Korg Volca Bass
Welcome Back, My Friends, to the Show That Never Ends… Ladies and Gentlemen: Manodipietra che parla di sintesi del suono!!!!
Va bene, l’abbrivo l’ho copiato dagli Emerson, Lake & Palmer, l’ho fatto tuttavia proprio per ricordarvi quel senso di stupore che può dare il trovarsi davanti all’impossibile, all’imperscrutabile, all’abisso o all’infinita meraviglia che il creato, l’universo intero, può regalare quando gli si dedica un pochino di attenzione. Perchè io di sintetizzatori non ne capisco proprio nulla e recensirne uno è per me un volo pindarico, una breve fuga nel reame di OZ e una veloce svicolata nel mondo dei Robot di Isaac Asimov. Un viaggio ai confini della realtà, impossibile eppure reale perchè, vi piaccia o meno, è proprio quello che sto facendo: la recensione di un sintetizzatore.
Partiamo dalle conclusioni e diciamo subito che il Volca Bass (insieme ai gemelli Volca Keys e Volca Beats di cui parleremo un’altra volta) è una vera rivoluzione nel campo dei synth in quanto a rapporto qualità/prezzo e il mio consiglio è di andare a comprarvene subito uno anche se non sapete proprio che cosa farvene, lo scoprirete quando ce l’avrete tra le mani (un idea potreste però farvela leggendo gli articoli sul Comò Sonoro™©®, qui e qui). Detto questo possiamo ricominciare dall’inizio e dalla Korg, dinamica azienda giapponese che oltre a prestigiosi sintetizzatori “normali” ne ha in catalogo molti “palmari”, efficaci e di basso costo, e che con la serie Volca ha trovato la quadratura del cerchio offrendo un prodotto alla portata di tutti, intuitivo, con caratteristiche professionali e integrabile con un intero universo musicale, grazie all’interfaccia MIDI. In parole povere, cari i miei 7 lettori, un sintetizzatore Volca lo si può portare e suonare ovunque, infilarlo nella tasca del giaccone e poi, arrivati a casa o allo studio, collegarlo all’uscita MIDI della tastiera con il preciso obbiettivo far crollare l’intonaco dalle pareti o di frantumare tutte le lampadine di casa.
Il nostro fantasmagorico Volca Bass è un sintetizzatore che si occupa di frequenze più basse, lasciando al fratello Volca Keys quelle più acute, ed è alimentabile tramite sei batterie stilo, incluse, o alimentatore esterno, non incluso, io l’ho provato con vecchie batterie ricaricabili e ha funzionato molte ore senza problemi. Lo stato di carica delle batterie è mostrato dai led inferiori subito dopo l’accensione. Lo chassis è in plastica scura trasparente e tutti i connettori, tasti e manopole sono disposti nella faccia superiore, lasciando quelle laterali libere, è così possibile affiancarlo ad altre apparecchiature, sistemarlo verticalmente o come meglio ci piace. E’ inoltre dotato di piccolo altoparlante e di sensibilissima tastierina a sfioramento con sedici note che ne fanno un eccellente strumento da tenere sempre con sè e da usare in ogni momento libero, eventuale compagnia permettendo.
Il synth è interfacciabile col mondo esterno tramite quattro connettori: due prese jack per la sincronizzazione con il Keys, il Beat, e altri apparecchi compatibili, un cavetto è incluso nella confezione; c’è poi una uscita cuffia per suonare senza disturbare amici e parenti, ma che quando si vuole disturbare amici e parenti funge anche da uscita audio tout court, io la uso per collegare il VB direttamente al mixer, con magnifici risultati; infine fa bella mostra di sé l’ingresso MIDI IN tramite il quale si può suonare il modulo con una tastiera esterna dotata, è quasi inutile sottolinearlo, di MIDI OUT. E’ bene sottolineare che il VB è un synth analogico monofonico che, cioè, suona una nota alla volta (un po’ come il clavicembalo), non è quindi possibile eseguire accordi e per suonarlo con una tastiera “dinamica” è necessaria un minimo di pratica.
La tastierina incorporata oltre che per suonare serve, in congiunzione con il tasto FUNC, per accedere a varie funzioni dello strumento, come vedremo più avanti, ed è dotata di trentadue led, otto superiori e otto inferiori: i superiori servono a capire quale nota è suonata, gli inferiori ricordano quale funzione è attiva. E’ presente un display a quattro cifre che mostra i valori dei pulsanti e dei controlli che si stanno azionando. I potenziometri più piccoli si illuminano quando l’effetto che controllano si attiva e si spengono quando cessa il suo compito.
Il suono del Volca Bass è prodotto da (ben) tre VCO e viene coinvogliato verso un VCF, contemporaneamente si può però attivare un LFO che preleva il suono dai VCO e, in parallelo, lo manda a sua volta sia nel VCF che nel VCA. Infine l’EG punta direttamente verso il VCF e, opzionalmente, verso il VCA.
Tutto chiaro, no?
Non abbiate paura, ho solo voluto fare un po’ come i tizi che, per mostrare quanto sono addetti ai lavori, citano sigle e riferimenti assolutamente incomprensibili ai non addetti ai lavori con risultati spesso controproducenti e facendo in definitiva un lavoro che è esattamente il contrario della divulgazione. Io non sono un addetto ai lavori e, per quello che posso, cercherò di spiegare a quanti di voi si collocano al mio livello, di che cosa stiamo parlando:
- VCO sta per Voltage Controlled Oscillator e, messo così, risulta immediatamente comprensibile, nevvero? si tratta del generatore principale del suono e il Volca Bass ne ha ben tre, dotati singolarmente di potenziometri illuminabili per regolarne il pitch e, sempre individualmente, forniti di due forme d’onda selezionabili: quadrata o a dente di squalo. E’ possibile suonare i tre oscillatori individualmente, tutti insieme o accoppiando i primi due e lasciando il terzo da solo. In qualunque configurazione è possibile escludere i singoli oscillatori. I VCO inviano il suono verso il VCF e, se attivo, l’LFO.
- VCF sta per Voltage Controlled Filter e si capisce subito che cos’è: un filtro. Il CUTOFF agisce più o meno come un normale controllo di tono mentre il PEAK enfatizza o riduce le frequenze selezionate, sto un po’ generalizzando perchè non dobbiamo dimenticarci che stiamo parlando di un sintetizzatore e tutto è leggermente più complesso/strano di quanto dovrebbe essere, circostanza che ne aumenta il fascino in modo indiscutibile.
- LFO sta per Low Frequency Oscillator ed è un altro oscillatore che, come si può evincere dal nome, si occupa delle basse frequenze. E’ possibile assegnargli due forme d’onda, quadrata o triangolare e tre “target”: Volume, Pitch e Cutoff che cambieranno ciclicamente il suono in base alle impostazioni del potenziometro RATE che determina la velocità dell’effetto e INT che ne influenza l’intensità/profondità. L’LFO come abbiamo visto manda il risultato dal suo intervento sia al VCA che al VCF per una ulteriore elaborazione.
- EG sta per Envelope Generator e, secondo me, è la sezione più delicata di tutte perchè controlla il suono durante tutta la sua durata. Il controllo ATTACK determina l’attacco della nota suonata mentre DECAY/RELEASE il suo decadimento. Il segnale viene poi inviato al controllo CUTOFF EG INT che ne determina l’intensità prima di passare per il CUTOFF del VCF. Azionando AMP EG ON tramite il tasto FUNC+tastiera tutto quanto può essere contemporaneamente mandato al VCA. E’ inoltre possibile attivare il SUSTAIN.
- VCA. sta per Voltage Controlled Amplifier ed è la sezione che si occupa di amplificare quello di cui abbiamo parlato finora e di renderlo disponibile per le nostre orecchie. Non c’è altro da dire.
Bene, ridendo e scherzando abbiamo visto quasi tutto ciò che il Volca Bass offre, rimane ancora da dire che tramite l’apposito controllo è possibile selezionare l’ottava nella quale suonare e che per mezzo del volume generale si può, guarda un po’, regolare proprio il volume che, se usate le cuffie, vi conviene tenere basso all’inizio perchè è davvero molto potente.
Bisogna infine sottolineare che il nostro piccolo grande synth possiede un sequencer programmabile in diversi modi tramite gli appositi tasti e che è possibile controllare il tempo di ogni sequenza e salvarla in una delle otto locazioni di memoria disponibile. Le sequenze registrate possono poi essere cambiate in un secondo tempo modificandone anche i vari slide.
La prova di suono è, lasciatemelo dire, entusiasmante, già inserendo un paio di normali cuffiette audio il suono acquista, rispetto al diffusore integrato, una consistenza e una presenza eccellente, collegando lo strumento al mondo esterno tramite mixer e a una tastiera regolare non ci sono più limiti o ostacoli impossibili da superare, così dal mattino si può facilmente arrivare a sera, sperimentando coi suoni, senza rendersi conto del passare del tempo. Personalmente sono convinto che la sintesi del suono possa essere una via alternativa alla meditazione, per quello che può significare e tenendo presente che sono uno svanito (e qualcuno dice pure svitato), può attivare quegli stati di attenzione che non ricordate da quella volta che, in campagna, sdraiati nell’erba ascoltavate il vento giocare con le foglie degli alberi.
Date una possibilità alla sintesi del suono e al Volca Bass, in fondo costa meno di 150 euro ma il valore di quello che offre è di molto superiore.