Minima n°1
La musica non è solo nel pentagramma o tra le dita di un musicista, la musica è ovunque: nel rumore di un altalena, nello scorrere di un rosario, nel suono di un pallone che, colpito con forza, rimbalza per terra o contro le mani avversarie.
A sentir parlare Federica Stufi si fa improvvisamente pace col mondo. Sarà per quell’accento toscano o per quel sorriso permanentemente stampato sulla faccia, ma non si può fare a meno di associarla a cose positive e allegre come la musica power pop (Knack e Cheap Trick, tanto per capirci), le patatine fritte con la coca-cola, le uscite fuoriporta primaverili, il miele di acacia e tutta l’altra roba buona e un pochino pericolosa che il creatore ci ha messo a disposizione. Che poi, è meglio metterlo subito in chiaro, il sorriso di Federica Stufi è come quello del Joker, ingannatore, perchè lei ha una sola cosa in testa che non vede l’ora di mettere in pratica: con una schiacciata devastante fare un buco nel tuo campo e se provi a far muro, come diceva il buon Dan Peterson si badi bene in senso positivo, possibilmente romperti anche un braccio. Io amo Federica “Joker” Stufi non solo per il suo sorriso o per l’accento toscano ma soprattutto perchè ha giocato per un po’ nella mia squadra e tutte le ragazze che hanno giocato nella mia squadra, per quel che mi riguarda, continuano a giocarci, non posso smettere di tifare per loro solo perchè si sono trasferite da un’altra parte. Anche Sofia Arimattei ha giocato nella mia squadra e per lei ho una venerazione quasi compulsiva: è talmente forte che non ci si crede, difesa, attacco, ricezione, se avesse una battuta al salto a 200KmH non starebbe qui ma nei fumetti al posto di Wonder Woman.
Sofia ha un sorriso non così frequente come quello di Federica ed è facile associarla a qualcosa di meno esplosivo ma più stabile e istituzionalizzato come il blues, il ragù ai funghi della nonna, le vacanze estive, i concerti di Francesco Guccini. Sofia è una di quelle persone che con la sua presenza rende migliore quel che ha intorno a sé, la squadra di Bologna quest’anno, la mia l’anno scorso.
Sabato 3 novembre Federica e Sofia, in diretta televisiva, hanno perso contro Conegliano e io me la sono presa a male, perchè tifavo per loro non certo perchè ho qualcosa contro la squadra veneta. Ma non si può mica sempre vincere, ne converrete, quindi nei rari momenti nei quali non stravedevo per le mie due beniamine, mi sono limitato ad ammirare la bravura della palleggiatrice di Conegliano, la ventenne piemontese Letizia Camera e il bellissimo palazzetto di Bologna, suggestivo nelle sue gradinate “a muro” e, purtroppo, non abbastanza pieno. Bolognesi, tutti quegli spalti vuoti stanno aspettando voi, voi invece cosa aspettate?
La rubrica che ospita questo articolo e che, spero, ne ospiterà altri, non vuole essere un omologo pallavolistico di Come una partita dell’Inter, la bellissima serie portata avanti dal Moro, lì il livello letterario è alto e il calcio si intreccia con la vita, generando qualcosa che oscilla tra Nick Hornby e Gianni Brera (gli articoli su Il Giorno di Gianni Brera sono tra le cose più belle che io abbia mai letto su un quotidiano). Qui ci saranno solo piccoli appunti sulla pallavolo, idee e pensieri così come mi vengono in mente, senza alcuna intenzione precisa. Probabilmente ci sarà la mia squadra del cuore e un amore per questo sport che, se la memoria non mi fa qualche scherzo, dura ormai da 42 anni.
Domenica 4 novembre la mia squadra ha giocato contro Pesaro. Che forse non si fa più chiamare Scavolini Pesaro ma che quando gioca ci mette tutto l’orgoglio della sua storia e getta in campo una centrale diciottenne, Cristina Chirichella, che pare una veterana navigata con la non trascurabile capacità di mettere a segno anche parecchi punti. Noemi Signorile era l’indimenticata ex dell’incontro e, lo sapete, per questo ha un posticino stabile nel mio cuore di tifoso. E’ stata brava, precisa, ispirata e difficile da leggere, se Pesaro ci ha messo in serie difficoltà il merito è quasi tutto suo e questo suo merito avrebbe reso meno amara una eventuale nostra sconfitta. Però abbiamo vinto noi per 3 a 1 e, lasciatemelo dire, dopo aver perso l’anno scorso tante partite per 3 a 1, giocando alla pari con le avversarie, vincere con il medesimo risultato una partita tirata fino all’ultimo punto è stata una soddisfazione speciale.
Il nostro gioco non è ancora perfetto, dobbiamo migliorare un po’ in tutti i fondamentali, ma miglioreremo. Non c’è molto altro da dire. Nella mia squadra ci sono alcune giocatrici che sono stelle di prima grandezza e io non vorrei mai parlare di loro, perchè già ne parlano tutti. A me piacciono quelle atlete che stanno fuori e che sono chiamate di tanto in tanto a dare il loro contributo quando la squadra ne ha bisogno, voi le chiamereste riserve, io invece le vedo come la reale forza del gruppo, come per esempio la straordinaria Rossana Zauri mandata ormai regolarmente in campo a dare man forte in ricezione o in difesa e che a ogni occasione fa pesare il peso della sua notevole classe, o la magnifica Monika Potokar che contro Pesaro è stata buttata dentro due volte per un tempo totale che forse non ha sfiorato il minuto e che in quel minuto scarso ha piazzato due punti e una ricezione perfetta. Queste ragazze sono quelle che ci porteranno in alto, non solo le “titolari”, mi perdonerete, quindi, se parlerò poco dei grandi nomi della mia squadra e mi soffermerò più volentieri sulle ragazze che aspettano il loro momento in panchina o nella zona di riscaldamento. In fondo questo è l’unico atteggiamento che la mia “cultura rock” mi permette di avere. Sapete di quel che parlo, vero?
Alla prossima