La Serie dei Beatles – n° 8: Yellow submarine
Riassunto delle puntate precedenti: la persona che scrive è miracolosamente ritornata indietro nel tempo, nel 1973 o forse 1974, e più precisamente al giorno in cui, pur conoscendo già tramite attente letture la storia di ogni canzone, ascoltò per la prima volta, interamente, l’album dei Beatles che dà il titolo a questo articolo. Ecco la fedele cronaca di quel che fece e pensò in quelle magiche e indimenticabili ore.
(Attenzione! Si tratta di un gioco, non di una cosa seria. Poichè la lingua italiana a volte risulta oscura e misteriosa e non sempre chi ce l’ha tra i piedi riesce a padroneggiarla come si deve e poichè non è detto che l’introduzione di cui sopra sia stata ben compresa dai più, è bene sottolineare che quel che segue non è una recensione e non necessariamente rispecchia le attuali idee di chi scrive, si tratta semplicemente del tentativo di ricordare che cosa l’autore pensò e provò, nella prima metà degli anni ’70, nell’ascoltare per la prima volta l’opera oggetto dell’articolo, un autore appena adolescente e non certo critico musicale. Non che adesso lo sia diventato, critico musicale. Puoi anche leggere una più ampia introduzione qui: www.stonehand.it/wordpress/la-serie-dei-beatles-n-0/ )
Questo disco è la colonna sonora di un bellissimo cartone animato uscito qualche anno fa, e io sono stato un pollo. Sono stato un pollo perchè non mi sono accorto che ben sei brani dell’album (Pepperland, Sea of Time, Sea of Holes, Sea of Monster, March of the Meanies, Pepperland Laid Waste) sono composizioni originali di George Martin eseguite da una qualche orchestra a caso, mentre un settimo (Yellow Submarine in Pepperland) altro non è che l’orchestrazione, sempre a opera di George Martin, di Yellow Submarine. Se a questo aggiungiamo che Yellow Submarine, la prima traccia originale dell’album era già apparsa su Revolver, quello che restano sono sei canzoni appena. Avrei dovuto comperarlo usato o aspettare che apparisse nella sala delle offerte del DiscoLò1 invece l’ho pagato a prezzo pieno. Da pollo, appunto. D’altra parte la copertina è così bella, il film così teneramente coinvolgente che non ho resistito… e poi se avete letto quel che ho scritto su Revolver sapete che ho un affetto speciale per la canzone che dà il titolo all’album quindi sono stato un pollastro, sì, ma coerente con me stesso, anche se a detta di qualcuno non è una cosa di cui vantarsi troppo.
Non solo non vi parlarverò dei sette brani orchestrali, ma non ho neppure la più piccola intenzione di ascoltarli, quindi questa volta, cari amici del futuro, faremo prestissimo, non rimandate i vostri impegni per leggere questo articolo, che è già bello e finito.
Only A Northern Song è una classicissima canzone di George, che però potrebbe essere anche di John se fosse cantata con un’altra intensità. Sullo sfondo ci sono rumori vari per cercare di renderla vagamente psichedelica. Il solito sitar sarebbe stato molto meglio.
All Together Now è invece una classicissima canzone inutile di Paul che però, essendo concepita per essere cantata dai bambini (spero) potrebbe acquisire una certa dignità, col tempo.
Hey Bulldog ci riporta finalmente in territori rock, con uno scintillante pianoforte e riff vari che piovono a cascata da tutte le parti. John canta con la consueta maestria.
It’s All Too Much, firmata da George inizia in modo grandioso, quasi epico, ma poi si perde quasi subito tra una ritornello buono e una strofa dalla linea melodica un po’ zoppicante. Troppo lunga.
All You Need Is Love, come sapete fu scritta da John in occasione di un evento televisivo in mondovisione ed eseguita con l’aiuto di un sacco di amici artisti. Sembra quasi un contrappunto a quel che arrivava dalla California, dal Flower Power, dal movimento hippy, ma un po’ più plasticoso e meno spontaneo. Dopo qualche anno, però, All You Need Is Love è rimasta e quel che veniva dalla California stentiamo a ricordarcelo, strano eh?
Cosa volete che vi dica su questo disco? viene dopo un capolavoro incredibile come il White Album e francamente, secondo me, i Beatles potevano rispoarmiarselo, usando i brani inediti per qualcos’altro. Alla prossima.
- Storico e più volte citato negozio di dischi torinese, non più attivo [↩]