Minima n°11
La musica non è solo nel pentagramma o tra le dita di un musicista, la musica è ovunque: nel rumore di un altalena, nello scorrere di un rosario, nel suono di un pallone che, colpito con forza, rimbalza per terra o contro le mani avversarie.
Ho appena scoperto che Veronica Taborelli giocherà, nella stagione 2014-2015, in un posto dal nome impronunciabile situato probabilmente in Germania o da quelle parti lì. In passato vi ho già parlato di Veronica, di conseguenza sapete bene che, oltre a essere una magnifica atleta, si porta appresso un sorriso hollywoodiano che dovrebbe essere costantemente monitorato da una equipe di oculisti di chiara fama internazionale, considerando i danni che potrebbe causare se lo si dovesse guardare privi di efficaci occhiali da sole. Avere un pregio e non metterlo in evidenza è un po’ come non averlo e tanta gente, dotata di un arma simile, è propensa a nasconderla per ragioni tutte da immaginare, fortunatamente questo non è il caso della nostra schiacciatrice ex-Scandicci che il suo sorriso lo sfoggia senza soluzione di continuità: quando con una battuta fa volar via pezzi di taraflex per tutto il palazzetto, quando mette a terra un punto, quando il punto lo fanno le sue compagne e perfino quando il punto lo fanno le altre o viene clamorosamente murata.
Tutto questo vuol dire una sola cosa: che lei a giocare si diverte un sacco e ci tiene a dimostrarlo mentre gioca. D’altra parte non è la sola, anzi, la maggior parte delle sue colleghe non è da meno e quasi sempre, durante una partita, è facile incrociare risate, sorrisi e roba affine.
Lo capite adesso perché mi piace la pallavolo?
Guardate ora una partita di calcio, gli atteggiamenti litigiosi e violenti dei giocatori, gli insulti, le scorrettezze, i volti contratti e deformati dalla tensione e poi ditemi dov’è il divertimento, dov’è la gioia di giocare e la voglia di condividere questa gioia, dov’è l’esempio per le nuove generazioni, per i bambini che dalla televisione traggono non solo squallidi esempi di vita ma pessimi esempi sportivi che se fossimo un po’ meno ipocriti definiremmo tranquillamente antisportivi. Certo, a bocce ferme qualunque calciatore declamerà solennemente valori e codici di stampo decoubertiniani, ma quello che poi succede in campo smentisce platealmente ogni frase fatta, ogni perbenismo di facciata.
Purtroppo tutto lo sport a squadre, in Italia, deve in qualche stupido e bizzarro modo pagar dazio al calcio, dal tifo organizzato che tambureggia e coreggia dagli spalti proprio come fanno gli ultras del football, all’organizzazione stessa dei campionati. Ma ditemi, perché non possiamo pensare a qualcosa di diverso? perché invece che fare partite di andata e ritorno non possiamo farle di andata, ritorno e riritorno in campo neutro, e dopo conteggiare i punti globalmente per poi dividerli per tre alla seconda? Perché mai dobbiamo giocare una coppa Italia? Perché alcuni tifosi adoperano termini semiguerreschi o pseudoeroici o densi di sacrificio militaresco, imparati direttamente in uno stadio e non si ispirano invece, per esempio, a Dante Alighieri che come soluzioni di bellezza linguistica è sicuramente un tantinello meglio di un gruppo di ultras del pallone? A differenza di altre realtà sportive noi abbiamo la fortuna avere giocatrici che, oltrre a essere fantastiche atlete, sono un vero esempio per tutti, per le giovani praticanti, per i dirigenti e per noi tifosi che, anche se non scendiamo in campo (e meno male) dovremmo davvero deciderci ad arrampicarci alla loro altezza. Così magari cominceremo a meritarcelo davvero, questo sport.
E anche per questa volta le mie elucubrazioni pallavolistiche volgono al termine, vi invito a guardare con attenzione la composizione del prossimo campionato e ad indovinare per quale squadra farò il tifo, intanto io mi preparo a vedere Italia-Turchia che comincerà tra meno di un ora: avere la pallavolo in TV, nel weekend di ferragosto, è proprio una figata, voi state pure a rosolarvi in spiaggia.