La Libertà
La libertà è, da tempi immemorabili, un brano capace di generare riflessioni ed esternazioni in misura superiore a qualunque altra composizione di Giorgio Gaber e probabilmente non solo sua. Il perchè mi pare piuttosto chiaro ed evidente: il suo significato non è facilmente comprensibile e questa circostanza, per un popolo come quello italiano capace di far confusione ai limiti del masochismo anche quando proprio non ce n’è bisogno, non è un bene, credetemi sulla parola, è come gettare benzina sul fuoco del nostro ben consolidato autismo culturale, come costruire altri piani della Torre di Babele, come fare un discorso importante con le orecchie tappate. E’ un guaio, insomma.
Questa bella e importante canzone, parte del patrimonio culturale italiano, viene citata e reinterpretata “ad minchiam” da chiunque sia desideroso di mostrare un qualche vago impegno politico-culturale senza però aver studiato a sufficienza e senza essersi posto domande troppo impegnative, scordando che Gaber era un autentico maestro di ironia e giocoliere di parole e che forse, quand’anche le sue intenzioni fossero state serie o addirittura didattiche, esprimeva comunque una sua propria opinione, differente da quello che è il concetto universale di libertà e cioè l’assenza di costrizioni. Un errore simile a quello che, per esempio, compiono molti estimatori dell’Elogio della Follia di Erasmo da Rotterdam, ignorando che si tratta di un’opera ai limiti dell’umorismo non priva di sarcasmo e citando in maniera imbarazzante e sbagliata quel che l’autore voleva in definitiva solo deridere. Ma poi, smettendo di divagare, che cosa significa esattamente la parola partecipazione per il nostro amato cantautore? non l’esercizio del voto che non è automatico sinonimo di libertà e che viene in ogni modo schernito già nel corso della canzone stessa, neppure l’adesione a eventi pubblici, culturali, politici, scientifici che sono possibili, se non addirittura obbligatori, anche in paesi retti da feroci dittature. Purtroppo l’autore del testo non è più tra noi e non può illuminarci sulla faccenda, e anche se ancora calcasse i palchi degli italici teatri ho il vago sospetto che al nostro quesito replicherebbe divagando, lasciandoci intatte tutte le domande del caso. E, come s’è già detto poco sopra, l’incertezza non è un bene considerando come sono combinati i cervelli di noi fieri abitanti del Belpaese, popolo di poeti, santi e navigatori che però, accidenti, son sempre altri, mai noi che ci arrabattiamo in questa lotta, persa in partenza, contro congiuntivi, condizionali, parole composte, punteggiatura, verbi ausiliari e ridicoli salvagenti a Rimini intercalando il tutto con colorite bestemmie.
Avete mai fatto un giro sui social, cari i miei 7 lettori? avete mai letto i commenti sotto i post pubblicati da opinionisti, politici, giornalisti e affini? Non voglio star qua a parlare dei leggendari Leoni da Tastiera, perchè già tutti ne parlano e non è il caso di sprecarci altro tempo, non ho neppure intenzione di soffermarmi sulla grammatica e sulla semantica sfoggiata dalla gran parte degli utenti, roba da far rivoltare Dante Alighieri nella tomba come una trottola impazzita. Voglio invece parlare di quel che si legge tra le righe, delle intime convinzioni degli appartenenti al nostro amato e bistrattato popolo trasformato ormai da tempo in semplice pubblico, troppo spesso speranzoso di catapultarsi, grazie a qualche fortunata congiunzione astrale, dall’altra parte del teleschermo, costi quel che costi. Il nostro amato e bistrattato popolo/pubblico con eccessiva facilità confonde la Democrazia con la Libertà di Opinione e con la Libertà di Espressione poi nella vita come nei social, forte di questa solida confusione-convinzione si sente libero di sparare immani e inenarrabili cazzate ovunque e con chiunque, forte del fatto che viviamo in una democrazia e il tacitarlo significherebbe automaticamente compiere un atto profondamente antidemocratico. C’è una notizia che ti sconvolgerà, caro il mio popolo/pubblico social (e sfortunatamente anche non social): la democrazia è purtroppo solo una forma di governo capace di far cose buonissime sì, ma anche pessime se non addirittura tragiche; la libertà di opinione/pensiero è qualcosa che riguarda esclusivamente la sfera intima dell’individuo mentre la libertà di espressione, pur essendo un diritto sancito dalla costituzione, è governata dalle leggi e dal codice penale (mai sentito parlare di calunnia e diffamazione?), oltre che dall’educazione e dal buon senso. Dimmi, cittadino-social, cosa ti ha portato ad avere ferree convinzioni così palesemente sbagliate e completamente campate per aria? una scuola allo sfascio dove un titolo di studio certifica solo che hai più o meno letto i libri necessari per ottenerlo e che per il resto puoi tranquillamente essere un completo e sguaiato ignorante? una informazione di serie B, capace di selezionare le notizie più improbabili e porgerle in modo creativo, frullandole in un enorme calderone ove è vero tutto e il contrario di tutto? cosa ti è successo? cosa ci è successo?
Un popolo confuso, diviso, credulone, superbo, incapace di autocritica e che non sa più neppure scrivere nella sua propria lingua è un popolo facile o difficile da manipolare per fini vari, legittimi ma non per forza in suo favore? è ancora un popolo o è davvero, ahimè, solo un pubblico, se non addirittura un tragicomico gregge?
Giorgio Gaber era non soltanto un cantautore di bravura eccezionale e un ottimo chitarrista, era anche e soprattutto un istrione, un teatrante di prima grandezza e a quest’ultima domanda risponderebbe facendo confluire uno dei suoi obliqui sorrisi in un ghigno, voltandoci le spalle e allontanandosi verso un punto dove vederlo bene e comprendere il suo parlare non sarebbe più così facile. Perchè forse non tutti hanno una sufficiente dignità per avere il diritto di esigere una risposta esaustiva, non tutti hanno sufficiente dignità per essere salvati e forse neppure per essere riabilitati, perchè se il proverbio dice che “chi è causa del suo mal pianga se stesso” è possibile che il proverbio tutti i torti non li abbia e il popolo/pubblico/gregge social forse s’è guadagnato tutto quello che gli hanno fatto e che gli stanno facendo, perchè tanti sciocchi tutti insieme, in uno stesso paese, non sono più giustificabili e si merita esattamente quel che sta ricevendo.
Dio salvi la Regina, perchè qui non c’è più niente da salvare.