Jagger di Marc Spitz
Se al nome “Mick Jagger”, occasionale lettore, ti senti improvvisamente come una particella di sodio nell’acqua sbagliata, allora non sei sul sito giusto, quello che stavi cercando lo trovi qui. Noi invece, miei cari 7 lettori, lo sappiamo bene chi è Mick Jagger, non è vero? è l’inconfondibile e inossidabile immagine dei Rolling Stones. Ed è proprio l’immagine prima ancora della voce a caratterizzarlo, quelle labbra gigantesche, le gambe secche, il passo del galletto. La voce però, ci tocca ammetterlo, è inconfondibile e insostituibile: senza quella voce non esisterebbero i Rolling Stones, non sarebbero neppure concepibili. E allora perchè tutto il mondo si ostina a spiegarci che è Keith Richards il cuore della Band? Beh, forse perchè è vero, Keith è quello che pompa sangue e fa sì che gli Stones siano quella macchina da musica impressionante che tutti noi conosciamo, da sempre, fin troppo bene. E se Keith è il cuore allora Mick è il cervello, è quello che ci hanno spiegato, quello furbo, attento, quello che non si droga perchè vuole mantenere il controllo… palle! Mick è l’anima dei Rolling Stones, quello che infonde il soffio vitale in un gruppo di buoni musicisti e li fa diventare la più grande band di rock’n’roll del mondo. Keith è diventato il simbolo di una certa integrità, il musicista duro e puro, colui a cui non interessa null’altro che la musica, è il mio musicista preferito degli Stones, e so che è anche il vostro, ma la band avrebbe potuto sopravvivere anche senza di lui, pensateci un secondo e immaginate, per esempio, Jeff Beck o Pete Townshend al suo posto. Adesso immaginate i Rolling Stones senza Mick Jagger…non ci riuscite vero?
Mick è il narcisista per eccellenza, secondo la leggenda, e stranamente nessuno di noi fa caso alle rughe che gli solcano la faccia, assolutamente uguali a quelle del suo “gemello” Keith, prova evidente del fatto che non si è mai sottoposto a nessun intervento chirurgico per rimanere o sembrare più giovane… che strano esemplare di narcisista, vero? …e poi lui che potrebbe insegnare canto e danza com’è che, alla sua età, ancora prende lezioni di danza e canto? ma non era, Jagger, il re dei superbi?
Non esistono molte biografie di Mick Jagger, tutto quello che sappiamo di lui lo dobbiamo allo sconfinato numero di volumi dedicati ai Rolling Stones, volumi nei quali è costretto nel ruolo di Mick Jagger dei Rolling Stones, ruolo ormai entrato nella storia e che lo vuole, come abbiamo visto, narcisista e superbo, e poi approfittatore, sleale, calcolatore, avaro e chi più ne ha più ne metta e chi vuole può affibbiargli nuovi aggettivi e se non gli basta può anche sostantivarli privandolo di ogni residua umanità e riducendolo a squallida personificazione della propria indole: il Freddo, l’Ambiguo. Molti autori dimenticano completamente che Mick Jagger è un musicista favoloso, capace di suonare professionalmente una marea di strumenti e capace di scrivere almeno la metà delle canzoni dei Rolling Stones. Capace anche di scrivere riff come quelli di Keith Richards, se non migliori (non vorrete mica dirmi che Brown Sugar non vi piace?) e ce lo descrivono quasi come un inetto fannullone dedito a inseguire gonnelle e frequentare il bel mondo, mentre i suoi colleghi sputano sangue sugli strumenti, neanche lavorassero in una miniera di carbone.
Tutte le sciocchezze che si dicono su Jagger forse dipendono soltanto dal fatto che non ci sono sue biografie e, come personaggio, lo abbiamo creato noi. Mick Jagger infatti si comporta con i giornalisti in modo freddo e formale (e come dargli torto?), parla con loro solo quando c’è da promuovere qualcosa, solo per pochi minuti e non tratta mai di argomenti personali. Ne’ smentisce o contraddice mai niente di quello che viene detto su di lui. Se ci riflettete un istante, tenendo presente in che mondo di sciacalli mediatici viviamo, potreste tranquillamente credere e sostenere che il 90% dellavita conosciuta di Mick Jagger è stata inventata dai media. Pura mitologia.
Mi sono avvicinato con circospezione a questo libro di Marc Spitz ma la sua lettura mi ha presto appassionato, perchè Spitz scrive in modo squisito e coinvolgente, pur mantenendo sempre la distanza che ogni buon biografo dovrebbe rispettare nei confronti del suo protagonista. Non siamo di fronte a una biografia, pur essendo i capitoli del libro collocati in base a un ordine cronologico, siamo davanti a qualcosa di differente: Marc Spitz isola alcuni momenti della vita di Jagger e li analizza, li confronta con la storia, con la vita di quelli che gli sono passati vicino, con i tempi e la società che stava vivendo, con i miti che gli appiccicavano addosso. Non c’è gossip, non c’è l’ennesima versione dello stesso, letto e riletto, episodio degli anni ’60, c’è una artista esaminato con affetto e imparzialità e raccontato con rispetto. E il risultato è veramente buono, dannatamente buono.
Questo libro non è divertente e dissacrante come “Su e giù con i Rolling Stones”, questo libro non vuole scandalizzare o sorprendere, questo è un bel libro da leggere con serietà per provare a capire uno degli uomini più famosi del mondo e che, nonostante questo, rimane anche uno dei più misteriosi e enigmatici.
Buona lettura.