ero io.
“Ti ha portato dei fiori” commentai “mica ti ha presa a bastonate”
“E’ come se lo avesse fatto” replicò “quel gesto è stato l’equivalente dell’infliggermi una violenza sessuale”
“Ma che ti ti è andato in pappa il cervello? Da quando offrire fiori a una ragazza equivale a violentarla?”
“Da sempre, si tratta della violenza intellettuale, portata avanti dalla tradizione maschile, che precede quella fisica”
Qualche sera dopo, mentre con gli amici bighellonavamo, accadde che una ragazza bionda ci superò velocemente e svoltò l’angolo.
“E’ Daniela” Disse uno.
Ma non poteva essere lei, Daniela non avrebbe mai portato tacchi alti, gonne corte, calze nere e make-up. Si trattava palesemente di una forte somiglianza e nulla più. L’amico che pensava d’averla riconosciuta, però, ci condusse all’inseguimento per vie traverse finchè una scassatissima moto guidata da un tizio barbuto e dalla fronte esageratamente bassa (e che poteva essere suo padre) al quale si teneva avvinghiata, ci venne incontro e svanì nel buio alle nostre spalle. La fatalona superagghindata era lei, non c’era ombra di dubbio.
Alla prima occasione le chiedemmo conto di questo suo trasformismo e, dopo qualche iniziale diniego, ammise tutto: si era presa una cotta per questo quarantenne buzzurro e se non si fosse messa un po’ in ghingheri lui non avrebbe mai lasciato per lei la moglie e i due figli.
“Vergognati” Le dissero tutti andando via.
Rimasi solo io.
“E Rodrigo?” domandai “quello che voleva violentarti con i fiori?”
Alzò le spalle: “Son cose che si dicono perchè bisogna dirle, mica una le pensa davvero”
“Vergognati” Le dissi anche io, prima di correre a raggiungere gli altri.
Qualche anno dopo incontrai Rodrigo, era felicemente sposato con una ragazza tosta, una che non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno e con incarichi dirigenziali in una grossa azienda. Senza gonnelloni o zoccoli ma capace di avere un rapporto bellissimo con quel coglione con cui aveva deciso di dividere la vita.
Ho sempre pensato che quelle come Daniela avessero danneggiato profondamente il movimento femminista ed impedito che raggiungesse le vittorie che meritava ma forse sono stato impietoso, forse si trattava solo di una ragazza di diciotto anni che cercava il suo posto nel mondo, come le altre femministe, come il resto del genere umano, me compreso che forse ancora non l’ho trovato.
Perchè Se fai l’amore come cammini di Marcello Pieri? è assai semplice, cari i miei 7 lettori, se questa canzone fosse uscita ai tempi di Daniela le femministe di allora si sarebbero incazzate di brutto e il pensiero mi ha fatto sorridere per un po’, poi ho pensato che quelle femministe erano le eredi delle suffragette, e che magari gli sbagli che hanno fatto li hanno fatti col cuore, nella speranza di creare un mondo migliore ove far vivere noi e i nostri figli e allora il mio incauto sorriso è andato a farsi benedire, prontamente sostituito dal classicissimo groppo in gola.