La Mia Elena – Lo Yippy E La Ragazzina
La mia Elena era molto diversa dalla vostra…
La mia Elena rideva tanto e poteva raccontarti storie per ore, sapeva immaginare interi universi partendo da un suono, una pietra, una cavalletta…
La mia Elena, quando era triste non si vergognava di chiedere un abbraccio…
La mia Elena se in Baita aveva paura, la notte, ti svegliava per chiederti di tenerle la mano…
La mia Elena ti telefonava e ti passava a trovare spesso, per dirti che le piacevano le scarpe che avevi la settimana prima e per ascoltare i Ramones a palla, anche se non le piacevano…
La mia Elena se eri giu’ di morale mandava al diavolo l’intero universo, per non lasciarti solo…
La mia Elena si preoccupava per te molto piu’ di quanto tu ti preoccupavi per lei…
La mia Elena se tu eri troppo orgoglioso o fesso da vergognarti di dire che il tuo migliore amico era una ragazza, capiva che eri solo un pirla, rispettava il tuo comportamento e non ti metteva in imbarazzo…
La mia Elena era il migliore amico che quel pirla potesse avere…
Era una bella giornata di sole nella primavera del ’75. Piazza Castello.
Lo Yippy e la ragazzina cominciarono a parlare non si sa perche’.
La ragazzina era davvero carina ma le ragazze non erano la priorita’ dello Yippy, in quel momento, cosi’ disse qualcosa che offese la ragazzina. Che se ne ando’ arrabbiata.
Ancora oggi lo Yippy non sa quali furono le brutte parole o se fu semplicemente un fraintendimento…anche lui se ne ando’.
Si reincontrarono mesi dopo in Via Caprera e si ignorarono amichevolmente per diverso tempo. Un giorno, pero’, la ragazzina chiamo’lo Yippy e gli diede un pacchettino. Nel pacchettino c’era un disegno e una lettera. L’esame era stato superato, ora erano amici per sempre.
La ragazzina non si offese mai piu’ con lo Yippy.
La mia Elena era il mio migliore amico. Le volevo bene come fosse mia sorella, come facevo con mia sorella quando ero piccolo rispondevo alle sue domande credendo d’insegnare invece imparavo.
A un certo punto abbiam fatto confusione e, credo, ha pensato che non le volessi piu’ bene. Sbagliava. Come si puo’ smettere di voler bene al tuo migliore amico se questo ha sempre e solo cercato di aiutarti, di sostenerti? Pensavo che ci saremmo rivisti, prima o poi, e che glie lo avrei detto. Non e’ andata cosi’ e ora il ricordo della mia Elena e’ offuscato da questa mia mancanza…
A molti piaceva prendere in giro la mia Elena e lei controbatteva caparbiamente.
Spesso la prendevo in giro anch’io, allora non controbatteva piu’. Dopo un po’ si alzava e si allontanava. Chi lo sa cosa pensava in quei momenti? Poi ritornava.
E come sarebbe andata dopo era gia’ scritto: appena l’occasione propizia si fosse presentata, mi avrebbe tirato per un braccio e, guardandomi dall’alto verso il basso, avrebbe detto:
“Che bel maglione, l’ha fatto tua madre?”
e io, guardando dal basso verso il basso: “No, l’ho comprato al mercato”
In realta’ le parole avevano un significato diverso, questo:
“Sei proprio uno stronzo, tu che dovresti difendermi sei quello che piu’ mi attacca, comunque ti perdono, va’…”
“No, l’ho comprata al mercato”
Le perdite a volte danno qualcosa in cambio, a volte sottraggono ulteriori cose: la morte di mio padre fu una disgrazia e mi lascio’ in cambio una maggiore religiosita’.
Quella della mia Elena fu una crudelta’ inutile. Dio, se ci fosse stato non lo avrebbe permesso. Ho perso allora quel poco di fede che mi rimaneva.
Spesso penso alla mia Elena, a come sarebbe oggi, ai quattro figli che diceva di volere, se ancora dopo una mia uscita avrebbe gridato il mio nome con quello strano accento che metteva tra la R e la O…la fantasia non mi manca e riesco a immaginarlo abbastanza chiaramente.
E con la fantasia immagino che a un incontro nel quale ci siamo tutti, magari in Baita, Dio ci apparira’ con un magico apparecchio in mano e, con un occhiolino furbo, ce lo consegnera’dicendo: “Ho solo scherzato, ragazzi, ecco, premete il tasto rewind e andate pure a riprendervi la vostra Elena”