Pancho non è solo un bravissimo musicista attivo principalmente in Sardegna, con due album alle spalle e un promettente futuro davanti, è anche la persona che ha fatto rinascere l’area ukulele sul nostro sito, grazie alla sua magnifica rubrica Uke Zone. Nella sua rubrica Pancho parla di tante cose e di tante ancora parlerà: strumenti, artisti, dischi, sicuramente non parlerà di se stesso e questo se da un punto di vista deontologico è estremamente apprezzabile, non lo è da quello artistico e dell’informazione perchè i nostri affezionatissimi lettori hanno il sacrosanto diritto di conoscere un po’ meglio sia la persona di cui leggono gli articoli che il suo progetto musicale. L’intervista è forse non solo il mezzo più rapido per raggiungere questo obiettivo ma sicuramente anche il migliore perchè la verità è affidata interamente alle parole dell’oggetto dell’articolo e non a quelle di un giornalista dalla preparazione tutta da verificare. Sono particolarmente contento dell’intervista che leggerete perchè Pancho è chiaramente un musicista con dentro il fuoco dell’arte, di quelli che si entusiamano per una sequenza di accordi, per uno strumento, per un compagno di viaggio.

Di quelli come si era una volta quando la musica da sola, sebbene tanta, non bastava ma aveva bisogno anche di qualcos’altro che bisognava andare a cercare nel petto verso sinistra dove il cuore non batte solo per consentire la circolazione sanguigna ma per ragioni che vanno oltre l’anatomia e puntano diritte verso l’anima, gli ideali e tutta questa roba qua che oggi non va più tanto di moda.
Quello che andrete a leggere tra qualche riga è Pancho, signore e signori, e da ora in avanti tenete le orecchie sempre belle tese, perchè sentirete presto parlare ancora di lui.
Per prima cosa, Pancho, potresti presentarti come si deve ai famosi 7 lettori di Stonehand Express?
Allora sono nato a Roma nel 1977. Ho frequentato la facoltà di Sociologia fino al 3° anno poi ho dovuto interrompere per motivi personali. Attualmente vivo in Sardegna sono sposato ed ho una splendida bimba di 1 anno e mezzo.
Io sono profondamente innamorato della Città Eterna, cerco di ritornarci ogni volta che posso e mi sembra incredibile che qualcuno possa abbandonarla anche se per trasferirsi in una regione meravigliosa come la Sardegna. Come è successo?
Beh il mio trasferimento è dovuto a motivi principalmente sentimentali (mia moglie è sarda). Personalmente adoro vivere in Sardegna. Hai la natura che ti circonda.. il comune dove vivo, Irgoli, ha le atmosfere della campagna ma con 15 km sei in montagna e con altri 7 sei al mare..insomma qualcosa di incredibile! Comunque Roma è sempre nel mio cuore e torno spesso per visitare la mia famiglia e per vedere la città con altri occhi. Ora che la vedo con gli occhi di un “esterno” mi accorgo di quanto sia bella.
La cosa che accomuna un musicista bravo come te a uno meno bravo, come me, è che quando abbiamo deciso di imparare a suonare eravamo allo stesso livello tecnico, cioè non eravamo ancora capaci. Questo è il motivo per cui amo fare domande sugli inizi: mi sento alla pari! e quindi, Pancho, qual è stato il primo strumento su cui ti sei cimentato?
Il mio primissimo strumento è stato un basso..un Eko stile Viola della Hofner che era stato regalato a mio padre (credo fosse della fine degli anni 60) con il quale “giocavo”. Poi verso i 13 anni ho recuperato una vecchia chitarra classica di mio zio e lì ho mosso i primi passi sulla tastiera.
E quando, infine, hai capito che la musica avrebbe rivestito un ruolo importante nella tua vita?
A 12 anni vidi una vecchia esibizione di Hendrix su un programma di Red Ronnie. Fu per me una scarica d’energia unica! Da lì ho capito che avrei suonato e che la musica avrebbe rivestito una parte fondamentale nella mia vita.
Sei autodidatta o hai seguito qualche percorso di studi?
Totalmente autodidatta con tutto quello che comporta. Sicuramente si pecca in tecnica ed impostazione, ma credo si riesca a rimanere più spontanei. Questo non significa che non bisogna seguire un percorso di studi, anzi! Purtroppo la mia natura mi porta più a seguire l’istinto..
Come è avvenuto il fatidico passaggio dal suonare sul divano di casa al suonare su un palco?
In modo molto naturale. Ho suonato con varie band quando ero a Roma e lì ho fatto i miei primi live nelle scuole..poi sono passato a suonare pian piano nei locali. Diciamo che dopo un pò si sente l’esigenza di esternare la propria musica e di confrontarsi con un pubblico.
Ti senti più cantante o strumentista?
In realtà la voce e l’ukulele vivono un rapporto simbiotico.. Non credo che potrei mai salire su un palco senza l’ukulele e cantare..mi sentirei quasi nudo! Ugualmente quando sono stato solo strumentista (mi è capitato di rivestire i ruoli di bassista e chitarrista in qualche gruppo) ho sentito la mancanza di potermi esprimere cantando.
La prima volta che ho ascoltato un tuo brano sono rimasto colpito dalla tua voce, chiara e profonda: non hai mai pensato di valorizzare questa tua caratteristica concentrandoti esclusivamente sul canto?
Grazie! Io in realtà sono molto critico sulla mia voce..non mi piace tantissimo. Parto però dal presupposto che canto dei pezzi della mia vita e quindi credo che le mie storie debba raccontarle io! Non ho mai pensato di concentrarmi solo sulla voce perchè come dicevo sopra voce ed ukulele hanno un rapporto simbiotico!
Lo scrivere canzoni è stato un passaggio naturale, nella tua evoluzione artistica oppure frutto di una scelta ponderata?
No nessuna scelta ponderata. Scrivere canzoni e comporre musica per me è un’esigenza naturale. Sento il bisogno di suonare cose nuove e di sperimentare sempre… per questo non sono mai stato molto bravo a fare le cover alla perfezione, dopo un pò sento la necessità di stravolgerle!!
Quand’è che ti prende la voglia di scrivere?
Non c’è una regola..di solito c’è qualcosa che mi lascia il segno e si trasforma prima in musica e poi in parole..di solito, quando c’è l’ispirazione, una canzone nasce davvero in pochissimi minuti.
Come è avvenuto l’incontro con l’ukulele e che cosa ti ha spinto a sceglierlo come strumento principale?
L’incontro con l’ukulele è stato davvero fortuito. A Giugno del 2010, camminando a Roma di fronte ad un negozio di strumenti musicali, ho visto un’allegra famigliola di Mahalo. Mi “appicicai” alla vetrina a guardarli incuriosito e m’nnamorai del modello Les Paul che mi venne regalato da mia madre per il mio compleanno. Quel suono fu per me qualcosa di straordinario. Era il suono più bello che avessi mai sentito. Con il tempo ho riletto i miei brani e lo scorso anno ho fatto la scelta di suonare esclusivamente con lui (una scelta che mi sta regalando grandissime soddisfazioni).
Io sono un chitarrista, però scarso, quindi per me l’ukulele è stato un semplice togliere alcune corde alla chitarra per rendermela più facile da suonare. Tu che al contrario sei un musicista bravo e tecnicamente valido non pensi che l’ukulele sia uno strumento limitato per sviluppare compiutamente la tua musica, se non altro rispetto alla chitarra?
Paradossalmente la mancanza delle 2 corde mi ha aperto nuovi mondi. Mi trovo meglio nella creazione di parti soliste. All’inizio suonava con l’accordatura standard con il sol rientrante. Poi sono approdato al Low G per estendere un pò le scale sugli assoli.
Concordo sul Low G. A un certo punto della tua crescita come musicista hai deciso di passare all’ukulele solid-body, puoi raccontarci le ragioni tecnico/artistiche di questa scelta?
Un passaggio graduale. Ho pian piano iniziato a sperimentare con l’ukulele nuovi suoni. Diciamo che durante i live trovavo difficoltà a gestire le distorsioni ad alti volumi quindi passare al solid body è stata una scelta obbligata. Poi ho fatto la scelta, non vista di buon occhio dai puristi dell’ukulele, di scegliere un ukulele con le corde in acciaio.. Diciamo che è stata la chiave di volta per ottenere dei suoni che avevo nella mia testa.
Che cosa è il progetto El Pancho e los Dorados?
Nasce in Messico durante un viaggio. Mi ero totalmente appassionato alla storia della rivoluzione messicana. I messicani sono fieri della loro indipendenza e non perdono occasione per raccontarti le storie dei loro eroi. Avevo fatto amicizia con una guida locale alla quale chiedevo sempre di raccontarmi la storia locale. Un giorno gli parlai dei miei progetti musicali e lui mi disse “Se fai un gruppo chiamati Pancho (in onore di Pancho Villa figura che mi avevo appassionato tantissimo) visto che ti piace tanto e chiama i musicisti che ti accompagnano Los Dorados (come il gruppo di fedeli che accompagnavo Pancho durante le sue azioni).” E così è stato..
DIciamo che la Los Dorados band non ha una forma stabile. Attualmente è composta da chitarra, piano e percussioni/batteria. Capita però che dal vivo si possano unire altri musicisti per rendere la miscela sonora sempre diversa. Diciamo un concetto di gruppo allargato.
Cosa mi dici del tuo primo disco: “Appunti di Viaggio”?
Diciamo che è un Ep che ha riscosso buone critiche da chi l’ha ascoltato (anche nei paesi orientali) e questo mi ha reso contento, perchè è stata la prova del nove per vedere come avrebbero funzionato le mie canzoni con queste sonorità. Devo ringraziare la Prosity Records che ha dimostrato davvero grande interesse per questo progetto. Il titolo “Appunti di Viaggio” è metaforico, perchè per viaggio s’intende la vita.
Come è nato “Wanted”, inciso in collaborazione con King Uke?
Siamo entrati in contatto grazie ad una sua recensione (con il suo stile formidabile) di Appunti di Viaggio. Un giorno King Uke mi ha proposto una canzone assieme. Mi ha mandato una traccia audio “Knife” che mi ha subito riportato alle atmosfere del west…da lì si è sviluppato un concept album dedicato ai fuorilegge. Diciamo che è un album che strizza l’occhio alle atmosfere degli spaghetti western. Parla di deserti,amore,vita e morte. E’ stato molto bello lavorare a distanza e mantenere i testi nella lingua originale per non rovinarli con le traduzioni.

Poster attaccato su un palo del telefono a Brisbane in Australia
I dischi che hai pubblicato sono liberamente scaricabili dal tuo sito (www.panchouke.tk/) si tratta di una scelta politica o semplicemente non ti interessa guadagnare dalla musica?
Allora i 2 ep sono stati pubblicati dalla Prosity Records che in linea di massima opera con la filosofia del Creative Commons. Sinceramente credo sia più importante la diffusione della mia musica che l’utopia di guadagnare con la vendita dell’Ep. Quanti spenderebbero dei soldi per l’Ep del Pancho? Tra l’altro ho allestito un piccolo studio di registrazione/sala prove in casa e quindi non ho dovuto spendere neanche un centesimo per realizzare l’album. Se un domani decidessi di pubblicare a pagamento offrirei sempre la possibilità di scaricare gratis in bassa risoluzione e poi, se uno volesse acquistare l’album in alta risoluzione e con degli extra potrebbe farlo pagando qualche euro. Sarebbe una specie di donazione per dirmi: “Caro Pancho il tuo lavoro mi è piaciuto proprio!!”.
Credo che la politica del Free Download possa aprire (almeno spero) le porte per suonare di più dal vivo. Più gente ti ascolta, più gente ti conosce e più gente potrebbe volerti vedere suonare dal vivo.
Sarebbe una sorta di shareware applicato però non all’informatica ma alla musica: prova, usa e se sei contento, compra. Una buona idea. Quale attrezzatura/strumentazione usi attualmente?
Attualmente uso un ukulele tenore elettrico Risa mod. “Bean”, collegato ad una catena di effetti contenente Wah-Wah / Overdrive / Delay / Chorus da collegare all’ampli od in base alla situazione una pedaliera multieffetto da collegare direttamente al PA. Come ampli ho un Crate ed un Marshall a transistor ed un combo valvolare Bugera.
Hai invece una attrezzatura/strumentazione ancora chiusa nei tuoi sogni?
Guarda gli ukulele Risa hanno davvero saziato la mia fame di ricerca sul suono. Magari dovendo sognare vorrei un ukulele elettrico Risa però Custom, costruito secondo alcune mie specifiche in forma ed elettronica! Come Amplificazione un Marshall JCM800 per i crunch e i distorti ed un Fender Twin Reverb per i puliti da usare assieme sul palco. Mi accontento di poco..
Sei, come me, un maniaco degli strumenti, e quindi li curi, li analizzi, li smonti, li modifichi oppure prendi la vita più semplicemente e ti limiti a suonarli finchè funzionano?
Non sento la necessita di smontarli e modificarli perchè non ho molte abilità tecniche. Posso dirti che però amo gli strumenti anche come oggetti da guardare. Per lo più ho un amore verso gli strumenti economici e vintage a volte così bizzarri nelle forme e nei colori (Mahalo docet)! Devo dirti che sto iniziando a collezionare gli ukulele soprattutto quelli economici..vorrei riempire una parete della mia sala prove di simpatici uke colorati!
Comunque quando mi capita di viaggiare mi piace acquistare gli strumenti tipici del luogo (quelli che entrano in valigia chiaramente) da tenere nella mia sala prove. Lo strumento più raro e strano che ho in sala è un basso prodotto in Russia in una fabbrica di Rostov (ormai fallita da tempo). E’ qualcosa di veramente kitsch! E’ Rosa metallizzato, con battipenna bianco. La cosa più particolare è che ha una marea di selettori per attivare gli effetti che ha incorporati (fuzz, chorus, delay).. gli agganci per la tracolla nascondono dei cacciavite… qualcosa di veramente strano ! L’ho pagato 30 euro su una bancarella di roba usata.
Ormai non c’è gruppo o solista che non abbia, nel suo arsenale, un ukulele che però viene usato soltanto in qualche momento particolare, cosa pensi ci voglia per fare acquistare a questo strumento il ruolo centrale in una band?
Bisognerebbe abituare la gente al suono. Viene visto come uno strumento diverso magari per un intro (tipo Hey soul sisters dei Train per fare un esempio), ma difficilmente qualche artista famoso si avventura nell’uso esclusivo dell’ukulele (tralasciando Eddie Vedder che se lo può permettere). Secondo me anche noi ukulelisti dovremmo “abituarci” di più ai contesti ed ai generi senza metterci troppi paletti sdoganando di più il suono dell’ukulele in altri generi.
Quali sono i tuoi artisti di riferimento, la musica che ami, quella che ti ha ispirato in passato e quella che ti ispira ora?
Sono cresciuto con l’Hard Rock ed il Metal che sono generi che amo ed ascolto sempre. Poi crescendo si è pesantemente inserito blues in tutte le sue forme. Questi sono i generi principali. Mi definisco però un ascoltatore onnivoro. Ascolto di tutto (tranne la musica dance che odio) dalla New Age all’Hip-Hop. Di italiani mi piacciono il primo Ligabue, Vasco e Negrita.
Se dovessi scegliere degli artisti di riferimento ti citerei 2 chitarristi: Jimi Hendrix e Zakk Wylde.
Tu sei endorser della Risa, casa tedesca produttrice di prestigiosi ukulele. Come avviene un endorsement? Come si decide di legarsi a un marchio? comporta dei vantaggi? presenta delle limitazioni alle tue scelte tecniche?
Bella domanda…diciamo che a livelli altissimi i marchi “corteggiano” gli artisti a suon di strumenti e soldi per avere fra gli endorser i musicisti importanti. A livello più “terrestre” di solito le case offrono degli sconti agli artisti sugli strumenti (ogni casa ha la sua scontistica in base all’endorsement). In linea di massima quando ci si propone come endorser la casa valuta un pò il curriculum dell’artista e quanta visibilità offre al marchio attraverso concerti, attività, corsi ecc..
Personalmente legarsi ad un marchio significa rappresentarlo. Io sono veramente fiero di essere endorser Risa perchè trovo che faccia degli ukulele elettrici eccezionali. Quindi per me fare pubblicità a questi ukulele è solo che un piacere!!
Le limitazioni non sussistono, per quanto mi riguarda, perchè a prescindere avrei usato questo tipo di ukulele!
Consigli per i musicisti in erba? come si può far diventare la musica suonata qualcosa capace di accompagnarci per tutta la vita?
Consiglio ai musicisti in erba di suonare..tanto e soprattutto le canzoni che amano! Non cercate di imitare, può divenire frustrante, ma cercate di suonare seguendo l’istinto e con il vostro stile che prima o poi verrà fuori. Essere bravi musicisti non significa essere ipertecnici, ma espressivi. Quando avrete interiorizzato la musica capirete che sarà sempre con voi.
Coltivi altre passioni, interessi, oltre alla musica?
Sì. Adoro dipingere..mi rilassa molto. I miei soggetti preferiti sono i mammuthones (maschere tipiche del carnevale barbaricino)! Sono anche un accanito lettore di libri (adoro particolarmente i libri horror e la saggistica) e spettatore di film horror.
Qual è il tuo piano per salvare il mondo?
Vivere un vita in armonia con l’ambiente..
Ottimo, non ci resta che convincere quattro o cinque miliardi di altri tizi e ce la possiamo fare! Come vedi il tuo futuro? hai nuovi progetti da realizzare? nuove direzioni musicali da prendere?
Sto lavorando ad un nuovo progetto musicale chiamato “Terra di confine”. Sarà quasi interamente suonato con l’ukulele elettrico. Sarà un lavoro molto Rock! Sto cercando poi di organizzare un piccolo tour (vorrei cercare di uscire dalla Sardegna ) per portare un pò in giro la mia musica.. spero di riuscire quanto prima a definre le date del calendario.
Che cos’è Uke Zone, la rubrica che curi su Stonehand Express?
E’ uno spazio nel quale posso esternare le mie impressioni e recensire artisti, strumenti ed attrezzatura.. e tutto quello che può ruotare attorno al magico mondo dell’ukulele. Spero che con il tempo questa rubrica possa diventare sempre più utile agli ukulelisti e perchè no possa far scattare la molla a qualche nuovo suonatore..
Grazie per la disponibilità, Pancho, per la tua musica e per Uke Zone!
Grazie a voi per quest’intervista! E’ stato un vero piacere rispondere alle vostre domande!!!