Progressive
La musica progressive esplose che avevo all’incirca undici anni e se ne andò che ne avevo già diciotto. Mi ha preso proprio tutta l’adolescenza, capite miei cari 7 lettori? i miei primi concerti sono stati di Progressive, così come le prime discussioni di musica con gli amici vertevano tutte sul Progressive e anche il primo LP acquistato coi miei pochi soldini era di musica Progressive e vi assicuro con tutto il cuore che a me il Progressive non piaceva neppure un po’.
C’è da dire che una volta il Progressive nessuno lo chiamava così, non ho notizie certe ma credo che la nascita del termine si possa far risalire, più o meno, all’epoca del declino del genere: a quei tempi c’era solo il Rock e i critici lo dividevano tra quello buono (Gong, Yes, Genesis, Van Der Graf Generator, cioè i Progressive) e quello cattivo (Who, Led Zeppelin, Nazareth, Grand Funk Railroad, cioè i non Progressive). Va da sè che i gruppi definiti cattivi, nel tentativo di diventare buoni se non addirittura Progressive, a volte tentavano di inserire nelle loro canzoni elementi diversi dal solito, come sintetizzatori, clavicembali e chissà cos’altro facendo una figura spesso non eccelsa e scatenando comunque solenni stroncature da parte della critica, quella alla quale piaceva definirsi “specializzata”1. Io continuavo a preferire i gruppi “non buoni” e non capivo perchè non se ne fregassero semplicemente delle critiche e non continuassero tranquillamente con la loro musica, per la strada che gli competeva.
Il Progressive non poteva durare, non come musica Rock, non con tutte quelle tastiere, mellotron, moog e sintetizzatori, e non con quel flauto assurdo che divenne di moda a causa di Jan Anderson dei Jethro Tull. Un gruppo Progressive che non aveva il flauto nel proprio arsenale non era un vero gruppo, era al massimo una congrega di sciamannati, e quindi noi subimmo le tragiche conseguenze: ci toccò assistere a indecorosi spettacoli di poveri cantanti, che avendo imparato in fretta e furia a fischiare nello strumento, attendevano con terrore i sei secondi, all’interno del concerto, nei quali erano costretti a soffiarci dentro per potere così dimostrare al mondo che la loro musica era vera e genuina, mica come quegli imbranati dei Led Zeppelin che non se li filava più nessuno proprio perchè non avevano il flauto!
La critica, in quei giorni, era completamente fuori di testa. Credetemi, io c’ero. Loro vedevano l’arte in gruppi strampalati che sarebbero scomparsi uno starnuto dopo e guardavano con disprezzo a coloro che erano semplicemente legati al normale rock’n’roll, molti musicisti validi si buttavano nel Progressive solo per avere la speranza di buone critiche e non per reale vocazione, ma la logica con la quale i critici elargivano i loro giudizi sfuggiva alla maggior parte delle persone: in un genere che per propria natura era tecnico e alquanto freddo, loro cercavano il feeling, ma quando lo trovavano accusavano la band in questione di essersi data al pop e se magicamente qualcuno riusciva a fare esattamente quello che loro volevano allora l’accusa era di non avere alcun messaggio. Ma quale accidenti di messaggio cercavano? pensavano di avere a che fare con degli alieni? Il risultato della situazione fu una miriade di gruppi che si copiavano uno con l’altro che dilatavano i brani all’infinito e che cercavano di spremere dai sintetizzatori i suoni di vari strumenti acustici come la fisarmonica, il violino e addirittura la chitarra. Io, povero sciocco, mi domandavo perchè non usassero vere fisarmoniche, violini e chitarre. In ogni caso i brani erano davvero inascoltabili e nonostante tutta la nostra buona volontà la palpebra poteva calare già al quarto/quinto minuto di ascolto e se disgraziatamente ci si svegliava mentre il disco ancora girava lo shock poteva facilmente condurre a seri traumi cerebrali2. A volte erano i vocalizzi striduli di qualche cantante che ti ridestavano di soprassalto e allora era la paura e il senso di straniamento a spingerti violentemente verso l’infarto, la demenza precoce, la psicoanalisi. Volete qualche cifra per le vostre statistiche? Aqualung dei Jethro Tull lo sentii fino al secondo brano, poi telefonai a un amico per chiedergli se voleva comprarlo a un prezzo di favore, Island dei King Krimson seguì la medesima sorte, solo che il primo brano era troppo lungo e non riuscii a terminarne l’ascolto. Fu allora che capii di non essere abbastanza furbo e che, prima di acquistare un qualunque disco, era sicuramente preferibile ascoltarlo in anticipo presso qualche amico. Ed è proprio in virtù di questa saggia e lungimirante decisione che posso fieramente annunciarvi che mai un disco dei Genesis è entrato in casa mia, nè uno dei Gong, degli Yes, dei Pink Floyd nè di altre formazioni minori. Il Progressive era talmente noioso che fece sembrare il Reggae qualcosa di travolgente e ne favorì involontariamente l’ascesa e il successo mentre qui da noi, in Italia, trovammo una valvola di sfogo nei cantautori che magari erano noiosi pure loro, ma almeno non erano tutti uguali. Il Punk si portò via il Progressive, con buona pace di tutti, mentre i critici si riciclarono all’istante e, guarda un po’, dopo il bagno Punk e l’asciugamano Disco Music, non trovarono di meglio che rivalutare quelli che prima erano i cattivi e, sbagliando nuovamente e enormemente, ne portarono alcuni addirittura alla santità.
Il Progressive è andato avanti per quasi un decennio, diventando sempre più cerebrale e “infruibile” e voi di conseguenza vi chiederete come ha fatto a resistere per così tanto tempo. Che volete che vi dica io? in realtà non era male come vi ho fatto credere fino a ora, c’erano anche parecchie cose positive, i concerti innanzitutto. Anche le band più sgarrupate erano belle a vedersi sul palco e gli interminabili assoli erano spesso più digeribili e meno sonnolenti quando si poteva assistere al gesto “tecnico”, o se c’era anche dello spettacolo. Io non compravo i dischi Progressive, ma ai concerti ci andavo, perchè era una esperienza davvero notevole, e anche perchè prima di diventare tutti uguali eravamo ancora tutti diversi, e ogni tanto ci piaceva ritrovarci, oppure perchè, come ho detto, quello passava il convento e bisognava anche riuscire ad adattarsi.
Il Progressive ha prodotto anche alcune cose formidabili, una fra tutte lo splendido Tubular Bells di Mike Oldfield, sul quale ho letteralmente consumato molte puntine del mio giradischi e poi ha portato, per la prima e forse ultima volta, la musica italiana all’attenzione del mondo intero e questo è, comunque la si metta, motivo di vanto e orgoglio: io ho visto dal vivo quelli che erano mostri sacri del Progressive e nessuno di loro valeva la PFM o il BMS, nemmeno i più celebrati, credetemi. E poi Le Orme producevano una musica avanzata e nel contempo godibile mentre i New Trolls potevano letteralmente fare tutto, dalla musca classica agli hit spacca orecchie, al mondo non ce n’erano altri come loro. E che dire degli Osanna
? già il fatto di avere ispirato tutti (e sottolineo tutti, direttamente o indirettamente) quelli che si dipingevano la faccia dovrebbe consegnarli alla fama eterna, senza tener conto di quanto hanno prodotto di originale e innovativo. E insieme a loro ce n’erano tanti, a volte geniali, a volte no, ma tutti insieme stupirono il mondo e ci fecero credere che lo avrebbero conquistato. Non andò così perchè per conquistare il mondo bisogna prima conquistare l’America e l’America non ne voleva sapere più di tanto del Progressive, poi il Punk, come si sa, spazzò via tutto. Quando alla fine successe io mi procurai un giubbotto di (finta) pelle e finalmente riuscii ad ascoltare in giro, e non solo nella mia cameretta, un po’ di sano rock’n’roll anche se, incredibile a dirsi, un po’ mi dispiaceva per la scomparsa del Progressive e ora che se ne era andato via, grazie al cielo, non senza una certa sorpresa mi accorsi di sentirne la nostalgia. La gente è strana, vero? così strana che ora ho addirittura comprato la ristampa in CD di qualche disco di quei tempi lì, forse solo per ricordarmi meglio l’adolescenza oppure perchè ora riesco a scorgerci dentro qualcosa che non mi riusciva di scorgerci prima, forse proprio a causa di quell’adolescenza. Senza esagerare, però, non sono certo diventato un fan del Progressive!!! E dire che il Progressive nasce da un “genere” che a me piace molto: dalla psichedelia e dal rock acido che proprio in America vide la luce, a San Francisco, e che fu portato in Europa dai Beatles. Poi da Hey Jude ai King Krimson il passo fu breve e, mentre negli USA non riusciva ad attecchire davvero, in tutta Europa il verbo si diffuse rapidamente, forse per ragioni culturali, forse non lo so.
Io non sono un critico e tutto quello che posso fare è spremere un po’ di ricordi e provare a regalarveli, sperando di riuscire così a divertirvi. Chissà se ci sono riuscito anche questa volta.
che dire? forse che sì, forse che no…
beh a leggere bene tra le righe, è la più bella e profonda dichiarazione d’amore per un genere che hai “finto” di disprezzare.
Ma lo sai che quando Mike Oldifield ha scritto ed inciso Tubular Bells (suonando peraltro tutti gli strumenti) aveva appena 19 anni?
Ma va,va, Maestro …
Difficile esporsi dopo tale giudizio da intenditore, ma per mia umile opinione, come sai, facilona, oso dire che il passo tra Aqualung e Mike Oldfield e’ lunghino. Non sopporto a pelle “Tubolar bells”, reggo abbastanza il primo, non ascolto i Pink Floyd, ma cerco i Led Zeppelin. Forse non accetto le vere vene di Progressive.
Sette?