La Serie dei Beatles – n° 5: Help!
Riassunto delle puntate precedenti: la persona che scrive è miracolosamente ritornata indietro nel tempo, nel 1973 o forse 1974, e più precisamente al giorno in cui, pur conoscendo già tramite attente letture la storia di ogni canzone, ascoltò per la prima volta, interamente, l’album dei Beatles che dà il titolo a questo articolo. Ecco la fedele cronaca di quel che fece e pensò in quelle magiche e indimenticabili ore.
(Attenzione! Si tratta di un gioco, non di una cosa seria. Poichè la lingua italiana a volte risulta oscura e misteriosa e non sempre chi ce l’ha tra i piedi riesce a padroneggiarla come si deve e poichè non è detto che l’introduzione di cui sopra sia stata ben compresa dai più, è bene sottolineare che quel che segue non è una recensione e non necessariamente rispecchia le attuali idee di chi scrive, si tratta semplicemente del tentativo di ricordare che cosa l’autore pensò e provò, nella prima metà degli anni ’70, nell’ascoltare per la prima volta l’opera oggetto dell’articolo, un autore appena adolescente e non certo critico musicale. Non che adesso lo sia diventato, critico musicale. Puoi anche leggere una più ampia introduzione qui: www.stonehand.it/wordpress/la-serie-dei-beatles-n-0/ )
Con gli amici mi piace atteggiarmi a esperto dei Beatles, ma se proprio devo essere sincero non è che io sia così dotto in materia. In primo luogo come ben sapete, non ho nemmeno ascoltato ancora tutti i dischi del quartetto, e già questo basterebbe a mettermi nella serie B degli appassionati, inoltre non riesco a ricordare se Help! è il quarto o il quinto album della loro discografia perchè improvvisamente mi viene il dubbio che For Sale sia successivo e non ho voglia di andare a scartabellare i libri che ho di là, quindi decido che è il quinto.1 Il quinto album in meno di due anni e mezzo, non so se mi spiego, ragazzi! Help! mi è stato prestato da un amico che, siccome si fida poco di me, verrà tra due ore a riprenderselo, i solchi sono molto consumati, segno che è stato ascoltato molto, e tra poco saranno addirittura zappati dalla puntina quadrata del mio imbarazzante giradischi al punto che dopo sarà possibile piantarci il basilico! Ma non pensiamo a queste stupidaggini e riflettiamo insieme sull’album che abbiamo di fronte io e voi, miei cari 7 lettori del futuro: Help! è l’album che celebra la fine della prima parte della carriera dei Beatles, quella che li vede cavalcare la beatlemania. Lo so che tutti dividono in due i periodi dei Beatles e fanno terminare il primo con Revolver, ma io penso che ci sia un madornale errore, credo davvero che Revolver e Rubber Soul, segnino un ulteriore capitolo nella loro storia, un capitolo che vede i quattro uscire dalla beatlemania anche se fuori sta continuando imperterrita. Ma ne parleremo, forse, in un altro articolo. Help! è beatlemania, dunque, e quindi ricerca del motivetto più accattivante, e quindi John Lennon che è l’artefica principale di quasi tutti i più grandi successi che li portarono a dominare il mondo discografico, prima di lasciare il passo a Paul Mc Cartney, quando decideranno di concentrarsi nel lavoro di studio. Tutte le canzoni del lato A sono state usate nell’omonimo film che, secondo i soliti grandi critici è una schifezza, io però l’ho visto al cinema parrocchiale un paio di anni fa e mi è piaciuto abbastanza, se non parecchio. Per questo conosco già molte canzoni presenti nel disco che, rispetto ad altri, non è per me una novità assoluta.
Comunque è ora di finirla con le chiacchiere, di mettere sul piatto il vinile e di tuffarci nella beatlemania. Partiamo.
Partiamo con Help! Di questa canzone mi hanno sempre colpito le armonizzazioni vocali in secondo piano, anche se probabilmente esistono altre incisioni ben più complesse. È beatlemania allo stato puro, padroneggiata magistralmente da John per il nostro e vostro piacere. Cosa si può chiedere in più a quattro ragazzi di Livderpool in vena di conquistare il mondo?
The Night Before, è il mio Paul preferito, quello che non rinuncia alla melodia, ma che è intriso di Elvis e di tutti i fermenti rock che lo circondano. Lo abbiamo già visto, vero? quando Paul si fa prendere dal rock allora sono dolori per tutti.
You’ve Got To Hide Your Love Away è considerata da tutti un omaggio di John a Bob Dylan o comunque ispirata alla sua scrittura e alle sue sonorità. Sarà che sono un ragazzino del 1973, forse ’74, sarà perchè non mi piace Bob Dylan2 ma io, a parte la strumentazione acustica, non vedo alcun punto di contatto tra questo lavoro e quelli del cantastorie americano. In ogni caso You’ve Got To Hide Your Love Away è un brano davvero bello, che ho già imparato a suonare alla chitarra da qualche tempo.
I Need You, è la prima di una lunga serie di canzoni che George dedicherà alla moglie Pattie Boyd, che per inciso ne ispirerà anche al secondo marito Eric Clapton, prima tra tutte Layla nella quale però, a detta dei soliti bene informati la splendida chitarra non la suona lui ma il leggendario Duane Allman. I Need You, è moderna, con quei due accordi di chitarra effettata, e piacevole. Il solito contributo pieno di gusto da parte di Harrison.
Another Girl è una canzoncina senza lode e senza infamia di Paul, che si vivacizza un poco durante il coro. Niente per cui strapparsi i capelli.
You’re Gonna Lose That Girl ci riporta ancora nella beatlemania e nei Beatles più classici, quelli ispirati dai gruppi femminili americani. Ascoltarla è una goduria, si riescono a visualizzare le ragazzine in preda a incontrollabili crisi isteriche, poliziotti imbarazzati, fotografi spaventati. Si odono gli strilli, i rantoli: Paul, George, John, Ringo. La canta John.
Ticket To Ride, anche lei scritta da John, invece è una di quelle composizioni senza tempo che sono servite a rendere immortale il rock’n’roll. Pare che la chitarra sia di Paul e questo è un punto di merito in suo favore, perchè è davvero bella. Ascoltando questo brano non posso fare a meno di immaginare un vagone ferroviario e i pali, fuori dal finestrino, che scorrono veloci. Il potere di evocare immagini è un dono rarissimo tra i musicisti, e John non solo ce l’ha, ma riesce a usarlo quasi in tutti i brani che scrive. Incredibile.
Fine del lato A. Nostalgia di quello che è terminato soltanto da pochi anni. Mi tornano in mente i capelli a caschetto che qualche tempo fa vedevi dappertutto, i pantaloni stretti, le gonne corte. Adesso viviamo in un periodo controverso, le gonne sono rigorosamente lunghe e portiamo i pantaloni a zampa d’elefante, a ricordo della cultura hippie che però non ci appartiene più, stiamo andando verso qualcosa di più violento e le camice a fiori sono sempre più rare sulle bancarelle del mercato, nei negozi. Mettiamo su il lato B, và.
Act Naturally è cantata da Ringo forse, secondo me, un paio di toni troppo in alto con la conseguenza di appiattire un po’ la performance.
It’s Only Love è classico John, ma proprio classico classico, ragazzi, checchè ne dica lui stesso. Solo lui avrebbe potuto scrivere un simile ritornello, solo lui avrebbe potuto darle una simile enfasi. Appena terminata continua a risuonarmi nella testa, anche se è già partita la traccia successiva.
You Like Me Too Much è una composizione minore anche nella stessa produzione di George Harrison, ma a me piace, come tutte le sue canzoni. Inizia in modo un po’ piatto ma si riprende con un efficace inciso e folgoranti coretti.
Tell Me What You See è considerata da Paul una delle sue opere meno importanti, e in effetti lo è, anche se è pervasa da uno spirito “beatles” che mette subito l’ascoltatore in apprensione e pronto a tutto. Ma non succede niente, così ci affidiamo al brano successivo.
E’ chiaro che Paul sta affinando le sue doti compositive in attesa di esplodere con qualcosa che verrà qualche anno dopo, o proprio nei solchi che seguono, la prova è I’ve Just Seen A Face che ha delle bellissime chitarre a sostenerla, un ritmo originale e una melodia ammaliante, cosa si pretende di più da Paul?
Da Paul si pretende Yesterday. Cosa volete che vi dica di una delle più belle e famose canzoni di tutti i tempi? volete che vi elenchi tutti gli aneddoti che la accompagnano? volete una lista di tutti quelli che l’hanno interpretata, bene o male? Yesterday è un capolavoro, su questo non si discute, e chi l’ha scritta non può essere nient’altro che un genio.
Cosa può seguire una canzone come Yesterday senza sfigurare e possibilmente facendola dimenticare subito? Semplice, John Lennon che canta un formidabile brano rock’n’roll come Dizzy Miss Lizzy, del grande Larry Williams, con quella sua voce rabbiosa e a brandelli che tutti conosciamo e amiamo alla follia. E se abbiamo questo John cosa ce ne facciamo di Yesterday e di tutto lo zucchero che la avvolge? Sempre viva il rock’n’roll, che Dio ce lo preservi per sempre.
Non so se Help! è il mio album preferito dei Beatles, tra tutti quelli che ho ascoltato fino a questa estate del 1973, che però potrebbe essere la primavera del ’74, è comunque un disco che mi ha soddisfatto pienamente per la presenza di due veri e propri capolavori (Yesterday e Ticket to ride) che mettono in risalto l’altissima qualità presente in ogni solco del 33 giri. E adesso aspetto Rubber Soul, aspettate con me.