Sarzana 2010 – Acoustic Guitar Meeting
While the train came, we toke our luggage
and looked for the wagon. So we lost the greetings.
I beg your pardon.
So I greet you here, at constant memorial
of my carelessness.
You’re a wonderful singer
and a special person, Victoria Vox.
Thank you.
A La Spezia, lungo la via del ritorno, illustravo alla mia dolce metà quanto gradevole trovassi quella città, che mai avevo fino a ora visitato. Lei mi guardò con commiserazione e a sua volta mi illustrò le varie volte che già avevamo visitato, in lungo e in largo, l’amena cittadina.
I ricordi si possono perdere, è vero, ma dimenticarsi di una città è difficile, soprattutto se la si è esplorata a fondo solo pochi mesi addietro. Come è potuto succedere? E’ l’ardito scrivente ormai prossimo allo svaporamento più totale e irreversibile? No, giammai! la spiegazione va ricercata al venerdì precedente quando, a Genova, attendendo una coincidenza e temendo di dover saltare la cena a causa di un qualche ritardo ferroviario e per non far tardi al concerto, mi comprai una cofana di focaccia che mangiai tra Genova e Sarzana, al venerdì e cominciai a digerire il lunedì, a La Spezia, appunto, con gli effetti collaterali di cui sopra.
Due cose posso prometterti, gentile lettrice o distinto lettore, la prima è che sarò serio e professionale. Te ne eri già accorto, vero? te ne starai però domandando la ragione che, con sommo piacere, vado a spiegarti. Mentre cercavo il mio posticino in settima fila, sotto il palco grande, guardavo, rodendomi di invidia, le prime tre file riservate alla stampa. Tre file. A occhio e croce saranno stati 150/200 posti. Ma accidenti, mi son detto, non sono stati mica scritti finora (e nè lo saranno in seguito, credimi) 150/200 articoli, su Sarzana. Inoltre l’unico che, prendendo appunti, sembrava un giornalista, ero io, in settima fila come sappiamo. Chi erano dunque le persone delle prime tre file? Qualche autorità, sicuramente, e giornalisti che forse scriveranno un articolo, forse no, comunque erano lì perchè loro sono seri e professionali, mentre io non lo sono e mi sono cuccato la settima fila. Per questo diventerò anch’io serio e professionale, gentile lettrice o distinto lettore, avrò l’accredito da giornalista, ne godrò i benefici e deciderò se guadagnarmeli in seguito, questi benefici, facendo o no il lavoro che dovrei fare. Capisco che la mia professionalità è qualcosa di aberrante e per evitarla possiamo solo sperare che l’organizzazione dell’Acoustic Guitar Meeting, il prossimo anno lasci tutti quei posti alla gente pagante. In fondo la Ferrari, anni fa, uscì dal tunnel proprio quando decise che grandi ingegneri e meccanici, in pista, erano uguali e dovevano essere vestiti e trattati tutti alla medesima maniera. Se proprio i giornalisti non possono o non devono pagare, allora suggerisco di assegnargli almeno dei normali posti nella platea, ma non quelli migliori. Quelle tre file sono la cosa peggiore che ho visto a Sarzana, davvero, neanche al Regio di Torino ci sono così tanti posti riservati.
La seconda cosa che posso prometterti, gentile lettrice o distinto lettore, e che non userò mai le espressioni più in voga, di questi tempi, in Italia: “assolutamente sì” e “assolutamente no“, forse non riuscirò a essere serio e probabilmente non sono in grado di diventare professionale, cercherò almeno di non sprofondare nel ridicolo scimmiottando il primo imbecille a cui è parso figheuso esprimersi in questo modo.
Ed ecco a voi il mio primo articolo davvero serio e parecchio professionale:
Sarzana 2010 – Acoustic Guitar Meeting. Impressioni
Quest’anno trovare un posto per dormire a Sarzana, durante l’Acoustic Guitar Meeting, è stata una impresa azzardata. E’ stato difficile anche per me, che ho prenotato due mesi prima, e i contrattempi non sono mancati, d’altra parte si parla di oltre diecimila visitatori, in una cittadina che non è ancora attrezzata per tanti ospiti. Personalmente ho avuto grossi problemi con lo spazzolino da denti. Come da copione ho portato con me quello da viaggio, sì, quello in due pezzi che bisogna unire e che, mentre ti lavi i denti non ne vogliono sapere di restare uniti. Per quale ragione ci deve essere bisogno di uno spazzolino da viaggio? gli spazzolini da denti sono già piccoli per conto loro chi può avere pensato di inventarne uno richiudibile e per quale dannata ragione quel giorno non aveva null’altro da fare?
Non parlerò di tutti gli artisti, anche se li citerò, se vuoi un reportage accurato rivolgiti a chi era seduto nelle prime tre file. Nè ti racconterò di tutti gli espositori, cavolo, erano più di cento e non lo farei neppure se fossi pagato…ti parlerò di quel che mi va e se ti va continua a leggere. Se poi le foto in questo articolo ti sembrano poche e vorrsti vederne di più, corri nella galleria mySpace di Stonehand, qui.
Missing In Action
Ai piedi della Torre, secondo il catalogo, dovevano esserci stand o banchi delle principali riviste del settore. Ci contavo molto, forse per confrontarmi con veri giornalisti o più semplicemente per prendermi qualche arretrato, ma non si è visto nessuno a parte un banchetto con numeri di “Sei Corde” sparsi sopra. Contavo anche in uno stand dell’ADGPA ma non l’ho trovato. C’era una saletta che ne ospitava le conferenze ma ogni volta che passavo di là era vuota. Peccato, avrei voluto iscrivermi.
Venerdì 21 e il Dusty & Sexy Sound™
Mi sono perso i concerti del giovedì, quindi Francis Kuipers, Massimo Varini, Peppino D’Agostino e il Demania Trio. Massimo Varini è stato possibile ascoltarlo, come dimostratore, nel corso della manifestazione essendo endorser di vari prodotti, mentre il Demania Trio sì è esibito anche nei giorni successivi.
Il venerdì quindi arrivo giusto in tempo per i concerti, si esibiranno Giua & Armando Corsi, Alex de Grassi, Demania Trio, John Gorka e i Son of The Desert. Faccio appena in tempo ad arrabbiarmi per le prime tre file riservate che arriva Giua. Giua ha un passato sanremese che me ne fa diffidare, però è una ragazza carina, che non guasta, gentile e decisamente brava, davvero un’ottima chitarrista, e poi è accompagnata da Armando Corsi. Dopo tre accordi Armando è diventato uno dei miei chitarristi preferiti. Suona la chitarra classica proprio come vorrei suonarla io, la sua musica sarà anche sudamericana ma il suo suono è blues come pochi al mondo, ed è proprio grazie a lui che posso creare e reclamare la proprietà della definizione: Dusty & Sexy Sound™. Un suono grezzo, polveroso, aggressivo e terribilmente sexy. Riuscire a farlo con una chitarra classica non è mica facile, ragazzi, ma Armando Corsi ci riesce e mentre la sua mano sinistra fa cose inaudite per noi miseri grattatori di sei corde, la sua mano destra è un compendio di tutte le tecniche possibili e immaginabili. Giua e Armando ci regalano diversi pezzi memorabili e almeno tre tanghi argentini di rara bellezza e molto contagiosi. Il concerto per quanto mi riguarda potrebbe anche finire qui ma c’è Alex de Grassi. E prima di Alex de Grassi c’è qualcun altro di cui dovrei parlarvi, si chiama Alessio Ambrosi.
Gli organizzatori di eventi di questa portata sono in genere persone dure e spietate, Non può essere diversamente, pensaci un momento gentile lettrice o distinto lettore: dover cercare sponsor, finanziamenti, artisti, espositori, avere a che fare con mille teste differenti e non tutte completamente sane. Se non sei di acciaio in un turbine di violenza (rimembranza di antichi film di karate) non ce la farai. Sarai costretto a rinunciare ma prima di rinunciare tutti faranno un balletto sulle tue ceneri. Anche Alessio Ambrosi deve essere così, non avrebbe potuto organizzare tredici edizioni del festival se fosse stato un animo dolce e semplice. La cosa strana è che lui oltre a essere d’acciaio in un turbine di violenza è anche un animo dolce e semplice, un vero appassionato di musica, e musicista egli stesso, un entusiasta come pochi al mondo. Non l’ho conosciuto personalmente, purtroppo, ma l’ho visto in azione e ho ascoltato gli apprezzamenti di tutti i musicisti e gli espositori che conoscevo e che ho conosciuto. Bravo Alessio, complimenti, per diventare il mio idolo assoluto devi solo fare tre piccolissime cose, la prima l’hai già capita, eliminare quelle tre file riservate, la seconda e la terza te le dirò più avanti nell’articolo.
Alex de Grassi non posso dire che sia un mio idolo, è un po’ troppo intellettuale, musicalmente parlando, per i miei gusti, tuttavia è un mito, uno di quelli che han fatto grande la chitarra fingerstyle. Inizia con uno dei miei cavalli di battaglia, St. James Infirmary, e immediatamente mi viene voglia di non suonare mai più quel brano, mannaggia e come se non bastasse nel tempo seguente Alex trova il modo di suonare anche Hendrix e James Brown.
Dopo il Demania trio, di cui fa parte lo stesso Alex de Grassi, è la volta di John Gorka che suona con il simpatico bassista Michael Manring. John Gorka ha una gran bella voce e un modo di suonare eroico. È molto coinvolgente e la sua esibizione è davvero molto apprezzata, nonostante il freddo che oramai comincia a farsi sentire in modo prepotente.
Ed ecco infine i Sons of The Desert. Band tedesca straordinaria e molto divertente, specializzata, se mi si passa il termine, in brani degli anni ’20. Il loro genere non è definito, comprende un po’ tutto, dal blues al jazz. Quasi tutto ciò che suonano è resofonico: chitarre, mandolini, ukulele con l’eccezione della washboard e del basso tuba che non mi pare esistano in versione resofonica! Diana, la cantante è anche una ballerina di hula-hop ma a Sarzana ha solo accennato qualche piccolo movimento, peccato.
Al termine del concerto, a ora indefinita, tocca correre a ficcarsi sotto le coperte, perchè il freddo è divenuto polare.
Sabato 22
Il caldo era già torrido all’apertura dell’Expo, verso le 11. Sarzana era decisamente felice ostaggio dei chitarristi: ovunque persone di ogni età giravano con custodie che aprivano alla prima occasione per mettersi a suonare con chiunque, qualcun altro metteva avanti il cappello e dietro una base, altri, rapiti, suonavano davanti a folle immaginarie, alcuni ascoltavano e basta.
La fortezza Firmafede è un luogo splendido per esposizioni ed eventi e sembra creato apposta non per la guerra ma per il guitar Meeting e per il Guitar Expo, naturalmente.
Al quarto o quinto liutaio, nella sala espositiva della piazza d’armi, sono stato colto da una specie di Sindrome di Stendhal e ho cominciato a non capire più nulla. Anche se profondamente e ideologicamente incapace sono pur sempre un chitarrista e tutte quelle meraviglie, insieme, erano veramente troppe. Tutte bellissime, tutte, come prezzo, inavvicinabili per persone dal reddito simile al mio. Non posso citarvi ogni espositore, come ho già detto, ma posso invitarvi per tutte le informazioni che vi servono, a sfogliare le pagine del sito della manifestazione: www.armadilloclub.org. Dopo i due piani dell’area espositiva Piazza d’Armi si poteva passare all’area espositiva della Torre, grande, su tre piani più un androne, e molto bella, e che ospitava anche il palco gestito da fingerpicking.net. Nell’area Torre v’erano molte cose meravigliose ma ti accennerò, gentile lettrice o distinto lettore, solo a due: il Mercatino dell’Ukulele del quale parlerò nella sezione “Ukulele Village” e Narada. Narada è un negozio di Arezzo specializzato in strumenti provenienti da tutte le parti del mondo e io che sono appassionato di percussioni (che non so suonare, come da copione) ho rischiato nel suo stand la doppia Sindrome di Stendhal. Ho trovato da Narada, a prezzo di costo, le castagnette napoletane che ho cercato a lungo, ovunque, senza riuscire mai a trovarle.
L’esposizione continuava, passando per l’Ukulele Village, nell’area espositiva Padiglioni, molto grande e molto ricca. Ho naturalmente, smaltita la sbornia da strumenti, girato l’esposizione anche domenica 23 e vi dirò cosa mi ha colpito. Mi ha colpito uno stand di non so cosa, era strapieno di amici dell’espositore stesso che ridevano, scherzavano, ballavano e mangiavano impedendo ai visitatori di accedere fisicamente allo stand. Ma la festa non potevano farsela a casa? avrebbero speso certamente di meno e magari si sarebbero divertiti di più. Mi ha colpito la cortesia del signor Galli, pronto a dare consigli e opinioni. La Galli è una ditta storica del nostro paese, di Napoli per l’esattezza, per chi non lo sapesse, e per lungo tempo, in Italia, le uniche corde reperibili sono state le loro. Mi ha colpito la riedizione della mitica Eko Ranger XII: non ha nulla a che vedere con la mia, vecchia di oltre trentacinque anni, questo è uno strumento abbastanza raffinato e il suono è più aperto e potente di quello originale che andava picchiato con una certa forza. Più che una chitarra era una macchina da guerra. Mi hanno colpito le chitarre Taylor perchè, se potessi permettermelo, me ne comprerei una, talmente son belle e buone e mi hanno colpito le chitarre Lag perchè son belle, son buone, e costano relativamente poco, davvero dei bellissimi prodotti.
Alle sette di sera l’esposizione chiudeva e lasciava due ore di libertà, prima dei concerti. I dehor e i locali di Sarzana si riempivano di profumi di focacce e testaroli si riempiva di voci e musica. Una esplosione di vita interrotta bruscamente alle ventuno, perchè alle ventuno bisognava correre sotto il palco perchè cominciavano i concerti.
Il cartellone, questa sera, offre molte incognite, nomi non molto conosciuti dalle nostre parti, escludendo la famosissima star della serata. Si comincia con Victoria Vox, e poi, a seguire Eileen Rose accompagnata da Rich Gilbert, Maurizio Geri & Riccardo Tesi, Jackson Browne, Chiara Civello Trio e Massimo Bubola. Non voglio dir nulla di Jackson Browne, solo che è uno degli idoli della mia infanzia, che molti si alzano in piedi, di fronte a lui e che quando canta Take It Easy la platea letteralmente impazzisce. Gli viene consegnato il premio Corde & Voci Per dialogo & Diritti, non afferro la motivazione ma son certo che Jackson se lo è meritato perchè, credi a me che, almeno di questo, me ne intendo: sopra di lui ce n’è davvero pochi e si merita ogni premio che vogliono dargli.
Eileen Rose è una classica cantautrice americana, è brava, simpatica e anche di origini siciliane. Ma io non son qui per vender lucciole o sbolognar patacche, gentile lettrice o distinto lettore, io son qui per parlare di Victoria Vox.
E’ stata preceduta da un breve intervento di Paul Moore, a illustrare il progetto Ukuleles for Peace e poi, come dice Mimmo Peruffo di Aquila Corde, ha sdoganato l’ukulele. Molti vedono questo strumento come una chitarrina per bambini, altri come una specie di giocattolo, magari spinti in questo dagli atteggiamenti un po’ stavaganti degli ukulelisti stessi. Pochi si rendono conto che ha lo stesso numero di corde del violino e che può, come il violino, suonare ogni cosa. Victoria Vox si presenta non come una ukulelista che canta, ma come una cantante che si accompagna con l’ukulele e tanto per far capire che non suona l’ukulele perchè è più facile della chitarra, si fa prestare una chitarra da Alessio Ambrosi e sbalordisce la platea con una tecnica raffinatissima e trascinante. La simpatia di Victoria è quasi disarmante e le sue canzoni, accidenti, sono tutte di altissimo livello, come la sua voce. E a un certo punto incanta il pubblico con la Mouth Trumpet, cioè imitando il suono della tromba con la voce, guarda un po’ questo video che ho reperito su Internet :
A Sarzana questo brano era più complesso e la Mouth Trumpet spesso faceva da contrappunto al canto dando l’impressione che ci fosse un vero trombettista, nascosto da qualche parte, talmente l’esecuzione era perfetta. La tecnica ritmica di Victoria sull’ukulele (e anche sulla chitarra) è una delle migliori che io abbia mai ascoltato. Victoria da sola vale il prezzo del biglietto, penso, e in omaggio ho Jackson Browne e tutti gli altri. Magnifico.
Domenica 23
Domenica i concerti avrebbero avuto inizio alle 12 e sarebbero continuati fino alle 19, ora di chiusura dell’intera manifestazione. Sarebbero stati gratuiti e avrebbero compreso Eric Ventrice, Daniele Bazzani, Rodolfo Maltese & Giovanni Pelosi, Maurizio Falcone & Silvano Manco, Claus Boesser Ferrari, Antonio Lombardi, Giovanni Baglioni, Max Prandi, Sons of the Desert e il Bermuda Acoustic Trio. Tutti artisti eccellenti che meritavano di essere visti ma io dovevo ancora guardare per bene gli stand dell’expo e passare un po’ di tempo all’ukulele village, così me li sono persi praticamente tutti. Ho potuto seguire sul palco grande solo le varie iniziative in favore de l’Aquila tra le quali c’era quella del Mercatino dell’Ukulele, presentata da Daniela Gaidano, che donava parecchi strumenti e moltissime mute di corde Aquila. Quasi per caso, stanco, mi sedetti di fronte al palco mentre gli ultimi musicisti cominciavano a suonare: i Bermuda Acoustic Trio. Uno spettacolo, gentile lettrice o distinto lettore, i tre “ragazzi” hanno offerto una performance sbalorditiva e travolgente, fatta di tecnica, di lunghe suite strumentali e cabaret, di cover improbabili, di simpatia e di noia completamente assente. Vi invito a cercare i Bermuda Acoustic Trio su Internet, nei negozi, e negli elenchi dei concerti a venire. Sono strepitosi e con loro l’Acoustic Guitar Meeting chiude davvero in bellezza.
La seconda cosa che voglio chiederti, Alessio, è se conosci Jorma Kaukonen. Io penso che tu lo conosca, ma facciamo finta di no, a uso e consumo dei lettori più giovani e lascia che te lo racconti: Jorma Kaukonen suonava la chitarra con Janis Joplin prima di entrare in uno dei gruppi più grandi della storia della musica rock, i Jefferson Airplane. Contemporaneamente ai Jefferson Airplane suonava in un’altra formazione, da lui fondata e attiva ancora oggi, gli Hot Tuna. Con gli Hot Tuna intraprese una operazione allora solitaria, quella di salvare il blues, che gli riuscì alla perfezione, visto come è amato e suonato oggi il blues. Jorma suonava in elettrico, con gli Hot Tuna, ma soprattutto in acustico e la sua tecnica non era seconda a nessuna, acusticamente se non era il miglior chitarrista del mondo ci era prorpio vicino. Oggi Jorma insegna nella sua bellissima scuola e continua a girare il mondo per portare il blues a più gente possibile, con la sua chitarra. Cosa aspetti a invitarlo all’Acoustic Guitar Meeting, Alessio?
Sarzana 2010 – Ukulele Village
Diciamolo subito l’Ukulele Village non era poi un granchè. Nello spazio riservato ai bambini trovavano ombra e ristoro chitarristi affaticati dal lungo rimirare sei corde inavvicinabili. Il palco era oscenamente minuscolo e il gazebo ospitava un piccolo stand del Mercatino dell’Ukulele occupato da Jontom, Paco Cartero e Ukulollo, un piccolo stand di Wilder gestito da Veronica Sbergia e Max de Bernardi, con alcuni strumenti, per me, da sogno tra i quali un autoharp e una bellissima washboard e lo spazio di Ukuleles for Peace, con il grande Paul Moore. Quanto sarà stato l’Ukulele Village in lunghezza? quindici metri? venti compreso lo spazio dei bambini? più che un village era un monolocale, se sarà uguale anche l’anno prossimo chiamiamolo Spazio Ukulele o Piazzetta Ukulele che è meglio.
Sarzana, invasa dai chitarristi era molto affascinante, ma c’era qualcosa di strano tra le gente che passeggiava, una scatolina a forma di chitarra ma di dimensioni ridottissime che se ne andava in giro sotto il braccio di un numero incredibile di persone. Molti visitatori sono andati a Sarzana per veder chitarre e hanno scoperto l’ukulele. Noi che già lo conoscevamo non ce ne siamo sorpresi.
Diversi stand offrivano ukuleles, io te ne citerò due: Narada, perchè hai capito che è un negozio che mi piace, che aveva qualcosa di bello e artigianale e poi il Mercatino dell’Ukulele che oltre al gazebo nell’Ukulele Village aveva un bellissimo stand all’interno della torre strapieno di ukulele di ogni tipo, dimensione, fattura e colore. Mimmo Peruffo e Daniela Gaidano, i titolari del MdU, poverini, sono stati sicuramente gli standisti che hanno lavorato di più: la folla si accalcava nel loro spazio e tutti volevano informazioni dettagliate sul magico, e forse mistico, strumentino a 4 corde. Loro spiegavano a chiunque qualunque cosa volesse sapere e gli facevano provare qualunque strumento volesse provare. Io sono un chitarrista, principalmente, ma mi tocca ammettere che lo stand di maggior successo di tutto il Meeting era quello del Mercatino dell’Ukulele. Lì ho potuto toccare e provare alcuni strumenti che conoscevo solo di fama, strumenti di fascia medio/alta, famosi, rinomati e in qualunque altro modo vi piaccia definirli. Quale mi ha colpito di più? il Flea ovviamente per la forma e i colori, perchè sono un bambino anch’io, perchè suonano bene e perchè la tastiera in policarbonato permette anche alle mie mani di pietra di suonare decentemente. Purtroppo sono strumenti un po’ al di fuori del mio budget, quindi per ora non se ne parla…ma chissa?
Non ricordo di cosa ho chiacchiarato con Max de Bernardi, nell’Ukulele Village, ma è stata una di quelle belle chiacchiarate dove c’è un po’ di tutto, strumenti, vecchi dischi di vinile e miti giovanili. Il capotasto mobile economico che ho comprato va bene, sai Max, non mi riga la chitarra. Veronica è una forza della natura e la sua simpatia è disarmante: voi navigatori del web perchè non la supportate di più? vi piace quella roba da quattro soldi che ascoltate e non Veronica & Red Wine Serenaders? andiamo, non ci credo, andate sul suo spazio myspace, ascoltatela un po’ e diventate suoi fans, se lo merita lei e ve lo meritate anche voi.
Tutti si divertivano, nell’Ukulele Village, soprattutto i bambini ai quali Paul Moore dava delle lezioni introduttive di ukulele e che dopo cinque minuti riuscivano già e suonare la loro prima canzone. Ad aiutare Paul c’era una standista, credo di Sarzana, della quale non ricordo più il nome ma che voglio ringraziare per l’impegno profuso ad aiutare Paul con i bambini e per l’entusiasmo dimostrato nei confronti dell’ukulele. Sono abbastanza sicuro che ce la ritroveremo, tra un po’, come provetta ukulelista.
Sul palco dell’Ukulele Village, di pomeriggio si sono esibiti un po’ tutti gli artisti legati all’ukulele: Veronica Sbergia & Max de Bernardi strepitosi e travolgenti come sempre, i Sons of The Deserts che accompagnavano anche volentieri tutti gli altri, Paul Moore con tutti i suoi strumentini fatti in casa, Jontom con i suoi brani strumentali piuttosto complessi, Ukulollo & Paco Cartero con i loro Beatles e altre cover a richiesta, e la straordinaria Victoria Vox, della quale ho già parlato.
Era un vero festival all’interno del festival e il palco sul quale tutti questi artisti si esibivano era ridicolo. Ecco la terza cosa che puoi fare per me, Alessio: l’anno venturo trova uno spazio migliore per l’Ukulele Village, non so, magari dietro ai padiglioni, uno spazio più grande che possa ospitare molti più espositori e metti a disposizione degli artisti un vero palco. E poichè, come abbiamo detto, è stato un piccolo festival, perchè non lo ufficializzi? Perchè non crei il Sarzana Ukulele Festival all’interno dell’Acoustic Guitar Meeting? Hai visto che successo ha avuto l’Ukulele, Alessio? lo sai quanto piace l’Ukulele ai chitarristi come te e me? coraggio Alessio puoi farlo se vuoi e il successo sarà garantito. Io ho fiducia in te.
In una delle sere, non dirò quale, il manodipietra che scrive si è trovato, immeritatamente, a tavola a fianco di Paul Moore, e di tutti gli ukulelisti già accennati pocanzi, con Mimmo e Daniela e tutta la gente che si fermava per ascoltare questi tizi che dal nulla avevano tirato fuori quelle specie di chitarrine strane e si erano messi ad accompagnare Paul Moore che cantava Blue Yodel di Paul Rodgers, conosciuta anche come T for Texas. Che sballo ragazzi, avrei voluto, gentile lettrice o distinto lettore, che ci fossi stato anche tu. ci conto per la prossima volta, va bene?
Lunedì 24
Era forse mezzogiorno e aspettavo il treno alla stazione, pensando agli affari miei. Due ragazzi avrebbero voluto sedersi, ma sulla panchina c’era posto solo per uno, così, istintivamente tolsi una borsa. “Grazie!” Eh no, quella voce la conoscevo e anche la parola che, in italiano, era una delle sue preferite. Perfino dal palco aveva detto “mi piace dire grazie”
“Victoria!” C’era, seduta al mio fianco, Victoria Vox alla quale volevo proprio fare una intervista ma che, con il mio inglese così orrido, neppure ho provato a fare. Ci siamo scambiati qualche impressione, qualche indirizzo web, poi il treno è arrivato.
La partenza, e il ritorno, in fondo, non sono poi stati così pesanti. Ciao Victoria. Mi esercitarò di più con l’inglese per essere pronto la prossima volta…
Arrivederci all’anno venturo, Sarzana, sono certo che mi regalerai una edizione 14 davvero strepitosa.