Minima n°7
La musica non è solo nel pentagramma o tra le dita di un musicista, la musica è ovunque: nel rumore di un altalena, nello scorrere di un rosario, nel suono di un pallone che, colpito con forza, rimbalza per terra o contro le mani avversarie.
Che cosa ci fa un musicista tra le cose della pallavolo, oltre a tifare per la sua squadra preferita? lo stessa cosa che ci farebbe un muratore: filtra tutto attraverso le proprie competenze che per un muratore si possono concentrare sulla struttura del palazzetto dove si sta giocando mentre per un musicista sulle canzoni, incredibilmente sempre sbagliate, che ci suonano dentro. D’altra parte chi vive nel mondo della pallavolo deve mica essere un esperto di edilizia o di musica, il suo compito è un altro anche se, ammettiamolo, se non mettesse becco nella costruzione dei palazzetti lasciando l’incarico agli esperti e facesse scegliere la musica ai musicisti, tutto andrebbe un po’ meglio. Ma nulla andrà meglio, giacchè ben sappiamo d’essere italiani, popolo di santi, navigatori e tuttologi, gente che vota i partiti con le medesime motivazioni per le quali tiene a una squadra di calcio: una scelta infantile e che quando la squadra/partito si dimostra indegna/ladro preferisce abbandonare la politica/sport piuttosto che ammetere la superiorità morale degli altri. Un nostro amato ex presidente ritiene che siamo un paese di merda e qualche ragione bisogna pur dargliela, anche se per motivi differenti da quelli che lui sostiene. Davanti a un certo schifo si sente sempre più spesso la frase “Mi vergogno di essere italiano”, ma è una frase sbagliata, cari i miei 7 lettori, perchè se siamo un popolo di merda è colpa della gente di merda, non nostra, non dobbiamo vergognarci di essere italiani, dobbiamo vergognarci che lo siano loro.
Debbo confessare che io trovo buona quasi tutta la musica compresa quella usata durante le nostre partite che, conseguentemente, può continuare a essere diffusa indisturbata, così come trovo interessante perfino l’architettura di certi palazzetti, addirittura la più sconclusionata che a ben guardare potrebbe tranquillamente rivelare una certa logica, forse schizofrenica, ma comunque logica. La vedo così perchè secondo me c’è del bello in tutto, non solo nel Flauto Magico di Mozart, nelle Forme uniche della continuità nello spazio di Umberto Boccioni, in quello scarto a sinistra di Gigi Riva, una attimo prima di segnare il 3-2 nella semifinale contro la Germania nel campionato del mondo di calcio 1970, nel dolore di Giovanni Pascoli e di quella Cavallina Storna che ci affligge, a noi più anziani, fin dalle elementari, nella Scuola di Atene di Raffaello, in un balzo di Rudol’f Nuriev, nel pensiero di Cartesio, nel Primo Teorema di Euclide. Mi spiegate, cosa ci trovate di brutto nel terzo pallonetto consecutivo che prendiamo tra posto cinque e posto quattro? basta questo o una diagonale impossibile di Taismary Aguero per farvi inviperire e perdere di vista la bellezza di quel che andiamo a vedere tutte le sante domeniche al palazzetto dello sport? abbiamo perso un’altra partita in casa, e allora? siamo meno forti di quel che credevamo, e allora? ma avete o no speso un po’ di tempo a notare cosa ha fatto Alisha Glass in quel pezzetto di taraflex che calpestava? avete visto la velocità delle sue alzate, le sue finte e tutto il resto o stavate solo a disperarvi per la sconfitta che era evidente già a metà del primo set? chiunque avrebbe perso contro Alisha Glass domenica sera, non solo noi, che a quei livelli in Italia ci sa giocare solo Francesca Ferretti. Gli allenatori della domenica, alla pallavolo, non servono, lasciamoli al calcio, per favore che lì ci sguazzano.
La pallavolo è bellezza pura e, rispetto a quella maschile, la femminile perde sì in potenza ma acquista in grazia e tecnica al punto che nell’elenco che ho fatto sopra starebbe bene tra Raffaello e Nuriev, sarebbe perfetta proprio prima del Quarto Movimento della Nona Sinfonia di Beethoven dove tutte le voci gracchianti e querule dei critici a tempo perso e degli allenatori della domenica si rivelano per quello che sono: solo un insopportabile fastidio. Smettetela una volta per tutte e godetevi questo dannato, meraviglioso sport, che per incazzarvi avete tutto il resto.
Io non sono quel grande musicista che voi immaginate, pur se riesco a cavar qualcosa da ogni strumento che mi passa tra le mani. Tutto sommato potrei perfino essere un artista, se non altro nelle intenzioni, e anche se ho ammesso di apprezzare l’orribile musica che, a un volume sempre sbagliato, viene diffusa nei palasport, dovessi sceglierla io opterei per qualcosa di diverso. Per esempio mi farei ispirare dalle atlete in campo associando a ognuna di loro una canzone. Non delle dediche, non completamente, mi limiterei a scoprire qual è il brano che ogni giocatrice mi suggerisce.
Ci provo subito, usando alcune delle atlete che preferisco e promettendovi che nei futuri articoli sulla pallavolo ci sarà molta più musica che in quelli passati.
Hey Jude singolo dei Beatles: Francesca Piccinini. Lo so che Francesca merita una scelta molto più ragionata ma, vedete, io l’ho vista alla prima giornata di campionato piangere di fronte ai suoi vecchi tifosi, quelli che l’avevano sostenuta per ben tredici anni e non ho potuto fare a meno di pensare “Ehi Picci, non essere giù, prendi una canzone triste e rendila migliore”. E sapete una cosa? lei lo ha fatto davvero, giocando sempre al massimo, capeggiando tutte le classifiche di rendimento della squadra e dimostrando ogni volta qual grande campionessa lei sia. Se anche rimanesse con noi soltanto per quest’anno sarà stato comunque bello averla avuta e poi persa che non averla mai avuta.
Good Lovin’ da Shakedown Street dei Grateful Dead: Rossana Zauri. Se non fosse una ragazza del nord sarebbe una tipica bellezza del sud, non c’entra niente ma lo dovevo dire come debbo dire che Rossana Zauri è una delle giocatrici più forti che io abbia mai visto e anche la più sottovalutata, dal momento che sta in panchina da noi mentre potrebbe essere titolare ovunque. Good Lovin’ è una canzone così, apparentemente semplice e invece piuttosto complessa, dalle atmosfere calde che ricordano il sud e cantata, nell’interpretazione dei Grateful Dead da Ron “Pigpen” McKernan, il loro membro migliore e contemporaneamente più sottovalutato. La versione incisa in Shakedown Street ha come vocalist Bob Weir che cerca di imitare il timbro dell’amico scomparso prematuramente cinque anni prima.
Rock Me Baby di B.B. King: Marta Bechis. Ma voi l’avete mai vista giocare Marta Bechis? ne avete mai vista un’altra coniugare in modo così perfetto tecnica e grazia? Lei è quella che potrebbe scuoterci e arrotolarci a suo piacimento e dopo farci sognare coppe luccicanti piene di scudetti tricolori. Se solo lo volesse.
I want you by my side di Bill “Jazz” Gillum: Carmen Turlea. Cosa dire alla mia giocatrice preferita se non che vorrei averla sempre, per sempre, dalla nostra parte? gli anni passano e sto cominciando a rendermi conto che forse non tornerà mai con noi, che forse non si ricorda neppure di noi, ma sperare non costa nulla, vero?
All the small thing da Enema of the state dei Blink-182: Francesca Ferretti. Ogni piccola cosa che Francesca Ferretti fa in un campo di pallavolo è geniale. E quando non lo è non me ne accorgo perchè, lo sapete, lei è l’altra mia giocatrice preferita e la vedo in maniera un po’ speciale, esattamente come voi, quando rimirate la Dama con l’Ermellino di Leonardo da Vinci, ne scorgete solo la perfezione e non perdete tempo a cercare i difetti, che tanto non ce ne sono.
Tubthumping dei Chumbawamba: Indre Sorokaite. Immaginate di tifare per una squadra e immaginate che a metà campionato la giocatrice più forte di questa squadra venga ceduta senza che a voi tifosi venga fornita alcuna spiegazione plausibile. Questo è ciò che è capitato a quelli che sostengono la mia squadra. Se si trattasse di calcio sarebbe stata messa su una rivolta noi invece abbiamo lasciato correre signorilmente perdendo così, signorilmente, una giocatrice meravigliosa. Lei però tornerà perchè è fatta di una pasta che non ce n’è più in giro, perchè è una abituata a lottare fin da quando era bambina e sciocchezze come questa non possono in alcun modo buttarla giù anzi la rendono ancora più forte e determinata. Indre Sorokaite, il martello degli dei!
You are so beautiful di Joe Cocker: Maurizia Borri. Se le regole della lega non fossero così inutilmente complicatate Maurizia Borri sarebbe stata per anni la nostra grandissima capitana, poichè giocava nel ruolo di libero le è stato tolto questo sacrosanto diritto. Deve però essere chiaro a tutti, soprattutto ai nuovi tifosi, che lei è molto di più che una capitana, molto di più che una bandiera, lei è l’anima della nostra squadra dal 1998, mannaggia, con solo una piccola pausa per andare a divertirsi un po’ a Busto Arsizio. Quando nella stagione 2011/2012 i tifosi di Busto vennero a Torino la trattarono come una regina, e noi non siamo stati capaci di organizzarle una festa, una partita d’addio, quando ha deciso di lasciare l’attività agonistica. You are so beautiful è una splendida canzone di Billy Preston interpretata, a volte con risultati complicati, un po’ da tutti, ma la versione migliore resta quella di Joe Cocker. Ascoltare per credere. I veri appassionati non ti hanno dimenticata, Maurizia, grazie per tutto quel che hai fatto per noi. You are so beautiful.
Grazie Anna, comunque su Stonehand Express non si dice Volley ma pallavolo 🙂
Sono veramente colpita dall’ironia e dalla bellezza di questi articoli sul volley. Se si parlasse sempre così dello sport, lo sport in Italia sarebbe migliore.