La Serie dei Beatles – n° 4: The Beatles (White Album)
Riassunto delle puntate precedenti: la persona che scrive è miracolosamente ritornata indietro nel tempo, nel 1973 o forse 1974, e più precisamente al giorno in cui, pur conoscendo già tramite attente letture la storia di ogni canzone, ascoltò per la prima volta, interamente, l’album dei Beatles che dà il titolo a questo articolo. Ecco la fedele cronaca di quel che fece e pensò in quelle magiche e indimenticabili ore.
(Attenzione! Si tratta di un gioco, non di una cosa seria. Poichè la lingua italiana a volte risulta oscura e misteriosa e non sempre chi ce l’ha tra i piedi riesce a padroneggiarla come si deve e poichè non è detto che l’introduzione di cui sopra sia stata ben compresa dai più, è bene sottolineare che quel che segue non è una recensione e non necessariamente rispecchia le attuali idee di chi scrive, si tratta semplicemente del tentativo di ricordare che cosa l’autore pensò e provò, nella prima metà degli anni ’70, nell’ascoltare per la prima volta l’opera oggetto dell’articolo, un autore appena adolescente e non certo critico musicale. Non che adesso lo sia diventato, critico musicale. Puoi anche leggere una più ampia introduzione qui: www.stonehand.it/wordpress/la-serie-dei-beatles-n-0/ )
Neanche uno straccio di amico possiede quest’album, così sono stato costretto a comprarlo intaccando i miei già miserrimi risparmi. E’ andata bene che l’ho trovato nella stanza delle offerte del Discolò1. Non credo sia una ristampa, mi sa tanto che stava in negozio dal 1968! dentro ci ho trovato quattro belle stampe dei Beatles che sto pensando seriamente di incorniciare.
Non so come la pensate voi nel ventunesimo secolo, miei cari 7 lettori del futuro, ma adesso nel 1973, forse ’74, la critica musicale dice che il White Album è una merda. Gli uomini illuminati che influenzano i nostri gusti musicali ci spiegano che si tratta di un lavoro “raccogliticcio” senza idee di fondo e che in pratica più che un lavoro dei Beatles si tratta di quattro progetti solistici uniti sotto la sigla dei Beatles. Io sono un ragazzino che strimpella la chitarra ma, fino a ora, per quanto riguarda i quattro di Liverpool, non mi sono trovato mai, ma proprio mai, d’accordo con la critica quindi, se tanto mi dà tanto, il White Album probabilmente è un capolavoro. E sarà meglio che lo sia, con quello che mi è costato in termini di risparmi. So che molte delle canzoni che ascolterò sono state concepite durante il famoso ritiro spirituale presso il Maharishi e se mi avete seguito fin qui saprete anche che l’India e l’Induismo sono argomenti che mi interessano molto. Un motivo ulteriore per ascoltare con attenzione la musica che uscirà dalle scassatissime casse del mio scassatissimo stereo.
Fuori c’è il sole, è una di quelle giornate cristalline che mettono tristezza al pensiero che passeranno. Niente alcolici per questo ascolto, niente incenso, solo l’aria primaverile che filtra dalla porta socchiusa del balcone. Il 33 giri è lungo, miei cari 7 lettori del futuro, ben quattro facciate e non voglio tediarvi troppo con le mie sciocchezze musicali adolescenziali, quindi cercherò di essere breve e magari anche veloce. Ce la farò? resterò nelle 1000/1500 parole?2 Il disco sembra sussultare, mentre la puntina tenta di cavargli fuori quello che nasconde tra i suoi solchi neri e promettenti.
Back in the USSR. Rock potente, anzi hard rock, a scimmiottare e prendere, amichevolmente, in giro i Beach Boys. F A V O L O S O!!!!!!!!!!!! i due accordi che introducono il cantato sono un vero cazzotto nello stomaco, ragazzi. Un inizio fragoroso e pieno di speranza, let’s go! Dear Prudence è dedicata alla sorella di Mia Farrow, Prudence, che in India aveva decisamente esagerato con la Meditazione Trascendentale. Come si esagera con la Meditazione Trascendentale, vi domanderete voi? non chiedetemelo, per favore, che non ne ho idea. Il pezzo, di John, è molto bello ma parzialmente rovinato da una pessima batteria suonata purtroppo da Paul. Anche Glass Onion è di John ed è unanimamente considerata un piccolo capolavoro. A me non piace neppure di striscio e solo la paura di rovinare la puntina del giradischi mi impedisce di sollevarne il braccio e di portarlo nei solchi della traccia successiva3. Chiamatemi pure incompetente ma a me Ob-La-Di, Ob-La-Da, invece, me gusta mucho! Sarà perchè quando è uscita la suonavano a ripetizione nel Juke-Box del Bar ’674, sarà per le varie e graziose cover in italiano che furono successivamente realizzate. Questo è reggae, ragazzi, scanzonato quanto volete, ma non semplice e neppure banale come i cosidetti critici amano scrivere. Pensatela come volete, a proposito, ma fatelo lontano da me, OK? Grande Paul. Tanto per non entusiasmarmi troppo Paul spara subito dopo una miserabile canzoncina, Wild Honey Pie, della quale è assolutamente inutile parlare. The Continuing Story Of Bungalow Bill è scritta da John ed è un po’ sgangherata ma in senso buono, ispirata probabilmente da qualcuno di sua conoscenza. Nello studio durante la registrazione si capisce chiaramente che c’era parecchia gente ca divertirsi, proprio come mi sto divertendo io. While My Guitar Gently Weeps: una bellissima composizione di George, aiutato nell’incisione da Eric Clapton. Secondo me è anche una delle migliori interpretazioni vocali che io abbia mai sentito da parte dell’apparentemente schivo chitarrista dei Beatles e anche il testo è particolarmente bello, While My Guitar Gently Weeps diventerà un classico, è nel suo destino. Happiness Is A Warm Gun, per quel che mi riguarda è, come Back In the USSR, un pugno nello stomaco subito seguito però da uno in pieno volto. So già che mi perseguiterà per il resto della vita, perchè è proprio così che anche io voglio cantare. Una prova vocale, da parte di John, veramente magistrale e indimenticabile.
Il lato A del White Album è terminato e io sono abbastanza soddisfatto, anzi decisamente soddisfatto, ed è quindi con la massima soddisfazione possibile che giro il vinile, speranzoso in ulteriori soddisfazioni, e lo faccio ripartire. Son soddisfazioni.
Martha My Dear è una classica composizione di Paul, dal sapore leggermente retrò e cantata con moltissimo mestiere. Non c’è proprio nulla da aggiungere. Invece I’m So Tired, nonostante i critici dei miei stivali me l’abbiano descritta come una delle cose minori di John Lennon è invece qualcosa di maggiore, oh se lo è! provate a cantarla voi se ne siete capaci, provate a darle i colori che riesce a darle John, ammesso che sappiate di che cosa sto parlando. Questo diventerà sicuramente uno dei miei brani preferiti dell’intera discografia del quartetto di Liverpool!5 Su Blackbird ne sono state scritte di cotte e di crude, e sono state avanzate le ipotesi più azzardate su ciò che ne ha ispirato la scrittura: Angela Davis? il movimento delle Pantere Nere? La realtà è che si tratta di una bella song di Paul, suonata in solitaria, e benissimo, con la chitarra acustica, non c’è mica nient’altro da sapere. Al di là del testo, condivisibile o meno, Piggies è una orecchiabilisssima canzone di George arrangiata con gusto sopraffino nel quale si sentono, io le sento, le influenze di Lennon e McCartney. Rocky Racoon, mi piace non poco. Apprezzo la sua semplicità, la chitarra quasi lamentosa in sottofondo, la melodia così Mccartneiana inserita in una atmosfera americana e il talkin’ della breve introduzione. Bella, davvero bella, bravo Paul. Posso non dire nulla di Don’t Pass Me By, di Ringo? Why Don’t We Do It In The Road? è un tiratissimo brano di Paul dalle malcelate allusioni sessuali e cantata con la sua solita voce da rock. Quella che piace a me. I Will è puro McCartney, quello migliore, in versione acustica. Una canzoncina che tutti i chitarristi dovrebbero imparare, prima di dimenticarla. Julia in qualche modo mi sembra una anticipazione dell’album John Lennon/Plastic Ono Band, mette davvero tristezza, forse perchè so a chi è dedicata, forse perchè è semplicemente qualcosa di triste. Bella ma deprimente, non dimentichiamo che sono un ragazzino in pieno 1973, forse ’74, e tutta questa tristezza non è che mi metta proprio allegria!
Il lato B mi è piaciuto, ma mi è sembrato più malinconico del lato A. Estraggo il secondo disco e lo posiziono sul piatto, pulisco un po’ la puntina, che non è quella che suggeriscono caldamente gli esperti, e che costerebbe da sola più del mio intero impianto stereo, e mi accingo all’ascolto della facciata C. Forza Fab Four.
Birthday è puro hard rock targato McCartney, e cantato sempre con quella voce rock di cui sopra. Il riff è fantastico, la batteria è fantastica, i cori sono fantastici. Ho detto, per caso, che Birthday è una canzone fantastica? A me ha fatto sempre ridere il fatto che molti musicisti blues abbiano interpretato Yer Blues senza considerare il fatto che John l’ha usata per sbeffeggiare il blues e come omaggio verso il “suo” rock’n’roll. Yer Blues è un capolavoro credete a me, qualcosa che rimarrà in eterno, intanto io l’ho imparata a suonare praticamente subito e già questo me la fa amare particolarmente. E poi mi sento vicino a John per tutta la presa per i fondelli nei confronti del blues!6 Diciamo che questa serie di brani acustico/minimalisti di Paul comincia un po’ a scocciarmi, non che Mother Nature’s Son sia brutta, anzi, semplicemente il troppo è troppo. E’ come risentire sempre la stessa COSA, ogni volta diversa, ma irrimediabilmente uguale. Everybody’s Got Something To Hide Except Me And My Monkey ha diviso la critica sul suo significato e i cervelloni più acuminati, dopo attento e particolareggiato studio, hanno infine capito che è dedicata alla dipendenza da eroina di John. Invece il testo è chiaro come l’acqua: tutti andavano dicendo che Yoko era brutta come una scimmia e che un personaggio come Lennon poteva aspirare a donne di bellezza assai superiore, così John dice a Yoko di non prendersela per queste sciocchezze e dice a noi che lui e la sua scimmietta, al contrario di tutti gli altri, non hanno proprio nulla da nascondere. Il brano è, di nuovo, hard rock puro cantato nel solito modo lacerante tipico di John Lennon. Sexy Sadie pare sia dedicata da John al Maharishi, dopo che per ragioni non ben chiare l’idilliaco rapporto che intercorreva tra loro si era spezzato. È una song “accettabile” non particolarmente azzeccata ma neppure particolarmente brutta. Helter Skelter, di Paul, salta a piedi uniti l’hard rock e si avventa in qualcosa che è servito sicuramente a band come Led Zeppelin, Black Sabbath e Blue Oyster Cult per definire meglio il proprio progetto musicale. Un pezzo violento e per certi versi sgradevole, ma molto, molto, bello. Long, Long, Long è una stupenda canzone di George che non so paragonare a nessun’altra. Meravigliosa.
Fine del lato C. Giro il vinile ansioso di ascoltare il D e quasi non mi rendo conto del tempo che passa, ma lo sapete anche voi, vero miei cari 7 lettori del futuro? questa è proprio la magia dei Beatles!
Di Revolution 1 pare ne esista una versione differente uscita come lato B del singolo Hey Jude, ma io non l’ho ancora sentita. Revolution 1, nonostante i coretti e le chitarre acustiche è anch’essa inseribile nel filone hard rock che pervade questo disco piuttosto che in quello psichedelico, come vaneggiano i critici, dal momento che nel White album di psichedelia ce n’è davvero poca, se non niente7. Honey Pie è un’altra di quelle canzoni retrò di Paul che lasciano il tempo che trovano, o che trovano il tempo che lasciano, come dice un mio amico. Inserita in un album così “grande” si perde facilmente e forse è un peccato. Forse no. George si scatena in Savoy Truffle che però, a mio parere, non raggiunge la bellezza di altre sue composizioni presenti nell’album. Il suono della chitarra solista è particolarmente sgraziato, e non me ne faccio una ragione. A John non è mai piaciuta molto Cry Baby Cry, anche se l’ha scritta lui e forse capisco perchè: non mantiene le promesse che fa nei primi dieci secondi. Con i suoi tre minuti è perfino troppo lunga. Revolution 9 è una orribile accozzaglia di suoni indegna di figurare in un disco dei Beatles. Non c’è altro da dire se non che è firmata da John. Magari come ho già fatto parlando della suite di Abbey Road, potrei commentarla con la famosa frase che Greil Marcus usò come introduzione alla sua famosa recensione di Self Portrait di Bob Dylan.8 Voi cosa ne pensate? È firmata da John anche Good Night, cantata da Ringo, che invece è una canzone di bellezza inaudita che mostra la capacità del suo autore di creare, quando ne ha voglia, brani classici e immortali. Ringo, conscio della responsabilità, ce la mette tutta e il risultato è davvero apprezzabile.
Il White Album è terminato e le mie impressioni non sono contrastanti, come qualunque esperto degno di questo nome dichiarerebbe: è un bellissimo 33 giri ed è un peccato che sia così lungo perchè alcune composizioni belle, ma non irresistibili, vi annegano un po’ mentre in un disco singolo sarebbero state valorizzate di più e meglio. C’è una bella tentazione verso il rock “potente” che prevale, almeno qualitativamente sulle altre tendenze e una presenza di tracce firmate George Harrison di classe superiore. Non c’è psichedelia a dimostrazione che quella di Sgt. Pepper forse era più una scelta estetica che di sostanza.
Cari i miei 7 lettori del futuro, se ancora non avete mai ascoltato questo disco vi consiglio di farlo subito anche se i vostri CD non vi restituiranno mai la magia che qui, nel 1973, forse ’74, mi restituisce il vinile! Domani ascolterò Help e piomberò insieme a voi, per la prima volta, in piena beatlemania. Reggetevi forte.
- Storico negozio, non più esistente di Torino, con una leggendaria stanza delle offerte [↩]
- Mi sa tanto di no, con tutta la buona volontà [↩]
- Il tempo non ha fatto cambiare idea al vecchio Manodipietra, che anche ora continua a schifare Glass Onion [↩]
- Un bar che ormai non esiste più, situato a pochi passi dalla casa del Manodipietra, e meta di una grande quantità di personaggi variopinti o meno. Il bar fu aperto, se la memoria del Manodipietra non lo ha irrimediabilmente abbandonato, non nel 1967 ma qualche anno prima [↩]
- così è stato, in effetti [↩]
- Nel giro di qualche anno il bravo Manodipietra, pur continuando ad amare forsennatamente il “suo rock’n’roll”, si avvicinerà moltissimo al blues, e poi anche al country e al folk americano per poi scivolare verso la tradizione italiana. Insomma, un bel pasticcio. [↩]
- Non è detto che questa evenienza sia stata accolta positivamente dal giovane Manodipietra, dal momento che è da sempre un appassionato di musica psichedelica [↩]
- Cos’è questa merda? [↩]
[Commento all’articolo importato da http://www.stonehand.it]
alle ore 07:02 del 18 gennaio 2013 Maria Pozzi ha scritto:
“Lo spirito, tuttavia, ammettamolo, rimane..”
[Commento all’articolo importato da http://www.stonehand.it]
alle ore 07:02 del 18 gennaio 2013 Maria Pozzi ha scritto:
“Lo spirito, tuttavia, ammettamolo, rimane..”
[Commento all’articolo importato da http://www.stonehand.it]
alle ore 20:05 del 17 gennaio 2013 Il Manodipietra ha scritto:
“Meno male che non mi conoscevi, nel ’73 ero un ragazzino hippie con i capelli lunghi, le camice a frange e 20 anelli alle dita. Una pessima compagnia anche per me stesso.”
[Commento all’articolo importato da http://www.stonehand.it]
alle ore 20:05 del 17 gennaio 2013 Il Manodipietra ha scritto:
“Meno male che non mi conoscevi, nel ’73 ero un ragazzino hippie con i capelli lunghi, le camice a frange e 20 anelli alle dita. Una pessima compagnia anche per me stesso.”
[Commento all’articolo importato da http://www.stonehand.it]
alle ore 16:53 del 17 gennaio 2013 Maria Pozzi ha scritto:
“Cmq, e’ vero, data la mia giovane eta’, no, non ti conoscevo ancora, ahime’. :)”
[Commento all’articolo importato da http://www.stonehand.it]
alle ore 16:53 del 17 gennaio 2013 Maria Pozzi ha scritto:
“Cmq, e’ vero, data la mia giovane eta’, no, non ti conoscevo ancora, ahime’. :)”
[Commento all’articolo importato da http://www.stonehand.it]
alle ore 16:53 del 17 gennaio 2013 Maria Pozzi ha scritto:
“Io no, direi, ora ho il cd, ma mio cugino si ..”
[Commento all’articolo importato da http://www.stonehand.it]
alle ore 16:53 del 17 gennaio 2013 Maria Pozzi ha scritto:
“Io no, direi, ora ho il cd, ma mio cugino si ..”
Lo spirito, tuttavia, ammettamolo, rimane..
Meno male che non mi conoscevi, nel ’73 ero un ragazzino hippie con i capelli lunghi, le camice a frange e 20 anelli alle dita. Una pessima compagnia anche per me stesso.
Cmq, e’ vero, data la mia giovane eta’, no, non ti conoscevo ancora, ahime’. 🙂
Io no, direi, ora ho il cd, ma mio cugino si ..
[Commento all’articolo importato da http://www.stonehand.it]
alle ore 15:37 del 17 gennaio 2013 Il Manodipietra ha scritto:
“La “storia” è ambientata nel ’73, allora non ci conoscevamo e mi sa che, comunque, non ce l’avevi ancora .”
[Commento all’articolo importato da http://www.stonehand.it]
alle ore 15:37 del 17 gennaio 2013 Il Manodipietra ha scritto:
“La “storia” è ambientata nel ’73, allora non ci conoscevamo e mi sa che, comunque, non ce l’avevi ancora .”
[Commento all’articolo importato da http://www.stonehand.it]
alle ore 15:37 del 17 gennaio 2013 Il Manodipietra ha scritto:
“La “storia” è ambientata nel ’73, allora non ci conoscevamo e mi sa che, comunque, non ce l’avevi ancora .”
[Commento all’articolo importato da http://www.stonehand.it]
alle ore 18:27 del 16 gennaio 2013 Maria Pozzi ha scritto:
“Per una volta, una sola volta, potevi trovarlo qui, lo adoro, ovviamente.”
[Commento all’articolo importato da http://www.stonehand.it]
alle ore 18:27 del 16 gennaio 2013 Maria Pozzi ha scritto:
“Per una volta, una sola volta, potevi trovarlo qui, lo adoro, ovviamente.”
[Commento all’articolo importato da http://www.stonehand.it]
alle ore 18:27 del 16 gennaio 2013 Maria Pozzi ha scritto:
“Per una volta, una sola volta, potevi trovarlo qui, lo adoro, ovviamente.”
La “storia” è ambientata nel ’73, allora non ci conoscevamo e mi sa che, comunque, non ce l’avevi ancora .
Per una volta, una sola volta, potevi trovarlo qui, lo adoro, ovviamente.
[Commento all’articolo importato da http://www.stonehand.it]
alle ore 16:59 del 18 dicembre 2012 La Serie dei Beatles – n° 8: Yellow submarine ha scritto:
“[…] volete che vi dica su questo disco? viene dopo un capolavoro incredibile come il White Album e francamente, secondo me, i Beatles potevano rispoarmiarselo, usando i brani inediti per […]”
[Commento all’articolo importato da http://www.stonehand.it]
alle ore 16:59 del 18 dicembre 2012 La Serie dei Beatles – n° 8: Yellow submarine ha scritto:
“[…] volete che vi dica su questo disco? viene dopo un capolavoro incredibile come il White Album e francamente, secondo me, i Beatles potevano rispoarmiarselo, usando i brani inediti per […]”
[Commento all’articolo importato da http://www.stonehand.it]
alle ore 16:59 del 18 dicembre 2012 La Serie dei Beatles – n° 8: Yellow submarine ha scritto:
“[…] volete che vi dica su questo disco? viene dopo un capolavoro incredibile come il White Album e francamente, secondo me, i Beatles potevano rispoarmiarselo, usando i brani inediti per […]”
[Commento all’articolo importato da http://www.stonehand.it]
alle ore 16:59 del 18 dicembre 2012 La Serie dei Beatles – n° 8: Yellow submarine ha scritto:
“[…] volete che vi dica su questo disco? viene dopo un capolavoro incredibile come il White Album e francamente, secondo me, i Beatles potevano rispoarmiarselo, usando i brani inediti per […]”
[Commento all’articolo importato da http://www.stonehand.it]
alle ore 16:59 del 18 dicembre 2012 La Serie dei Beatles – n° 8: Yellow submarine ha scritto:
“[…] volete che vi dica su questo disco? viene dopo un capolavoro incredibile come il White Album e francamente, secondo me, i Beatles potevano rispoarmiarselo, usando i brani inediti per […]”
[Commento all’articolo importato da http://www.stonehand.it]
alle ore 16:59 del 18 dicembre 2012 La Serie dei Beatles – n° 8: Yellow submarine ha scritto:
“[…] volete che vi dica su questo disco? viene dopo un capolavoro incredibile come il White Album e francamente, secondo me, i Beatles potevano rispoarmiarselo, usando i brani inediti per […]”