Lettera a Francesco Guccini
Ciao Francesco, come te la passi?
ho sempre voluto scrivere un articolo su di te, ma cosa potevo dire che già non fosse stato detto? dipingere l’affresco che Luciano Ligabue ha dipinto nell’introduzione di Portavo allora un eskimo innocente è fuori dalle mie corde o forse, più semplicemente, oltre le mie possibilità, quindi ho sempre lasciato perdere. Recentemente ho però sentito l’urgenza di chiederti un favore personale, e poichè non ho il tuo indirizzo e poichè anche se l’avessi non lo userei e questo per “antica cortesia” come diresti tu o per non rompere le scatole, come direbbero altri, ecco che sfrutto il magico mezzo telematico per realizzare questa mia urgenza.
Ci sono delle cose che ho sempre voluto domandarti, Francesco, perchè, per esempio, a un certo punto non hai più suonato con Deborah? per noi fan della prima ora lei era un mito e vederla sostituita da altri ci ha provocato un grosso disagio. Quando ho scoperto che lei aveva inciso un disco, io l’ho cercato, inutilmente, per mesi, forse anni…
E ci sono delle cose che ho sempre voluto dirti, Francesco, per esempio che con l’Avvelenata avevi sbagliato perchè, sai, ci si può deresponsabilizzare solo fino a un certo punto e se decidi di volere stare su un palco e di incidere dei dischi, se proponi la tua arte, le tue parole, le tue idee, alla gente, bè qualche responsabilità ce l’hai, che ti piaccia o no. Per esempio io ho cominciato a scrivere canzoni per colpa tua. Uso la parola “colpa” anzichè “merito” per ovvie ragioni.
Cosa vuol dire essere un fan di Guccini della prima ora, ai nostri giorni? temo voglia soprattutto dire che si è decisamente avanti negli anni, meriti non credo ce ne siano, forse non c’è neppure la tua gratitudine per aver acquistato tutti i tuoi dischi: come mi spiegavi in quella canzone a te che io li comprassi o meno non importava un fico secco. Sarà per quello che, in verità, non li ho comprati tutti?
A quei tempi, lo sai, i soldi erano praticamente inesistenti, come diavolo lo compravi un LP? quando avevi qualche spicciolo in tasca occorreva controllare cosa c’era in cima all’infinito elenco dei desideri: i fumetti Corno, Linus, e i gialli Mondadori, gli Urania. Non sempre c’erano i dischi, i dischi a volte si compravano, più spesso si ascoltavano, e imparavano, a casa di amici. Quando è uscito Radici? nel ’72? io lo ascoltai, come da copione, in casa d’altri e decisi che volevo avere anch’io “la locomotiva”. Così andai alla Standa, che aveva un invidiabile reparto dischi, per accorgermi che i soldi che avevo in tasca non bastavano. Ma allora i dischi più vecchi, proprio come adesso, potevano costare un po’ meno dei nuovi e vicino a Radici vidi L’isola non trovata, che rientrava nel mio budget, della quale non conoscevo neppure una canzone e che comprai. Io possedevo Folk Beat no.1, e avevo ascoltato Due Anni Dopo e Radici, come cavolo era successo che mi ero perso l’Isola Non Trovata? Erano i tempi scarsamente mediatici, forse, ove le informazioni viaggiavano lente e ci si poteva tranquillamente perdere l’uscita di un disco, di un libro, di un film. Il tuo disco non è la sola cosa che mi persi, allora, questo è certo.
Molti dicono che il tuo capolavoro è Radici, altri dicono che il capolavoro dei Beatles è Sgt. Pepper o, al limite, Revolver. Per quanto concerne i Beatles si sbagliano sicuramente, basta ascoltare i primi dieci secondi di Rubber Soul per capire che è lui il capolavoro assoluto: Drive My Car! e poi Norwegian Wood e dopo Nowhere Man e Michelle e la splendida Girl l’aggressiva I’m Looking Through You l’innovativa In My Life la fantastica If I Needed Someone e la più sottovalutata di tutte: Run For Your Life dal riff evocante i futuri Lynyrd Skynyrd. Può Sgt. Pepper competere con questa incredibile massa di canzoni capolavoro? non credo proprio, quindi peerchè i critici non danno a Rubber Soul il giusto riconoscimento che si merita? cosa diavolo deve contenere un disco per essere considerato un capolavoro? quando i critici stabiliscono che Sgt. Pepper è il migliore album di tutti i tempi, sanno quello che dicono o si limitano a sparare cazzate istituzionali? Il tuo disco migliore è l’Isola non Trovata.
Quando lo portai a casa e gli appoggiai su la puntina immediatamente sentii qualcosa…era forse quell’eco corta, in stile John Lennon, o gli arrangiamenti piuttosto elaborati…non era ancora rock ma, e qui lo so che potresti anche prendertela a male, era quasi pop. Non erano i miei Rolling Stones ma un po’ Equipe 84 sì, e comunque era per me una cosa comprensibile e molto apprezzabile. Ora non la penso più così, ora penso che quegli arrangiamenti fossero eccessivi, ma l’oggi non ci interessa: allora erano perfetti. Quante volte ho cantato il Frate? l’orizzonte di K.D.? La collina? quanto ho penato cercando di rifare la chitarra di Deborah Koopermann in Un altro giorno è andato? Ma queste sono chiacchiere già sentite, le chiacchiere di tutti noi Gucciniani, tutto normale non fosse stato per quella dannata canzone. Quale? ma è ovvio, no? Canzone di Notte! una delle tue canzoni minori, mai citata da critici e studiosi, una canzone dalla melodia geniale, in primo luogo e dal testo gucciniano sì, ma fino a un certo punto, un testo semplice che potevo capire facilmente anche io, povero adolescente stupido, o almeno così credevo, ovviamente sbagliando. Pensai “questo lo posso scrivere anche io”.
Fu un clamoroso errore di valutazione, lo confesso, fra le centinaia di canzoni che da allora ho buttato giù non ce ne è neanche una che si avvicina a Canzone di Notte e così un po’ di anni fa ho lasciato perdere. Meglio tardi che mai, diresti tu, col cavolo dico io! se non fosse stato per te non avrei perso tutto quel tempo cercando di cavar melodie e concetti, cercando di esprimere sentimenti dei quali a nessuno fregava un tubo, cercando rime improbabili e metriche improponibili. Se tu avessi scritto, per esempio, Autogrill, prima di Canzone di Notte, io neppure ci avrei provato a seguire le tue orme. Che canzone incredibile che è Autogrill, ci puoi leggere Steinbeck, dentro, ci scorgi Keruak, intravedi Dylan, Pascoli, Carducci e forse ci sono dentro, un po’ anche io. E’ un quadro di Hopper, anzi cento quadri di Hopper. Sicuramente la tua canzone più riuscita. Se avessi scritto Autogrill nel ’72 mi avresti risparmiato un sacco di problemi
Quindi, caro Francesco, devi proprio rassegnarti: hai delle responsabilità ed è meglio che ci fai l’abitudine, a questo pensiero.
Ma cosa vuole dire essere gucciniani della prima ora? cioè per te noi gucciniani cosa rappresentiamo? ci vedi come molti commercianti vedono i propri clienti, cioè semplici fornitori di risorse? o ci consideri come Modena, un pezzo di strada buono per prendere la rincorsa per saltare da un’altra parte? Dimmi tu, Francesco, ma considera questo: io, e altri come me, per te abbiamo anche rischiato la vita! ti ricordi che quando venivi qui a Torino ci ammassavamo in molte migliaia in quel palasport la cui capienza ora, è data a tre, quattromila posti al massimo? se fosse seuccesso qualcosa, un incendio, saremmo rimasti tutti là dentro, soffocati o schiacciati…quindi, Francesco, che ti piaccia o meno, qualche diritto, io e gli altri, lo abbiamo. Ho perlomeno il diritto di dirti quel che penso e penso che il trittico Quello che non…, Farewell, Quattro Stracci, potevi risparmiarcelo! Non che siano brutte canzoni, anzi, mi chiedo però per quale ragione ti sei sentito spinto a confidarmi i tuoi fatti personali. Io non te li ho chiesti nè mi interessavano ma visto che, comunque, lo hai fatto, mi sento anche spinto a darti la mia opinione. Lasciamo perdere Quello che non… che, in fondo, è solo una canzone profondamente superficiale (o viceversa) e concentriamoci sul dittico che rimane: Francesco! non puoi scrivere una canzone dolce e malinconica come Farewell, dire quelle cose di una donna e poi cercare di farmela diventare antipatica con Quattro Stracci, non ce la fai! a noi Angela è simpatica, perchè sorrideva e sapeva sorridere, perchè il suo buonumore tintinna, maledizione, perchè è capace di chiamare la vita a una prova. Che senso ha, quindi una canzone, seppur bella, come Quattro Stracci? non sarebbe stato meglio tenerteli per te i fantasiosi risentimenti? che c’è di male a credere nell’omeaopatia? a trovar belle le mani degli artigiani? nel non trovare eleganti i tuoi vestiti? neppure io trovo eleganti i tuoi vestiti… le persone sono così, hanno delle opinioni, dei gusti, e quando queste persone se ne vanno per la propria strada, i loro gusti e le loro opinioni non sono armi da ritorcergli contro, non devono diventare accuse, e quando ahimè lo diventano sono decisamente infantili (tu mi hai detto che ho le orecchie grosse! e tu mi hai detto che puzzo!). A noi Angela è simpatica, Francesco, e per colpa tua. E poi, spiegami, come ci si può scagliare con tale livore contro una persona? una persona che è anche casualmente co-genitrice della tua prole? e credimi, io non credo che abbia annullato tutti fuorchè sè, sono sicuro che almeno Teresa non l’ha annullata. Sembra quasi impossibile, ma tu, scrivendo una bellissima canzone come Quattro Stracci ci hai davvero delusi perchè eravamo convinti che per la tua rabbia enorme ti servissero giganti e non una piccola donna a cui noi vogliamo, ahimè, molto bene a causa di un’altra splendida canzone che le hai dedicato precedentemente.
Non te la prendere, Francesco, noi gucciniani siamo così, soprattutto quelli, come me, della prima ora, o forse della seconda, chi lo sa? è passato così tanto tempo.
Visto, caro Francesco, che ho usato questo luogo per farti un po’ di critiche, mi sembra giusto continuare: non capisco l’utilità del tuo ultimo libro: Non so che viso avesse. Non aggiunge proprio nulla a quello splendido di Massimo Cotto, Portavo allora un eskimo innocente, quindi spiegami tu, se puoi. Le ragioni, io credo, sono editoriali, nel senso che probabilmente si è trattato di una richiesta della casa editrice, alla quale non sei riuscito a dire no, vero? lo deduco dal fatto che hai scritto molto di Pavana, liquidando il resto in fretta, con enormi salti di tempo e di spazio: quello che il tuo cuore ama lo hai trattato con amore, ciò di cui non ti importa più molto hai trovato difficoltà a metterlo insieme. Francesco, la tua autobiografia sono poco più di cento pagine! quella del pizzicagnolo del mio quartiere, che forse neppure esiste, è molto più lunga!!! dovevi davvero scrivere questo libro?
Questa volta la risposta te la do’ io: sì. Sì perchè in quelle pagine su Pavana hai ricreato lo stesso miracolo che hai fatto con Farewell, ci hai fatto innamorare di una persona, la zia Caterina. E vengo quindi alla ragione di questa mia lettera, Francesco, il favore che ho intenzione di chiederti e che, poichè rappresento idealmente tutti i fan della prima ora, non puoi rifiutarmi: scrivi un libro sulla zia Caterina, per favore. Un libro tutto suo, se la memoria non ti aiuta usa l’amore che hai per lei per inventarti episodi che sono sicuramente accaduti davvero, sarà il tuo libro migliore Francesco, credimi, di queste cose io me ne intendo.
E se proprio non ti va di scrivere un libro sulla zia Caterina, scrivine uno sulle balere. Forse non sarà il tuo migliore libro, ma sarà sicuramente il più divertente.
Con affetto
Manodipietra
Il migliore Guccini in assoluto era quello di 30 e più anni fa: si faceva due pintoni di vino bianco frizzante e poi poteva fare di tutto, anche l’imitazione di Chuck Berry!!!
anche se oggi ci sta un … ho ancora la forza che serve a camminare, picchiare ancora contro per non lasciarmi stare, ho ancora quella forza che ti serve quando si dice si comincia….. io ho avuto la furtuna di vederne tre di suoi concerti però sempre il un campetto dia calcio a porretta terme.. e ovviamente categoricamente seduti!!!
Gran concerto l’altranno al Palaisozaki!
e quei ventanni portati così..come si porta un maglione sformato su un paio di jeans…… farewell e lui, critiche apparte, the best! bei gran gusti 🙂
L’importante è essere gucciniani, poi l’ora conta fino ad un certo punto
Bellissimo articolo…. io non sono un Gucciniano della sua prima ora ma della mia prima ora e mi son ritrovato molto nei tuoi pensieri…Grande Stone!