Io, un’idea e questa rubrica!
Post numero Zero.
Quando mi è stato chiesto se volessi scrivere qualcosa per Stonehand mi sono subito domandata se fosse il caso o meno che una persona viscerale, frignona e logorroica (ovvero, la sottoscritta) dovesse tenere una rubrica di musica. Credo che ognuno di voi, a questo punto , stia rispondendo a se stesso che “no, non è il caso” e, in effetti, di primo acchito, ero anche io di questo parere… Mi ha fatto cambiare opinione un’idea che mi è venuta in mente nel cuore della notte, ma prima di parlarvene procediamo con ordine e facciamo le dovute presentazioni.
Qualcosa di me (in generale):
Mi chiamo Elisa, ho la bellezza di 32 anni. Quando ne avevo 9 immaginavo che la vita adulta mi avrebbe vista indossare giacche costose e guidare una decappottabile rossa. Tuttavia, la mia professione attuale implica che spesso mi sporchi e che una felpa da euro 9.90 sia l’indumento più adatto, del resto, ho quasi sempre intorno tempere, pennelli e bambini dalle piccole mani appiccicose. Avendo nominato il soggetto dell’agire professionale (i bambini), avrete capito che il mio è uno dei lavori meno fruttiferi -in termini economici, chiaramente!!! – esistenti sulla faccia della Terra e, quindi, avrete pure intuito che non guido una decapottabile rossa ma una Golf del 1996. Amo comunque le giacche e, a dispetto di quanto sopra, scrivere e leggere per passione e mestiere sono invece desideri che, grazie al cielo, non sono stati disattesi.
Seconda cosa che vorrei dirvi è che trovandomi a scrivere in un contesto musicale sento il dovere di giustificarmi e, soprattutto, di avvisare il gentile pubblico lettore delle mie limitazioni tecnico-pratiche. Lettore avvisato, mezzo salvato!
Cose che dovreste sapere di me e del mio rapporto con la musica:
1. Sono una persona che quando ha in mano un nuovo cd lo ascolta fino ad esaurimento della pazienza altrui. Sono quella che si definisce “ascoltatrice compulsiva”.
2. Una volta, spingendo un solo bottone luminoso, ho fermato tutto l’impianto audio e video di Mediaworld dell’Iper Rubicone di Savignano a Mare.
3. Non distinguo una persona intonata da una stonata e non riconosco nessun attacco di canzone famosa (a patto che non sia un pezzo che ho ascoltato almeno mille volte, si veda punto 1).
4. Ho un giradischi e penso che i 33 giri siano la cosa più bella del mondo, anche quando sono graffiati. Non sono una purista del suono. Insomma, il fruscio mi piace e adoro dovermi alzare quando la puntina salta.
Espletate le indispensabili formalità, ecco la mia idea: un anno, 52 settimane, 52 colonne sonore.
Raccontare 365 giorni attraverso la canzone protagonista di ciascuna settimana della mia vita.
Una sfida e una scommessa, per scrivere un diario virtuale condiviso e condivisibile.
Mi sono, infatti, resa conto che ogni settimana della mia vita suona ad un ritmo preciso, ha un tema dominante, una canzone che la identifica. Solitamente si tratta di qualcosa che accompagna un momento – il risveglio o il primo sbadiglio della notte, ad esempio – oppure di qualcos’altro che salta alle orecchie per caso mentre cucino o sono in autobus. Avete presente quelle canzoni che entrano nelle vostre giornate e che, volenti o nolenti, diventano il ritmo dei passi che camminate, l’orologio delle ore che ticchettano inesorabili fino a sera?
E’ un po’ come in quel serial, parlo di “Ally McBeal”. Jhon Cage, socio anziano dello studio legale in cui Calista Flockhart lavorava con le sue minigonne mozzafiato, aveva un personale motivo musicale, una colonna sonora del suo esistere che era diventato soundtrack sempre a portata di mente…
Quindi, carissimi, ci attende un anno di canzoni e di balli in bagno, discese di scale a doppio passo e occhi alzati al cielo per cercare di ricordare proprio quello, il titolo di una canzone che dondola molle nell’aria.
Insomma, quando mi è stato chiesto se volessi scrivere qualcosa per Stonehand mi sono detta che se la musica, note e parole, racconta sempre qualcosa di noi, allora io posso raccontare qualcosa della musica.
www.stormteacup.altervista.org