La Serie dei Beatles – n° 9: Magical Mistery Tour
Riassunto delle puntate precedenti: la persona che scrive è miracolosamente ritornata indietro nel tempo, nel 1973 o forse 1974, e più precisamente al giorno in cui, pur conoscendo già tramite attente letture la storia di ogni canzone, ascoltò per la prima volta, interamente, l’album dei Beatles che dà il titolo a questo articolo. Ecco la fedele cronaca di quel che fece e pensò in quelle magiche e indimenticabili ore.
(Attenzione! Si tratta di un gioco, non di una cosa seria. Poichè la lingua italiana a volte risulta oscura e misteriosa e non sempre chi ce l’ha tra i piedi riesce a padroneggiarla come si deve e poichè non è detto che l’introduzione di cui sopra sia stata ben compresa dai più, è bene sottolineare che quel che segue non è una recensione e non necessariamente rispecchia le attuali idee di chi scrive, si tratta semplicemente del tentativo di ricordare che cosa l’autore pensò e provò, nella prima metà degli anni ’70, nell’ascoltare per la prima volta l’opera oggetto dell’articolo, un autore appena adolescente e non certo critico musicale. Non che adesso lo sia diventato, critico musicale. Puoi anche leggere una più ampia introduzione qui: www.stonehand.it/wordpress/la-serie-dei-beatles-n-0/ )
Magical Mistery Tour contiene la colonna sonora dell’omonimo film per la televisione che io non ho ancora visto e di cui tutti parlano malissimo, ed è proprio in virtù di quest’ultima circostanza che sono stato dubbioso fino all’ultimo sull’effettiva utilità del vederlo in mezzo alla mia collezione di dischi, poi me l’ha venduto Antonio per poco, che lui l’aveva doppio causa doppio regalo di compleanno. Così adesso siamo contenti tutti e due. La prima facciata del disco contiene i brani presenti nel lungometraggio, mentre il lato B altre canzoni uscite solo su 45 giri, credo. All you need is love è stata qui pubblicata su long playing per la prima volta, ma io ne ho già parlato nell’articolo riguardante Yellow Submarine, cari i miei 7 lettori del futuro, quindi non mi ripeterò. E ora apriamo bene le orecchie, che la musica comincia….
LATO A
Magari sarà perche sono un ragazzino e che probabilmente non capisco niente, ma Magical Mistery Tour mi sembra un tentativo di rifare Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band. Un tentativo peraltro riuscito abbastanza male. Paul avrebbe dovuto e potuto fare assai meglio.
The Fool On The Hill è Paul al 150%. Forse un appena un pochino scontato ma decisamente ispirato. C’è un vago odore di psichedelia a rendere tutto più interessante. Non è il mio McCartney preferito, ma la composizione è bella.
Flying è un brano strumentale che i quattro potevano risparmiarci. Talmente semplice e scolastico che posso suonarlo anche io.
Blue Jay Way, di George, è una canzone così bella da farmi venire la pelle d’oca e qualche vago giramento di testa. La sensazione di solitudine che provoca, e di attesa, è quasi palpabile e si viene magicamente attirati in una specie di sogno a occhi aperti, in una nebbia che, di tanto in tanto si apre per lasciare intravedere una speranza, una delusione. Psichedelia e Arte.
Your Mother Should Know è quella stessa canzone di Paul che abbiamo sentito un sacco di volte, forse troppe, con quel solito ritmo marcato, in battere, e il sapore irrimediabilmente retrò. Non sto dicendo che è brutta, attenzione, solo che è una specie di Deja Vù, una partitura già usata in passato al quale è stato cambiato titolo, testo e qualche intervallo.
I Am The Walrus, invece è un piccolissimo grande capolavoro psichedelico di scrittura, composizione, esecuzione e arrangiamento. La perfezione. La luce in fondo al tunnel. Chi non ama questa canzone non dovrebbe neppure perdere tempo a provarne altre. Chi la ama ma non è disposto ad ascoltarla almeno una volta al giorno per i prossimi dieci anni, probabilmente non è uno di noi, sicuramente proviene da una dimensione parallela.
LATO B
Hello Goodbye è quel Paul che crediamo di conoscere, che crediamo non possa più ripetersi e che invece riesce a sfornare una canzoncina semplice semplice pronta per il primo posto della Hit Parade, e che ti si pianta in testa per non uscirne mai più.
Strawberry Fields Forever è bellezza allo stato puro, non so cosa altro dire per descriverla. Anche lei si muove su terreni debolmente psichedelici, più per via delle manipolazioni tecniche sui nastri che per reale volontà. Meravigliosa.
Penny Lane è la “risposta” di Paul a Strawberry Fields Forever ed è quasi altrettanto bella anche se, secondo me, manca del genio così evidente nell’altra.
In Baby You’re A Rich Man scopriamo Brian Jones dei Rolling Stones, grande amico di John, alla tromba, ma non è per questo che è la mia canzone preferita in tutto l’album. E’ per la sua straordinaria modernità rock, per quella voce sofisticata e pressante che Lennon non usa mai così spesso come dovrebbe. Baby You’re A Rich Man oltre al rock offre un florilegio di tecniche vocali che se si è appena un po’ interessati al canto ci si puo facilmente intimorire, o entusiasmare, dipende delle circostanze e dalle doti tecniche in proprio possesso.
A me Magical Mistery Tour è piaciuto tutto a parte Flying quindi ve lo consiglio, cari amici del futuro, e non so perchè voglio suggerirvi di ascoltarlo sorseggiando una cedrata ghiacciata. Forse soltanto così riuscirete a scoprire se il tricheco era veramente John o Paul o io o uno di voi.