Minima n°2
La musica non è solo nel pentagramma o tra le dita di un musicista, la musica è ovunque: nel rumore di un altalena, nello scorrere di un rosario, nel suono di un pallone che, colpito con forza, rimbalza per terra o contro le mani avversarie.
Francesca Ferretti è una delle mie due giocatrici preferite. Molte sono le giocatrici che “preferisco” ma due sono al di sopra di tutte e Francesca Ferretti è una di loro. Lo ammetto con tutta franchezza, a innalzarla in tale posizione di classifica hanno contribuito tantissimo i tre anni che ha trascorso nella mia squadra, ma poi ci ha messo del suo, e tanto, per affrancarsi da questo e rimanere ancorata nelle top position, per esempio quell’illeggibilità che non tutte le atlete che giocano nel suo ruolo hanno e che è parte integrante del suo grande talento, quella forza che traspare dagli occhi, quella classe immensa e quel suo essere vero leader della squadra che deve guidare, qualità davvero difficile da trovare, tutte caratteristiche che l’hanno portata a conquistare importantissimi traguardi a Pesaro e, lo sapete, a scalare le mia classifica personale di gradimento. Non tralascerei neppure quella sua faccia a Denominazione di Origine Controllata, così dettagliatamente caratterizzata da una bellezza meravigliosamente emiliana, che rende complicato non diventare suoi fan. Francesca Ferretti è una giocatrice fortissima, indimenticabile e impossibile da non amare.
Invece Carmen Turlea è la mia giocatrice preferita in assoluto, e questa mia preferenza va oltre il fatto che anche lei ha giocato nella mia squadra del cuore, perchè era in essere da prima che la mia squadra del cuore diventasse tale, dai tempi della mitica Pallavolo Femminile Matera. Lo stato italiano di volta in volta ha immaginato ponti sullo stretto, dighe per fermare l’acqua alta veneziana, megaospedali innalzati su terreni paludosi in qualche zona sperduta del nord operoso e per niente sciupone, superaeroporti supereuropei e non ha trovato mai il tempo di far passare una linea ferroviaria da Matera, una delle più belle città del mondo a fortissima vocazione turistica. Questa città dimenticata dallo stato Italiano è riuscita a produrre una squadra che, nei suoi pochi anni di vita e prima di chiudere i battenti nel 2000 per mancanza di risorse, ci ha regalato quattro scudetti, tre coppe Italia, due coppe dei campioni, due coppe cev e una supercoppa europea.
Carmen Turlea arrivò a Matera poco più che ventenne, sicuramente in automobile o in autobus visto che la ferrovia non c’era allora come non c’è adesso, vi rimase tre anni e fu tra quelle che assistette al canto del cigno di quella leggendaria squadra, non vinse nulla ma riuscì a entrare nei cuori di tutti i tifosi. Per me lei rappresenta la pallavolo, è tutto quello che mi piace nella pallavolo femminile: tecnica sopraffina, forza e grazia, tenacia e bellezza, preparazione atletica, agonismo e serenità, voglia di giocare per sempre. Prima che essere tifoso di quella che dal 2002 è la mia squadra del cuore, prima di essere tifoso della pallavolo, femminile o maschile che sia, sono tifoso di Carmen Marinela Turlea, classe 1975, che a ogni partita diventa più giovane e più forte, che non smetterà mai di giocare perchè perfino il tempo si inchina davanti a lei.
Cosa succede se le mie due giocatrici preferite giocano nel medesimo team, insieme a Manuela Secolo, un’altra ex della mia squadra del cuore e per questo, lo sapete, per me sempre parte della “famiglia”? cosa succede se questa squadra si chiama Piacenza e ci sconfigge per tre a zero?
Manuela Secolo è una di quelle giocatrici che a trovarle si trova un tesoro. E’ una atleta completa, abile in ogni fondamentale, dal rendimento sempre altissimo, sinceramente non capisco che cosa ci faccia lì a Piacenza, dovrebbe essere ancora con noi, ma naturalmente non sono io a decidere queste cose, vero? e naturalmente voi volete ancora sapere cosa si prova a vedere le proprie giocatrici preferite giocare altrove e sconfiggere la propria squadra del cuore.
Che cosa posso dirvi? qui in Italia il supporto a team sportivi paga sempre dazio al tifo calcistico ed è molto difficile fare emergere un punto di vista diverso o almeno spiegarlo e serve a poco dire che la Pallavolo è diversa dal calcio e che quella femminile è diversa da quella maschile. Maschile o femminile che sia la pallavolo è una questione di amore e io sono almeno quarantadue anni che amo questo sport, è quindi possibile che il mio modo di vedere le cose sia un po’ troppo personale o legato ai bei tempi andati, ma la sconfitta con Piacenza non mi ha reso felice per le mie giocatrici preferite e non mi ha reso triste per la mia squadra del cuore. E’ pallavolo, capite? non è calcio, non è football e non è nemmeno volley, è semplicemente pallavolo, quella che nel ’70 giocavamo malissimo nel cortile della scuola immaginandoci di essere la Panini Modena, e questo perchè il grande Giuseppe Panini inviava praticamente a vita e quasi gratis, del materiale sulla pallavolo a tutti i ragazzini che glie lo chiedevano, ed erano cose bellissime: fumetti, adesivi, foto. Un pacchetto bianco che, ogni mese, riempiva la cassetta della posta con mezzo chilo di amore per questo sport. La pallavolo non è il calcio, ve lo ripeto, e le sconfitte, come le vittorie, passano in secondo piano davanti alla bellezza di questo sport e all’amore che ispira. Una sconfitta è solo una sconfitta, ci sarà una nuova occasione per vincere la domenica successiva, e se non sarà la domenica successiva sarà un altra, e se non sarà quest’anno sarà il prossimo e se non si vincerà mai più, se la nostra squadra del cuore scomparirà proprio come è scomparsa la mitica Pallavolo Femminile Matera, ci rimarrà comunque questo sport, così bello da vedere, così facile da amare.