Dentro sono un percussionista. Non lo sono diventato anche di fuori perchè ho un senso del ritmo talmente evoluto e avanzato che risulta incomprensibile alla maggior parte delle altre persone. Se debbo proprio essere sincero a volte risulta leggermente incomprensibile perfino a me stesso e questa è proprio una cosa bellissima, oppure bruttissima, comunque davvero strana. Insomma, vedetela un po’ come più vi piace, un giorno però vi parlerò del mio senso del ritmo e vi garantisco che ci sarà da divertirsi… 😆
Da ragazzino avevo un bellissimo paio di bonghi che suonavo con foga estrema e una tecnica che stava esattamente a metà tra le rullate più assatanate di di Keith Moon e il crepitare delle mitraglie durante lo sbarco in Normandia. L’entusiasmo era notevole, e riuscivo perfino ad andare a tempo piuttosto bene ma, giusto mentre stavo per intraprendere la fantastica carriera del percussionista napoletano mi resi conto che i chitarristi stavano molto più in alto dei percussionisti nella considerazione e nella stima altrui e decisi quindi di gettarmi sulla sei corde, con i tragici risultati che tutti, ahimè, conosciamo. E mentre intraprendevo la fulgida e gloriosa carriera di peggiore chitarrista del mondo e probabilmente di tutti i tempi, mi rendevo drammaticamente conto che la figura del percussionista non stava davvero così in basso come pensavo nella stima altrui: come sempre avevo inteso fischi per fiaschi e fiaschi per frasche con il desolante e drammatico risultato d’aver ormai passato il tempo migliore, era già troppo tardi per tornare sui vecchi passi essendomi caparbiamente e inutilmente incaponito sugli strumenti a corda. Non suonai mai più alcuna percussione.
Non so bene dove voglio andare a parare con questo bizzarro discorso e non so neppure se sia vero o no, non ricordo… so che le percussioni mi piacciono molto e che mi piace suonarle e che non mi importa molto di come le suono…ci picchio su e non mi abbatto se lo “slap” è venuto una schifezza o se il “tone” è praticamente identico al “bass” che a sua volta è praticamente uguale allo “slap”, perchè io sono un percussionista ideale, mica uno vero, e come tale ho una tecnica ideale, la mia, quella di cui parlavo all’inizio e che tutto sommato mi basta e avanza. Ho una predilezione per le percussioni africane che, in qualche modo, trovo più “naturali”, ma in genere le amo tutte e in casa ne ho diverse. Ve ne presento qualcuna:
Il djembe, o djambe o, come dice Cabì, il Jambee!Quello che vedete qui è di taglia media, di marca Meinl e decorato con motivi africani. Il Djembe è uno strumento meraviglioso che, a padroneggiarlo, ci si sente simili a dei, o a stregoni, acquisendo la capacità di far muovere e ballare la gente a proprio piacimento. Lo si può suonare da seduti ma i migliori musicisti se lo legano al collo con una specie di imbracatura e riescono a ballare anche loro, mentre fanno ballare tutti gli altri. |
Cajon. Una volta ero convinto che fosse uno strumento della musica Cajun, quella della Luisiana per intenderci, poi ho capito che non era così, che il Cajon aveva una storia un po’ più complessa e molto romantica, quella che sicuramente ben conoscete e che se non conoscete un giorno vi racconterò.Il cajon è la “percussione perfetta”: sei un batterista ma non hai i soldi per comprarti una batteria? comprati un cajon e la batteria non ti servirà più. Il Cajon è in grado, da solo, di creare una grande moltitudine di suoni e timbri, inoltre, negli ultimi tempi, sono stati commercializzati piccoli accessori che lo rendono più versatile e completo ancora, rendendolo davvero il sostituto “portatile” della batteria, e nessuno vieta di suonarlo insieme a pedali, hi-hat e altro, creando un mix ritmico micidiale. Da solo, il Cajon, è comunque più che sufficiente. Il mio è uno Schalloch. Gli strumenti Shalloch sono in genere molto abbordabili come prezzo ma di fattura e prestazioni abbastanza professionali. Il mio Cajon ne è una prova, costruzione accurata, cordiera regolabile, seduta antiscivolo prezzo che se ve lo dico non ci credete. Consigliatissimo.La cow-girl che si lucida gli stivali non è di serie, purtroppo, l’ho aggiunta io. |
La Darbuka è uno strumento assai affascinante, decisamente al di fuori di ogni mia possibilità di apprendimento: l’ho sentita suonare da musicisti turchi e sono rimasto frastornato dalla sua poliedricità e dalla bellezza di quel che ci si può cavare. La mia è di taglia media e di marca Meinl, io la imbraccio in modo corretto, appoggiata sulla gamba, ma poi la suono così, a sentimento, alla bersagliera o, insomma, a come viene viene. |
Il Doumbek. E’ un parente ultrastrettissimo dellla Darbuka, e si suona praticamente alla stessa maniera. Il mio è, in base a quanto dice la casa costruttrice Meinl, fabbricato secondo il metodo egiziano. E in mogano con la pelle non regolabile, Mi piace davvero molto. Ed è una delle percussioni che tormento di più. |
Sapete di che cosa vi voglio parlare, vero? è qualcosa che, se non pesasse l’ira di dio, mi porterei tranquillamente sempre appresso. È una conga, lo strumento inventato dal Diavolo per far ballare gli angeli in modo da riuscire a distrarli e potere così fare quel che gli pare in modo del tutto indisturbato. Diavolaccio! La mia è ancora Schalloch, da 12” quindi con il suono abbastanza grave. Le tecniche per suonare la conga sono complicate, sono molte e io non ne conosco neppure una. Ma a suonarla, sapete, comunque la si suoni, non sono solo le mani che si muovono, ma anche i piedi, le gambe il torso, la testa, le spalle. Non si riesce a stare fermi. Compratevi una conga e non avrete più bisogno di andare in palestra!!!! |
Amo molto i bongos, perchè, come ho detto all’inizio, sono stati le prime percussioni che ho suonato. I miei sono da 7,5″ e 6,5″, non che sappia bene cosa vuol dire, naturalmente. La marca è Millennium e il modello è MB202HWR. |
OK, ditemi chi di voi non è mai rimasto affascinato nel vedere suonare una washboard! Le Washboard come la mia sono strumenti musicali, con la parte suonabile in alluminio e la cornice in legno, si possono suonare addirittura a mani nude, ma una volta non era mica così, si trattava di vere e proprie assi da lavare completamente in legno e l’uso di cucchiai o ditali era indispensabile, altrimenti non si sentiva nulla. La prima volta che vidi suonale una washboard fu nel ’73, a Bruxelles,, era già una washboard “moderna”, ma curva e suonata con le spazzole da batteria, la immortalai in una foto che conservo gelosamente (solo per voi eccola qui a destra) |
Se vi piaceva Edoardo Bennato agli esordi capirete facilmente perchè ho messo su il tamburello a pedale, in ogni caso è la percussione che suono peggio, la ruggine accumulata negli anni di inattività mi consente ormai di suonare uno strumento per volta e non più, come un tempo tamburellare col piede, suonare la chitarra con le mani e poi cantare e suonare l’armonica…ma sapete com’è? non si sa mai. L’accrocchio in questione è costituito da ben quattro elementi: il pedale, credo di marca Dadi, il sostegno per la percussione, il sostegno per il tamburello e il tamburello Pearl da 6” ma che a volte sostituisco con altre percussioni montabili sul sostegno (e che vedete qui in foto)  |
Possiedo inoltre molte altre percussioni minori, forse, ma non meno divertenti.      |