Passione
Tutti voi, miei cari 7 lettori, conoscete John Turturro, vero? è quell’attore specializzato in parti di supporto, di antagonista o anche solo da caratterista ma che, quando è stato chiamato a interpretare ruoli da protagonista lo ha fatto in maniera squisita, cito fra i tanti titoli solo “La Tregua” tratto dal racconto di Primo Levi. John Turturro è quell’attore del quale registi come Spike Lee o i fratelli Cohen non possono e non vogliono fare a meno, è quell’attore che se gli Oscar valessero qualcosa ne avrebbe in bacheca almeno una trentina invece dello zero attuale.
John Turturro è una persona speciale, naturalmente, con valori importanti quali la famiglia e l’amore per le proprie origini valori che lo hanno portato rispettivamente a rimanere felicemente sposato con la stessa donna, Katherine Borowitz, per ormai quasi trent’anni, caso più unico che raro nel panorama “artistico” holliwoodiano, e a realizzare il film di cui sto per straparlare: Passione.
Passione non è il primo film scritto e diretto da Turturro ma il quarto (nel momento in cui scrivo ne è stato annunciato un quinto) e ognuno dei suoi film è prezioso per qualcosa di particolare e bello per qualcosa di generale, le sue non sono, per intenderci, pellicole girate tanto per non avere vuota la casella “Director” di IMDB, ma appartengono al cinema d’autore, di stile americano è vero, ma dal cuore europeo, anzi italiano, anzi siciliano.
Quando Passione uscì, i dotti, medici e sapienti di bennatiana memoria si scatenarono nello spiegarci quanto fossero rimasti delusi e amareggiati dal risultato, ci dissero che il film era una occasione sprecata, che non aveva un vero e proprio corso filologico e che non trattava realmente della musica del sud ma di qualcosa di molto più leggero e demagogicamente popolare. I dotti medici e sapienti son fatti così, a un’anteprima sono abilissimi a riconoscere la qualità del buffet e basta.
Non si rendono neanche lontanamente conto di non possedere i mezzi culturali, morali e addirittura fisici per giudicare un attore/regista del calibro di John Turturro, oltre a non avere neppure il diritto di farlo essendo lui un vero artista e loro solo dei volgari parassiti. E poi, come sempre, non avevano capito niente.
John Turturro, siciliano di origine, in Passione sceglie la musica per attraversare e fotografare la capitale del sud, Napoli, nella tragica eleganza dei suoi angoli più degradati o nella maestà della sua storia, nella sua cultura multietnica, nelle sue movenze indolenti, nella sua gente troppo umana o troppo disumana, nella sua femminile bellezza. Io credo davvero che se avesse dovuto fare un film su Katherine Borowitz l’avrebbe fatto così, pieno d’amore e di desiderio di mostrare al mondo quello che l’ha fatto innamorare di lei.
La musica è soltanto un pretesto, perchè la musica è parte di Napoli ed è giusto così, ma è la musica di tutti i giorni, quella dei quartieri, nulla di culturalmente superiore o con ambizioni accademiche: Turturro porta la sua cinepresa dentro la città e incontra i cantanti che fanno quello che sanno fare meglio, cantare, e i cantanti sono tanti, tantissimi che citarli tutti farebbe diventare questo articolo una lista della spesa. Io sono un fan di Pietra Montecorvino e citerò lei, come citerò Peppe Barra perchè non si può non farlo e anche James Senese, che quelli della mia età san bene chi è, e poi Angela Luce con la sua voce magnifica e quella avvenenza del sud che può essere definita in molti modi, ma che rimane soprattutto indimenticabile.
Passione è davvero un bel film che scorre via tra belle immagini che oscillano tra la Napoli classica e quella reale, un film pieno di colori caldi e di artisti che cercano di far parte di questi colori dando il meglio di se’. Un film che dura troppo poco, secondo me, e che una volta finito vien già voglia di rivederlo. Ma questo solo perchè io non sono nè dotto, nè medico, nè sapiente.
Un piccolo promemoria…