LennoNYC
American Master è una serie che, negli Stati Uniti, va in onda ininterrottamente dal 1985 sul canale televisivo PBS. Si tratta di documentari biografici relativi ad artisti americani, fatti molto bene ed estremamente interessanti per lo spirito che li anima e per il tentativo costante di scovare documenti inediti o poco conosciuti. Non v’è un numero preciso di episodi annuali, penso che i responsabili lavorino più “a progetto” che “a scadenza”, ma quelli che trattano di musicisti sono tutti delle leccornie, tra tanti cito solo, a titolo di esempio: Sister Rosetta Tharpe: The Godmother of Rock & Roll, Phil Ochs: There But for Fortune, Troubadours: Carole King/James Taylor & the Rise of the Singer-Songwriter, Neil Young: Don’t Be Denied, Pete Seeger: The Power of Song, Woody Guthrie: Ain’t Got No Home. Lo capite che si tratta di una vera miniera d’oro che si potrebbe sfruttare sul mercato italiano con notevole successo? Che io sappia solo due di questi documentari sono stati pubblicati in Italia su DVD, da Feltrinelli, e si tratta di quello sui Doors, When You’re Strange, e quello oggetto del nostro breve articolo: LennoNYC.
Il film, scritto e diretto da Michel Epstein, si prefigge di narrare il rapporto tra John Lennon e la città di New York e ve ne accorgete da soli, miei cari 7 lettori, che non si tratta di una impresa facile facile da realizzare, dal momento che nel decennio scarso durante il quale l’ex Beatle ha abitato nella Grande Mela (e culminato con il suo assassinio), per quasi due anni in realtà se l’è spassata a Los Angeles, per cinque è letteralmente scomparso dalla scena pubblica, senza pubblicare nulla e il rimanente sono una serie di prese di posizioni politiche non sempre coerenti, dichiarazioni e proclami a volte non facili da decifrare, qualche concerto gratuito e un mucchio di cronaca legale relativa al suo caso di espulsione dal suolo degli Stati Uniti d’America.
Durante i suoi 116 minuti LennonNYC cerca di mostrare documenti filmati non molto noti, anche se comunque già ben conosciuti dagli appassionati, e li integra con testimonianze di Yoko Ono e di qualche amico newyorkese, non molti per la verità. Si tenta di ripercorrere la vita del musicista dal suo sbarco in terra americana fino al giorno della morte, a quarant’anni da poco compiuti e la storia narrata è abbastanza convincente e avvincente, anche se gli esperti di John Lennon a ogni scena avrebbero un milione di storie e aneddoti in più da raccontare anzi, cari i miei 7 lettori, fate così: guardate questo film in compagnia di un conoscitore della vita del musicista inglese, e passerete una piacevolissima serata. Io non sono disponibile, ma se mi offrite anche una buona cena vegetariana potrei ripensarci…
Nel documentario i punti più in evidenza, secondo me, sono tre. Il primo tratta delle ragioni per le quali la coppia Lennon/Ono lasciò l’Inghilterra, tutte riconducibili all’odio che quel paese aveva sviluppato nei confronti della giapponese rea di aver “distrutto i Beatles” e che pure era una artista concettuale di grande fama molto apprezzata, prima dell’incontro con John, anche in terra d’Albione ove era sovente chiamata negli istituti d’arte per prodursi in qualche sua tipica performance. La campana che lo schermo ci propone è però una sola e, per quanto attendibile, risulta comunque troppo di parte: sarebbe stato apprezzabile metterla a confronto con una voce contraria, magari appartenente a uno dei vecchi giornalisti inglesi che la attaccarono, tanto per ascoltare le varie ragioni in campo e questo ve lo dice uno che ha sempre difeso e apprezzato Yoko Ono. Il secondo punto in evidenza è la grana legale dovuta al decreto di espulsione nei confronti di John e che, contrariamente a quanto molti credono, non riguardava Yoko che era già cittadina americana (ooops, questo il film non lo dice, mi sono fatto prendere dalla sindrome “dell’esperto”), questto argomento è affrontato in maniera non molto approfondita e a tal proposito è preferibile guardarsi USA contro John Lennon, un documentario che analizza e sviscera il caso in modo molto più completo. Il terzo punto è il periodo della separazione da Yoko che John trascorse per la maggior parte a Los Angeles. Il weekend perduto (The Lost Weekend), così lo chiamava il cantante di Liverpool, era una occasione ghiotta per creare un film davvero storico, essendo stato il periodo post-Beatles dove John si è più esposto verso i media popolari, quello più selvaggio e anche, incredibilmente, il più creativo, con tre ottimi album e molte collaborazioni e produzioni tra le quali spicca il bel Pussy Cats che potrebbe quasi essere attribuito a lui invece che ad Harry Nilsson (e sulla copertina in qualche modo lo è) e che il vostro amichevole Manodipietra di quartiere ancora conserva tra i pochi vinili che gli son rimasti.
Il periodo losangelino nel film è trattato in modo secondo me un po’ troppo rispettoso, lasciando spazio a qualche piccolo commento un po’ piccante e poco più. Molto avrebbe potuto essere aggiunto a partire dalle ragioni della separazione, raccontate invece in maniera un po’ semplicistica, e spiegando come fosse possibile la grande produttività dell’artista in un tempo tanto breve che, secondo quanto ci viene spiegato, trascorreva quasi sempre ubriaco.
Io però sono un fan di John Lennon e come tale cerco sempre il pelo nell’uovo. Il lungometraggio è bello, interessante, scorre via veloce e contiene davvero delle cose preziose, come il piccolo scandalo ipocrita causato dalla canzone Woman is the nigger of the world, un brano non molto conosciuto qui da noi, perchè incluso nel poco venduto Some Times in New York City, e inspiegabilmente (o spiegabilmente) escluso dalla versione italiana della raccolta ufficiale Shaved Fish.
Insomma, LennoNYC è un documentario ben fatto e dedicato ai fan non militanti di John Lennon e a tutti coloro che sono in qualche modo interessati al cantante inglese. Come tutti i lavori di questo tipo non deve essere preso per un contenitore di oro colato ma può servire da spunto per ulteriori ricerche e approfondimenti. E se queste ricerche, se questi approfondimenti, vi porteranno nella magica musica di uno dei più grandi artisti del XX secolo e vi renderanno proprio come siamo noi, superfan appassionati di John Winston Lennon, buon per voi.