Ogni volta che te ne vai
Il primo incontro tra Lui e Lei, da bambini, è funestato da presagi di morte ma anche colorato di danza e musica. Un incontro denso di magia e di indizi d’amore. Lui ha un grande sogno: calcare il palcoscenico con alle spalle una strepitosa band, Lei è un tipetto poco raccomandabile, lo si capisce praticamente subito.
Il presente è tutto meno che rose e fiori e l’amore non è stato neppure affrontato decentemente o almeno dichiarato anche perchè le occasioni per farlo non fioccano copiose come usa fare la neve d’inverno: Lei va e viene senza alcun preavviso, non si sa che posti frequenta e quale gente conosce, non si capisce cosa pensa o cosa vuole e c’è la seria possibilità che sia completamente sbarellata. Lui è diventato l’artista che bramava di essere, o quasi. Ci sono meno fuochi d’artificio di quelli che s’immaginava da piccolo e la sua band è sì fedele, ma anche tristemente dimessa e del tutto senza ambizioni, insieme consumano le assi di scalcagnati palcoscenici sovrastanti pubblici disinteressati e alquanto sparuti, a palese dimostrazione che i sogni son più facili da sognare che da realizzare.
Poi, come fa sempre, Lei riappare all’improvviso ma questa volta, sembra, perfino con intenzioni radicalmente nuove se non addirittura giudiziose, appare nuova anche come persona e probabilmente intenzionata a costruire qualcosa di importante e duraturo con Lui, finanche aiutarlo con la sua musica. E quando, in seguito a una scommessa, accetta di dividere il microfono con Lui tutto cambia, il successo arriva improvviso insieme alle prime pagine dei giornali e a tutto quel che ne consegue.
Però Lei è, come anche i muri sanno, totalmente inaffidabile e definitivamente svalvolata e come da copione proprio sul più bello svanisce nuovamente nel nulla scompaginando i piani di gloria del gruppo nonchè i progetti del padre di Lui che ha investito il proprio patrimonio sul talento artistico della nuova, sfavillante, coppia. L’ennesima fuga di Lei però, diversamente da quelle precedenti, questa volte getta Lui, che aveva davvero creduto alla loro unione artistico-sentimentale, nella più profonda depressione, con le automatiche conseguenze umane che possiamo facilmente immaginare avendole viste in moltissimi altri film: abbruttimento, distacco, disperazione, lacrime. Neppure la banda si risparmia in quanto a guai: il sassofonista se ne va perchè allettato da una buona offerta professionale e il batterista, che già in precedenza aveva dimostrato più volte di avere la serie completa di rotelle fondamentali definitivamente assente, entra in una specie di delirio violento in quanto abbandonato dalla sua adorata fidanzatina, fortemente intenzionata a diventar monaca.
Tutto è ormai perduto? niente affatto1 perchè Lei riappare all’improvviso e dopo alcune esitazioni (tutte comprensibili, ne converrete) Lui la riaccetta senza condizioni per ricominciare ancora da dove avevano lasciato: arruola un anziano sassofonista dongiovanni per sostituire quello dimissionario e così rimette in pista la banda, non prima di aver condotto il batterista in convento a tentar di recuperare l’ex promessa sposa che non ci pensa proprio ma che proclama a gran voce il suo ormai definitivo matrimonio con Dio e inorridendo quando il disperato drummer le grida che il matrimonio non è valido perchè Dio non c’è. Mentre la musica prende pian piano il sopravvento su tutto, un membro della banda muore improvvisamente e Lei rifiuta la proposta di matrimonio di Lui gettandolo, ovviamente, ancora nello sconforto. Ma non c’è davvero più tempo per fermarsi dal momento che il festival/concorso dal quale dipende il loro futuro successo è ormai alle porte e assolutamente inevitabile: la travolgente esibizione, la trionfale vittoria e il classico lieto fine sono, come ben sapete, obbligatori.
Avete forse immaginato del metallo pesante o dello scatenato rock’n’roll gridato dalle parti di Los Angeles o nelle strade piovose di Seattle? mi spiace deludervi, cari i miei 7 lettori, ma non ci avete preso per niente: siamo in una Romagna grigia dove il mare non si vede mai e i palcoscenici son quelli logori delle balere di provincia. La banda dove i nostri eroi militano si chiama i Califfi del Liscio, a palese dimostrazione che le epiche epopee delle band californiane o giù di lì, zeppe di plateali cadute e gloriose risalite, dissoluzioni e rinascite, follie latenti e musiche che incantano immense platee, sono perfettamente adattabili a situazioni tipicamente nostrane, addirittura di paese, con personaggi così romagnoli che avrebbero fatto sorridere anche anche Fellini. Lui e Lei sono Orfeo e Pamela, una sorta di Jim Morrison e Pamela (sarà una omonimia voluta?) Courson della mazurka, che litigano senza farsi troppo male e che non hanno alcuna intenzione di morire giovani, soprattutto perchè sono in Romagna, l’estate è a un passo è lì d’estate non è proprio il caso di morire.
L’unica cosa criticabile di questo film è il titolo, forse ispirato a una vecchia e bella canzone dei fratelli La Bionda, forse no, tutto il resto è davvero divertente e sicuramente, nel suo genere, un piccolo capolavoro firmato da Davide Cocchi e interpretato dagli ottimi Fabio De Luigi e Cecilia Dazzi.
Ogni volta che te ne vai vi piacerà a meno che non abbiate la puzza sotto il naso, in tal caso vi piacerà ancora di più. Visto l’argomento generale non poteva mancare un cameo di Raul Casadei, il padre del liscio che tutti i frequentatori di balera hanno nel cuore e che si tiene un posticino anche in quello di chi in una balera non c’è mai entrato: diciamoci la verità, chi di noi non non ha mai canticchiato la Mazurka di Periferia?
- Lo so, oggigiorno si usa dire “assolutamente no” e non “niente affatto” ma che ci volete fare? non riesco ad adattarmi alla nuova fragolonità della lingua italiacana… [↩]